La spada infranta
seconda parte



Il Castello Sull’Orlo del Sempre, ondeggiava in alto, al di sopra delle correnti e dei flutti cosmici. Come un ciottolo leggero, si librava sopra l’arazzo del Tempo. Su di esso, ricamate in intrecci variopinti, le Realtà. Il Continuo, si raggrumava in Stringhe Temporali, isolate tra loro, da una sottile pellicola di Nulla, satura di energia potenziale quasi infinita.

Odine e Laguna Loire, stavano controllando attraverso gli schermi, le traccie ultime della svanita umanità.

<< Gvarda Laguna, ficino a nostra Linea, ve ne essere altre attorcigliate e in contrappozizione.

<< Che vuol dire professore?

<< Qvando essere molto ficine, è come se ondeggiassero su frequenze simili… le equazioni seguire, a grandi linee, il modello della fisica acustica: si  creano i battimenti.

<< Come le corde della chitarra quando si cerca di accordarle?

<< Sì, succede che in qvei momenti le due realtà si toccano, entrano in contatto e si può passare dall’una all’altra, ach!

<< Un varco dimensionale.

<< Infatti, tuttavia, se lo attraversassimo senza protezione, potremmo anche morire o afere squilibri psico fizici: entrare nel varco che sei vecchio di 80 anni e uscirne dall’altra parte che hai 3 anni o meno. Eh! Eh! Eh!

<< … - Laguna Loire, aggrottò la fronte pensieroso. – Una volta un uomo mi parlò di un passaggio dimensionale.

<< Cosa stare tu pensando?

<< C’era un mio amico, si chiamava Cloud.

<< Non è importante qvesto, guarda la Linea che sfiora la nostra: ci sono delle fasi divergenti. Quei puntini azzurri, sono radiazioni dure. Potrebbero attraversare la guaina isolante e contaminare anche il nostro Continuum.

<< Dobbiamo intervenire?

<< No, gli strumenti indicano che sta calando rapidamente, come se una forza si sia messa in contrapposizione e la stia combattendo. Ach, l’impulso sta svanendo: si sono annullate!

Un alone chiaro si irradiò palpitante.

<< C’è una specie di energia che si stacca. Puoi bloccarla Odine?

<< Io profare! – Odine armeggiò sul pannello dei comandi. Un sibilo scaturì dai circuiti, infine silenzio.

<< Cosa è successo?

<< Non zapere… però qvella cosa adesso è là.

Sospesa, appena al di sopra dell’Arazzo, una stella pulsava all’interno di un tetraedro trasparente.

<< … - Laguna Loire, si grattò la barba leggera.

 << Credo che zia possipile contattarla.

<< Va bene, vado io. Interfacciamento standard?

<< Ja, è sufficiente una realtà virtuale generica.

Laguna si adagiò comodamente alla poltrona e premette alcuni pulsanti sul bracciolo.


Il paesaggio arido e sassoso macchiava la retina di un persistente color ocra. I detriti scricchiolavano sotto gli stivali spessi di Laguna. Il cielo insolitamente azzurro e secco, mostrava qua e là delle colonne alte di polvere grigia. Fece un respiro profondo:

<< Non conosco questo luogo, le collinette assomigliano a dei Tell… - Il sensore, sul polso, indicava la direzione da seguire: un Tell in fondo, lungo la linea ondulata dell’orizzonte.

Una scia luminosa comparve in direzione della sua meta e brillò per qualche istante.

<< Cosa? – Si domandò Laguna.  


  L’urto fu molto duro. Cloud boccheggiò a fatica, nella bocca sentì un rigurgito dolciastro, sputò sangue rosso, vivo.

Ansimando, cercò di rialzarsi.

<< Questo è il mondo delle Theobroma? – Disse.

Una pianura desolata e delle pietre, forse antichi palazzi che sprofondavano e si levavano irti, incisi ed erosi, dal vento incessante. Sulle mura diroccate bassorilievi a perdita d’occhio, tutti ocra. Provò a sgretolare le zolle di terra, inutilmente, erano solidissime: conglomerati di una remota prosperità, segno di antiche falde acquifere, perdute.

  Un suono musicale lo scosse:

<< C’è qualcuno.

Si avvicinò cautamente.

