BELETH
Prologo
La quiete del pomeriggio era interrotta a tratti dal frinire degli insetti sugli alberi. Laguna Loires era vicino al pronao del tempio, quando:
<< Tikemon, ser Laguna Loires.
<< Tikemon principessa Scilla. Sorridendo.
Scilla restituì il sorriso con un cenno della testa e si avvicinò a Laguna.
<< Confesso che vi stavo cercando.
<< Davvero?
<< Sì, tra pochi giorni sarà lanniversario della Terza Differenza.
Laguna si grattò una guancia.
<< Perdonate mylady, non conosco questa ricorrenza.
<< Beleth. Il giorno che svanì da questa esperienza terrena.
<< Quando morì?
Scilla abbassò gli occhi, con le braccia conserte:
<< Il nostro signore non morì.
<< Come? Credevo...
<< Vi spiegherò, anzi - Si voltò verso di lui alzando lindice fino a puntarlo contro il suo viso. Sarete voi a spiegarcelo.
Lady Scilla chiuse le palpebre, poi continuò:
<< Voglio che scriviate una cosa per me, per noi: la storia di Beleth.
<< Mylady, non posso, come potrei raccontare ciò che non ho mai saputo?
<< Quando verrà il momento vi cercherò. Per ora, preparate le vostre matite, messer Laguna.
Laguna Loires guardò Scilla allontanarsi, stupito; le sopracciglia disegnavano due archi sulla sua fronte corrugata.
La sala della Stirpe era stata chiusa, le vetrate oscurate e nel tavolo centrale, vicino ad un lato, cera una cassa di legno dipinta di giallo intenso. Sembrava piuttosto antica e la fattura insolita, indicava che veniva da molto lontano.
Scilla ordinò a due guardie di mettersi ai lati della porta principale e di non far entrare nessuno, per alcun motivo, poi fece avvicinare Laguna.
<< Questa cassa è il nostro segreto. Con molta delicatezza tolse il grande lucchetto e girò i chiavistelli.
<< Vi aiuto, deve essere pesante.
<< No! Allontanandolo bruscamente. Ancora non vi conosce, potrebbe reagire in modo anomalo.
Alzò il coperchio e aprì.
Laria si caricò di ozono e sensazioni sconosciute attraversarono Laguna. Una vertigine improvvisa lo colse: sembrava che la realtà, il quotidiano avessero perso la loro presa sul mondo e tutto stesse come per sfaldarsi ma, infine, non riuscisse a compiere il passo finale di dissoluzione, restando incerto a metà tra le due esperienze..
<< É sempre così - Sussurrò la donna.
<<
<< Quando si risvegliano devono imporre la loro "Differenza".
Laguna non riusciva ad avvicinarsi alla cassa, era come se un muro fatto di volontà lo inchiodasse in quel punto esatto senza altra soluzione.
Scilla ammiccò con gli occhi, come per dire: " Coraggio, ci sono passati tutti prima di te! " e iniziò a cercare dentro di questa, alla fine prese:
<< Un un dado?
<< É un Cubo di Memoria, è una pietra particolare; me la dette Beleth dicendomi che era in grado di registrare tutto quello che accadeva come il migliore storico anzi, di più!
Lo porse a Laguna che lo tenne in mano: era un cubo di pietra lavica porosa, a tratti vetroso e lucido, non molto leggero.
<< Come si usa?
<< Dovete trovare una strada che vi faccia entrare dentro. A volte Beleth mi diceva che dovevamo chiudere ogni pensiero e dormirci su Ma non ho mai provato.
La principessa accarezzò la mano di Laguna che teneva il Cubo:
<< Prendetelo e scrivete la storia di Beleth, vi prego.
<< Ma non so non conosco il funzionamento di questa pietra
<< Ho fiducia in voi; adesso andate. Bruscamente, forse un po troppo, poiché accorgendosene, mitigò il saluto con unombra di sorriso.
<<
Capitolo 1: FinisTerrae.
Quanti giorni ho passato con la pietra; quanti giorni mi sono coricato o ho cercato di analizzarla. Le ho lanciato gli incantesimi più blasfemi e le ho cantato i suoni più delicati, invano. Eppure, quando la mia disperazione ha raggiunto il massimo, quando la mia mente, completamente protesa ad afferrare un improbabile appiglio sulla superficie ancestrale del riflesso di questa; quando infine, senza più difese, mi sono addormentato sulla tavola oramai sbiadita, con il Cubo accanto alla fronte in quellistante, ho iniziato a sognare
ee
Ero io.
No, cioè: sono io ma non Laguna Loires.
Sono io
Io!
Io ?