<< È il suono triste di un violino…

Come iniziata, la musica cessò. Cloud si guardò intorno: in quel luogo privo di punti di riferimento si sarebbe certamente perso. Ma anche ora non so dove sono! - Alzando le spalle.

Un altro brano riempì il silenzio: una malinconica chitarra arpeggiava note e accordi.

Cloud corse, temendo di non riuscire a trovarne l’origine. Leggere nuvolette di polvere loaccompagnarono: dietro il complesso principale del Tell, dopo una curva a gomito, si trovò in una piazza rialzata.

<< … - Boccheggiò.

<< Cloud! – Sorrise lei.

La bocca si rifiutava di articolare suoni. Cloud avvertì la Spina che gli uccideva il cuore, fermarsi per un istante, come per raccogliere le forze.

<<Aerith… - Finalmente riuscì a dire.

Il sorriso della ragazza era primavera e promesse.

Cloud attese che lei parlasse; invece, Aerith, prese il violino accanto a sé e intonò una musica, rapida.

<< Ti piace?

<< Non molto… - Rispose Cloud, più dolcemente che potè.

Lei fece una smorfia:

<< Tanto non è per te!

<< Cosa stai suonando?

<< Una romanza in Fa, per chitarra e violino.

Aerith terminò di suonare, ma le note non svanirono, restavano a volteggiare, assopite, come in uno spartito. Allora la ragazza prese la chitarra e intonò ancora una volta la medesima partitura, però l’altra parte, quella per il secondo strumento.

Cloud, in realtà, non aveva nessun interesse per quello che stava facendo la ragazza, desiderava solo poter stare un po’ con lei. Era come cieco, sordo e ammutolito, dalla sorpresa.

Aerith depose lo strumento e con delicatezza estrema raccolse le note che volteggiavano e le unì.

<< Ascolta adesso! – Esclamò con voce squillante.

La Romanza prese vita e cantò se stessa in un continuo gioco di toni rapidi e larghi.

<< Romanza in Fa di Niccolò Paganini…  - Disse Laguna Loire appoggiato al bastione. – …Non te la cavi malissimo.

<< … - Aerith gli fece una linguaccia.

<< …Per essere così arrugginita! – Continuò Laguna sorridendo.

<< Non sei cortese, sono una Flower – Girl, non lo dimenticare.

Laguna studiò Cloud ed Aerith.

<< Per la verità, non so… la mia interfaccia mi ha portato qui questo dovrebbe essere il Nucleo della Stella che abbiamo raccolto nel tetraedro. Ci potremmo presentare, che ne dite?

Aerith spiccò una risata cristallina:

<< L’unica che può farlo sono io, anche perché vi conosco entrambi: Laguna Loire, ecco il tuo amico d’infanzia, Cloud Strife! E perché sono morta.

Cloud sempre più impacciato, non capiva la situazione, ma un malessere generalizzato gli stava togliendo le forze.

<< Cloud! – Esclamò Laguna scrutandolo intensamente. - Sei proprio tu? Fatti vedere amico mio… sei cambiato. Ma il tuo sguardo, è sempre lo stesso.

<< Io, io… - Cercò di balbettare Cloud a quello scconosciuto. Poi svenne.

Laguna lo sorresse e si voltò verso Aerith:

<< …?

<< Sta morendo o forse è morto. Per questo si trova qui nel tell di Urkesh.

<< Urkesh?

<< Sì, ad ovest di Ninive, a cento giorni da Ur, la città degli Immortali.

<< Non so se ti capisco… parli di cose, che sono strane.

Aerith, sorrise. Mostrò le palme aperte e delicate:

<< C’è una cosa che il tuo cuore vuole dire da tanto tempo… dilla a me! – Segnando l’aria con un simbolo di primavera. Prima che Laguna potesse fare qualcosa, una frase sgorgò dalle sue labbra:

<< Una goccia di te in un istante che non finisce. Ho mille pensieri ma qualcosa che non può essere arrestato: sei tu.

<< Bravissimo! – Applaudì Aerith. – Niente male come prima volta.

Laguna imbarazzatissimo iniziò a saltellare con Cloud in braccio:

<< Io, io…!

<< Cosa c’è?

<< Accidenti il crampo! – Disse, toccando il muro annerito.

Laguna sentì il corpo di Cloud irrigidirsi, preoccupato attivò il comunicatore da polso:

<< Odine, mi senti? Puoi portarci su? Siamo in tre!

<< Nein, tu non essere in mondo reale. Ricordati che è solo il tuo modo di interfacciarti con qvel Cristallo ionizzato.

<< Ma c’è Cloud, sta morendo!

<< Allora ti spedirò qvalcosa. Ach!

Aerith sfiorò la fronte gelida di Cloud:

<< Forse questa volta…

<< Questa volta…Cosa?

<< Non ce la farà. Peccato.

<< Ti sbagli. Non lo permetterò, ho ritrovato una persona che credevo perduta…

<< Ma se non ti riconosce neppure.

Un ologramma di Odine si materializzò accanto a loro:

<< Giusto, qvesto essere problema. Lui sta svanendo perché non si ricorda di te!

<< Non è possibile, eravamo come fratelli.

<< Se ha attraversato il varco dimensionale, allora anche i suoi ricordi si sono indeboliti. Forse addirittura svaniti.

<< Possiamo fare qualcosa?

Odine scoppiò in una risata cavernosa.

<< Provare con qvesto. - Nel braccio gonfio iniettò una sostanza densa e trasparente.

<< …

<< Una specie di neuro virus: andrà a modificare i recettori sensibili all’N-metil-D-aspartato.

<< Non capisco nulla di queste cose. – Disse Laguna grattandosi la nuca.

<< Bisogna attendere qvalche ora: venire febbre da cavallo e poi qvando il virus avrà superato la barriera cerebrale…

Adagiarono Cloud e aspettarono. Un brivido percorse il corpo.

<< Ha freddo!

<< Tutto benizzimo!

<< Ma se non funzionasse?

<< Cloud morire! – Esclamò contento Odine.

Lo sguardo di Laguna si caricò di rabbia, fece per rispondere, ma Aerith, avvicinandosi, lotoccò delicatamente sulla mano.

<< Aspettiamo… adesso c’è tempo per altre cose. – Sussurrò.


Il sole aveva fatto un arco completo attorno allo zenith senza mai tramontare.

<< Venite, voi due. Basta fare, Cloud è pronto! – Disse Odine, ai due in disparte.

Laguna ed Aerith, assorti in una specie di trance, si risvegliarono mal volentieri.

<< Il virus, che ho sintetizzato è una variante: serve a recuperare i dati persi, ach, qvasi totalmente cancellati dalle strutture sinaptiche. Ora con zemplice reagente…

Odine irradiò Cloud di una calda luce violetta e questi…


Sparì!


Un lampo incandescente travolse il Tell e si propagò dappertutto:

<< Odine, Odine! Portaci via! – Gridò Laguna afferrando Aerith per i fianchi.

<< Non posso! Tu non essere veramente lì!

<< Cosa sta succedendo?

<< Si è spezzato il contatto, l’interfaccia resisterà solo alcuni attimi, poi verrai riportato nel Castello!

Laguna sentì una specie di calma fredda calargli.

<< Allora, non posso fare nulla per salvarti… - Rivolto alla Flower-Girl.

<< …

Aerith si guardò intorno, ma non era spaventata.

<< Posso… - Disse Laguna incerto.

<< Avanti, fallo. – Gli rispose Aerith.

Socchiusero gli occhi e, delicatamente, Laguna le baciò le labbra.

Nello stesso istante, una muta esplosione oscurò la sua coscienza.

Laguna aprì gli occhi ansimando: era tornato nel Castello. Rivolse una silenziosa domanda ad Odine:

<< Il cristallo è ancora intatto, ma è isolato. Non riuscirò a trofare nuofa connessione. Mi dispiaze.

<< …


Un grido rauco uscì dalle labbra secche di Cloud, debolmente mise a fuoco le macchie nere e rosa che si paravano su di lui: Zack ed il preside.

<< Cloud!

<< Papà!

Dissero.

<< Io, mi ricordo. – Sussurrò. Il braccio gli procurava un dolore lancinante.

<< Sei svenuto.

<< Svenuto?

<< Hai perduto coscienza per qualche minuto, ci hai fatto prendere un bello spavento.

Il preside era visibilmente scosso.

<< Non è succeso nulla?

Zack scosse la testa.