Percepisco un bisbiglìo in risposta alla sensazione che trema nelle mie labbra, si è bloccata dentro la mia parte presenziente, si è annidato dentro listinto più antico e da lì, non riesce o, non vuole trovare le parole per farsi riconoscere, per comunicare. Finché, improvvisamente, quando chiedo con noncuranza, dentro un sogno particolarmente vivido, chi mai potessi essere, la parola esplode e assieme a questa, anche la memoria:
<< Beleth! Sono Beleth, fondatore di stirpi e Demone - Ecco quello che sono diventato.
Questa ricerca mi ha preso così profondamente che a volte faccio fatica nel ritrovare il bandolo della matassa, nel riprendere il filo colorato che mi riporti alla mia vera identità, al mio vero io. Di fronte a me, sopra un foglio stropicciato, ho vergato un nome: Laguna, ma è un inganno, non conosco nessuno chiamato così; ho solo unesitazione. Uno smarrimento mi coglie e mi fingo di essere lui perché in questo sogno, in questa notte, tutto si inventa e anche il personaggio di chi mi rincorre attraverso la memoria di una pietra ruvida e accogliente. Metto a fuoco la parola che ho scritto: Laguna Loires
Sono.
Ero.
Lo sono stato.
Fui?
Dentro di me un organo impossibile suona un accordo che si alza maestoso: una nona sospesa lo seguo per non impazzire e svanisco, lo spirito si annulla. Il mio spirito per sopravvivere si ripiega in se stesso, in un Nucleo profondo. Fino a che non recupererò la mia anima, scriverò la storia di Beleth, la mia storia credo, così come lho vissuta. Una storia inverosimile e piena di meraviglia, forse terribile.
Devo andare molto lontano, nel tempo e nello spazio e anche nellimmaginazione, in un luogo che non esiste più: il punto iniziale. Il giorno della Partenza, dellAddio, un momento particolare dove: " Lo sguardo scavato e intenso di Beleth "
Lo sguardo scavato e intenso di Beleth, sondava ogni angolo del nulla. Con le mani incrociate sentiva vibrare le pareti della sua nave magica. Alzò gli occhi: la grande vela di porpora, cominciava a dare segni di usura mentre si gonfiava sotto le maree dell'Irreale. Quando aveva tracciato la rotta, aveva fissato la barra del timone di un angolo piccolissimo, così da percorrere una circonferenza di diametro immenso. Si guardò indietro e con un cenno della testa salutò il ponte di Bifrost o almeno quello che ne restava, i brandelli si perdevano nello spazio Nero. Allungò la mano come per toccarli e questi, si raccolsero attorno a lui docili:
<< Vado... Sussurrò.
<< Sì. - Risposero piangenti.
<< Vi ho lasciato l'eternità a disposizione e il Nulla per proteggervi.
<<... - Il silenzio di questi era rivelatore. - Non vogliamo che tu parta.
La Vela fremette, il viaggio che avevano compiuto era stato lunghissimo ed era solo la preparazione per un altro che non sarebbe mai terminato.
<< Devo, non ho più nulla da fare qui; tutto è stato già fatto, tutto consumato: l'entropia ha divorato ogni aspetto tranne voi, che avete toccato il cibo magico e vi siete bagnati dell'idromele. I cristalli di Bifrost hanno assorbito il vostro spirito, siete come Dei.
<< Ti lasciamo il nostro sapere, Beleth, fanne buon uso. FinisTerrae ha raggiunto lapice della sua essenza; sii il nostro seme perfetto.
Egli fece un cenno con la testa.
Beleth non era un uomo, non era un dio, né altra creatura che potesse essere immaginata.
Era la realtà della ricerca, il senso infinitesimale della recherche, il suo ineffabile istinto. Molti avevano cercato un termine per racchiuderlo; alla fine, si erano risolti nel suono che tutto dice e nulla rivela: demone.
La Nave brillava in attesa, ardente e impaziente. Le gomene si aggiustavano al rollio di questa e gli alberi reagivano alla brezza dell'Irreale, tendendosi rigidi e forti.
I brandelli di Bifrost attenuarono la forma inquieta del Presente, confondendolo con il passato; istanti simili si unirono come per una contrazione necessaria e, Beleth, ripercorse il suo cammino...
"Presto tutto sparirà, ma noi ti abbiamo preparato un mezzo, una nave che è in grado di solcare le Differenze e di resistere alla Fine. Allinterno della tua cabina cè Rings, lo sferoide della Carne. Usalo con prudenza, prima di recuperare il suo Mana ci vuole o, un tempo lunghissimo o, devi varcare una Differenza Estrema, potresti non essere in grado di ritornare indietro. Vuoi sempre partire?
Beleth annuì.