<< Zack, è tardi, trovati un posto per dormire.

<< Va bene papà.

Quando si fu allontanato abbastanza, Cloud si rivolse al preside:

<< Se non dovessi farcela, le affido Zack.

<< Non dire queste cose Cloud, te la caverai, vedrai.

<< In ogni caso, si prenda cura di lui. Io mi ricordo che lei c’era quando l’incendio distrusse Nibelheim. È uno degli ultimi abitanti originari.

Il preside si accarezzò la barba candida.

<< Gli racconti anche la verità sul mio passato.

<< … - Il preside cercò di nascondere il pensiero che lo aveva attraversato, rapido: Cosa gli dirò, che eri un avventuriero seguito costantemente dagli Psico- tecnici, perché la tua personalità è sempre stata in bilico tra la schizofrenia ed uno stato di depressione ossessiva? Che mi facevi paura perché i tuoi occhi erano innocenti anche quando uccidevano? O forse, posso mostrargli il vostro fascicolo che ho nello schedario ermeticamente chiuso e fargli vedere il mini contatore Geiger ininterrottamente puntato su di lui. Questo mi chiedi, povero Cloud? Non sai che la Commissione ha deliberato che Zack venga sterilizzato e alla fine, soppresso, qualora tu non fossi più in grado di fermarlo?

<< Deve anche fargli capire che ho fatto tutto quello che ho fatto, perché… - La voce di Cloud si spezzò di colpo. – Perché… - Stava per continuare quando un lampo di comprensione lo fermò.

Dalle nebbie dei ricordi, la figura grassoccia e un po’ calva di un uomo, si stagliò e prese a parlare. Non riusciva a capire bene quelle parole, era come se, sopra di esse, migliaia di voci vi si fossero aggiunte appesantendole e rivestendole. Si concentrò su di loro notando appena l’urto che lo fece volare dal sedile dove era, mandandolo a sbattere contro una marionetta – il preside- coperta di un velo rosso: sangue?

Il ringhio sotto tono di un Drago e il raspare stridente contro le pareti, fecero impazzire di terrore, i ragazzi che stavano dormendo.

<< Un Drago. – Mormorò sorpreso.

L’uomo dei suoi ricordi, intanto continuava a parlare, ripeteva la stessa frase: era un discorotto. Il viso fu toccato da un raggio di luce e Cloud lo riconobbe: il Sindaco Hardin!

Un altra scossa investì il Trasporto, lateralmente.

<< Due Draghi! – Gridarono tutti, come un coro greco, con un misto di meraviglia e di paura. Meccanicamente, Cloud uscì e prima che se ne rendesse conto, si trovò fuori tra i due Mostri.

Incespicando, a testa bassa, cercava di capire cosa gli stesse dicendo il Sindaco, finalmente riusciva a sentirlo, ricordò:

<< Cloud, un’ultima cosa. – Mi voltai lentamente, ero nel Bosco Magico e c’era la bruma sottile.

<< Dica sindaco.

<< Ricordati che devi cambiare il tuo cuore, altrimenti i mostri ti seguiranno. – Accanto a lui, Laguna, con il quadernetto nero  che piangeva in silenzio. “Laguna, fratello mio”, feci finta di non vederti. Avevo il cuore a pezzi, ma volevo – dovevo, scappare. Quando chiudevo gli occhi, la notte, mi ritornava in mente il suono delle ossa frantumate dei miei genitori, allora mi dovevo dare dei pizzichi e graffiare fino a farmi sanguinare le braccia, per potermi svegliare. Il rosso odio dei RumDum Dragon, mi seguiva come un incendio.

Certo, Sindaco Hardin, devo cambiare… solo che non so cosa devo fare.

Un Drago si voltò verso Cloud e, abbassate le corna, prese a caricarlo.

Mi aiuti lei, Sindaco, come si fa a cambiare?

Il sindaco sorrise:

<< Non ti ricordi nulla?

<< … No.

I primi raggi di sole lacerarono il velo della notte con durezza. L’alba sgorgò inesorabile.

<< Tra poco arriveranno le squadre di soccorso. – Disse Cloud, sognante. Lo scalpiccio pesante del Drago era un rombo ineluttabile. Senza volerlo, la Spada gli cadde di mano. Cercò di raccoglierla, ma il movimento brusco gli fece perdere l’incerto equilibrio e cadde nello stesso istante in cui il Drago si protendeva per colpirlo. Spinto dall’inerzia il Mostro proseguì, mancandolo, per alcune decine di metri prima di arrestarsi stupito.

Sdraiato, Cloud, era confuso e annebbiato. Quasi non si era reso conto che era uscito per affrontare i due Draghi; il germoglio di Theobroma faceva ancora blandamente effetto.

<< Sindaco, dimmela tu!

L’altro sospirò:

<< Non mi dai certo soddisfazione, comunque: “La violenza è l’ultima difesa degli incapaci”

<< Questo vuol dire…

<< Sì, Cloud, che fino ad ora sei stato un incapace.

<< Incapace…

Ma certo!

Cloud si riscosse, prese la spada e la alzò gridando:

<< Drago! Drago! Vieni sono qui!

La creatura sorpresa si apprestò a attaccare. Cloud corse verso l’altra che aveva già infranto i vetri laterali del Trasporto e stava facendo a pezzi la lamiera per entrare.

<< Anche tu! non ti sei mica dimenticato di me?

Gli lanciò un Blind accecandola e si rifugiò tra le corna, roteando la Spada più in fretta che poteva.

Il secondo Drago caricando, cercò all’ultimo istante di evitare il colpo della Spada che volò via, conficcandosi nel terreno poco distante. Sciocco, non userò più la violenza, o una banalissima lama di metalloide, per vincerti. Non cercherò di ucciderti: sarà una tua scelta se vivere o no.

Lo scontro tra i due Draghi fu tremendo. La creatura cieca, indifesa, era stata uccisa: trapassata da un corno appuntito. Due profondi squarci, due disegni essenziali e terribili, presero forma nel fianco di Cloud, sanguinando abbondantemente. Strisciando si avvicinò all’altro Drago, ferito, che stava cercando di liberarsi e, presa la Spada, la affondò nella coda facendolo ululare di rabbia.

<< Io ti do la possibilità di andartene in pace, ma credo che tu non conosca questa parola…

Cloud portò il braccio gonfio e avvelenato, vicino alla ferita e si premette il bluastro taglio enfiato. Un dolore incredibile lo fece quasi svenire: gocce di siero giallastro presero a stillare andando a cadere nella coda trafitta e inchiodata al terreno.

Con un colpo di reni repentino il Drago si liberò della sua vittima. Il corno spezzato era restato nella carcassa uccisa. Cercò di liberarsi la coda e, martoriato, infine ci riuscì. Cloud iniziò a ondeggiare e cadde svenuto.

<< C’è un tempo per tutti, anche per gli incapaci come me. – Mormorò.

Non ci saranno più mostri Sindaco Hardin, ho capito. Dovevo prima cambiare il mio cuore…

Non ci sarei riuscito senza mio figlio Zack. Mi piacerebbe che lei lo conoscesse; anche tu Laguna. Mio Amico Ritrovato.

Il drago, stranamente, non si avventò contro di lui ma sfogò la sua rabbia dapprima contro il suo simile, poi colpì stancamente il Trasporto ed infine caracollando, si allontanò di pochi passi, prima di sdraiarsi gemendo.

Dal Trasporto, furtivamente, uscì il preside:

<< Cloud, Cloud, mi senti?

<< …

<< Stai tranquillo, adesso ti portiamo su.

La bocca di Cloud si contrasse in una smorfia. Il preside controllò le magie rimaste: un Rigene e due Cure, le applicò tutte.

L’alba stava rischiarando il cielo, tuttavia, gli occhi di Cloud erano attratti da una specie di tubo buio che stava proprio sopra di lui, al termine del quale, si scorgeva una luce meravigliosa, piena di tepore e pace.

Dalle ferite il sangue sgorgava copiosamente creando oscuri geroglifici, funeste rune magiche: un richiamo irresistibile per la Morte. Un piacevole senso di debolezza lo avvolgeva come un bozzolo amoroso.

Zack gli teneva sollevata la testa:

<< Preside, non respira più! – Gridò.

<< Ho fatto tutto quello che ho potuto. – Rispose, freddamente l’altro. Sarà meglio abbatterlo subito, appena giungono le squadre di soccorso? - Valutava il preside, pensando a Zack.

Il ragazzo prese a scuotere violentemente Cloud, piangendo.

<< Non c’è più nulla da fare, Zack. Vieni via.

Cloud era giunto alla fine tunnel:

<< Ciao.

<< Ciao. – Rispose a sua moglie; era bellissima, come la prima volta che l'aveva incontrata.

<< Sono contenta di vederti Cloud.

<< Anche io… sai, mi sei mancata.

Lei sorrise. Cloud scrollò la testa:

<< Io, non lo so, perché non sono riuscito a piangere, quando…, quando…

<< Non importa, non è più importante, ora. – Rispose quietamente lei.

<< Devo fare qualcosa, ma non ricordo cosa. Mi sembra che devo fare qualcosa con nostro figlio, Zack.

<< …

<< Sai, è cresciuto ed è diventato alto, ha i tuoi occhi e… - Non riuscì a terminare la frase, lacrime scorrevano veloci, sembravano pioggia autunnale. Fresca, ristoratrice. – E poi, quando sorride… - Tremando si inginocchiò davanti alla moglie e le abbracciò le gambe:

<< Ci sei mancata tanto, mi sei mancata… sto contando i giorni che mi separano da te.

<< Lo so. – Lo prese per le mani, il suo tocco impercettibile, era  profumo di ciliegi dopo un temporale, Cloud trasalì. – Devi andare…

<< Andare dove? Io voglio restare con te. Ti prego, non mi scacciare!

<< Non rammenti?

Cloud aggrottò la fronte:

<< Cosa?

<< Zack. – Sussurrò lei.

Cloud si accorse che, lontanissimo, dall’altra parte esatta, del tunnel, c’era uno sbiadito puntino colorato: suo figlio.

<< Zack. – Ripetè lui. – Sai, una volta provai a costruirgli una casa sull’albero; glielo avevo promesso. Quasi, quasi, ci ammazzavamo tutti e due. Abbiamo avuto una paura!

Si strofinò il naso con il dorso della mano:

<< Ma se avessi saputo che eri qui. Così vicino… -  Annuì, sorridendo tra le lacrime. - Devo andare… Zack mi chiama.

<< Sì.

<< Promettimi che mi penserai!

<< A presto Cloud Strife…

Il tunnel si allargò divenendo un vortice graffiante che lo attirava irresistibilmente.

<< Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo… - Mormorò Cloud precipitando.


Zack si era adagiato sul corpo di suo padre,

Aveva smesso di piangere.

Aveva smesso di scuoterlo.

Voleva solo tenerlo stretto, non lasciarlo più.

Voleva che quell'attimo durasse un'eternità.

Cloud riusciva a sentire le braccia di suo figlio che lo stringevano, ma era come se lui non fosse lì.

Non riusciva a parlare,

non riusciva ad aprire gli occhi.

Si sforzò e la sua mano, raggiunse la testa del ragazzo, sfiorandogli i capelli.

C'era riuscito.

Ora Zack sapeva che, lui, non lo aveva abbandonato,

che era lì e ci sarebbe stato sempre.

  I soccorsi arrivarono, dopo una mezzora.

  Il preside si avvicinò al responsabile e prese a parlottare furtivamente.

<< Abbiamo l’antidoto, figliolo. – Disse un medico a Zack. – Stai tranquillo, tuo padre si rimetterà presto: è forte come un toro.

Un infermiere militare, si allontanò e andò dal preside, facendo segni di assenso e di diniego. Scorta la spada, l’uomo la raccolse e la porse al preside che con evidente stizza, la allontanò.

Zack teneva per mano suo padre e rifletteva:

“Pensare che solo il giorno prima lo aveva chiamato vigliacco. Si vergognava profondamente per questo, ma ormai non aveva più importanza.

Nulla aveva importanza tranne il fatto che suo padre era lì ed era vivo, non lo aveva abbandonato. Aveva rischiato di morire per salvarlo, suo padre, che non aveva mai impugnato un’arma, che non aveva mai usato la violenza, che non aveva mai alzato le mani su di lui nemmeno una volta. “

Suo padre aveva ragione.

La grandezza di un uomo non si misura dalla lunghezza della sua spada.

 

Aerithric  e Laguna Loires 27/01/2001



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