La donna ebbe negli occhi un moto di tristezza e un sorriso: - Sei sempre stato diverso dagli altri, diverso da tutti. - Fece scivolare le dita sul volto di lui, cercandolo allo stesso modo di una cieca per conoscere chi ha di fronte. - Sei nato ultimo e sei stato un recipiente di giada purissima su cui abbiamo riversato il meglio di noi, o ciò che crediamo fosse meglio.
Attraverserai tutto il Regno con Shraral; ti guideranno i nostri sguardi, loro vedranno la rotta che non esiste ancora e seguirai con la Vela il Vento Irreale. "
L'immagine barcollò un istante prima di frantumarsi davanti agli occhi del demone:
<< Addio, Madre, sarai sempre nel mio cuore.
"Quell'ideogramma inciso al centro della vela è il nostro simbolo, è il MA è il ricordo della tua famiglia, portalo sempre con te"
Un muto segno di assenso seguì l'illusione di una risposta. Beleth si portò nel mezzo del ponte della nave e:
Il manico del timone è aggrovigliato con tiranti. Numerosi argani e pulegge si dipartono da lì; pietre preziose brillano ammiccando verso di me, per mostrarmi la loro sollecitudine.
Mi metto seduto in posizione sacra e inizio a pronunciare il mantra dell'esclusione:
<< Chiudendo gli occhi nego il mondo e lo faccio diventare polvere;
Passo la mano su di essa togliendola, in modo da sbiadirlo.
Avvicino il mio respiro sopra ciò che resta e lo riempio della mia Volontà.
"Il nulla si riempia di venti e, nel cosmo, sintreccino con la vela di Porpora di Shraral, la nave magica".
Ecco sento il primo refolo scompigliarmi i capelli, la natura mi segue o, forse, viceversa, apro la porta al normale accadimento, ad una Natura che la vecchia razza aveva segregato in un silenzioso non - essere, grigio e stantio.
Sì! Vento, muovi Shraral e sposta con lei, me; portami dove tutto ciò che è stato non è ancora!
Dalle dita di Beleth, crepitarono lunghe scintille ionizzate, mentre il vento cantava contro la Vela brillante.
<< Cosa è quel puntino laggiù che sparisce? - Domandarono i Cristalli Bifrost.
<< Shraral è il mio nome. Rispose lontanissima questa.
Capitolo 2: Il Viaggio.
Attimi e attimi ancora e poi altri, dove il tempo si somma solo con il respiro interiore:
" Trovare dentro la propria mente l'arkè per non impazzire di solitudine; ricostruire una ad una, le torri e le guglie incantate dell'ultima città, poco prima che i corrugamenti della Terra la spezzassero facendo cadere su di essa l'oscura mano della Fine. E le figure, fantasmi che riprendono vita: il familiare di sua Madre, la stanza circolare di ardesia con le finestre strette e lunghe a losanga. Il mosaico dello stemma; lui, Beleth, preoccupato, che studiava le pergamene, appoggiandosi sul tavolo chiaro e confuso.
<< Adesso, in questo istante, FinisTerrae barcolla. - Il piccolo familiare si arruffò le piume come per cercare di nascondere il volto mostruoso mentre la sua voce implacabile leggeva la condanna e ne constatava lesecuzione, sottolineata dalle dita rigide della Madre che, affondavano disperate sul braccio di lui "
Seduto sulla poltrona guida, Beleth aveva metamorfizzato la sua pelle, in una forma chitinosa e nera; un guscio imperfetto pulsante di Vita interna. A volte, qualche leggero sbuffo di radiazione, lo toccava facendolo sussultare leggermente: "Non è il momento" pensava, dopo averlo studiato. Il sapore che rilevava era di muschio, di bosco, di una stella azzurra nata in un passato più ricco o, le voci allegre di creature impossibili. Beleth assorbiva e immagazzinava, con un lavoro minuto, da certosino, lasciava scivolare le informazioni costruendo pensieri e collegamenti nuovi.
Un giorno, la Nave, rallentò, sembrava incerta sul da farsi, con un fremito avvertì il suo padrone:
<< Siamo arrivati in prossimità di una Differenza, tutto è pronto per il balzo, volete attendere ancora?
<< ...
Silenziosamente egli annuì, mentre due gocce brillanti, scivolavano dagli occhi induriti e indugiavano sulle gote, rigandole di dolore; poi, scesero fino al termine del viso, ondeggiando un istante prima di cadere giù; nello stesso momento, Shraral, forzò la Differenza.
Campi infiniti di stelle e nubi di gas tenui, policromi.
Melodie nuove, pentagrammi indefinibili, diversi, alieni,
Si affacciarono a Beleth.
Cosa è la conoscenza?
La conoscenza è uno strumento, è come un bisturi.
È male un bisturi?
Un bisturi può salvare o no.
Un bisturi uccide comunque. Per salvare tanti, uccide pochi.
Allora la conoscenza è male.
Cosa è per te la conoscenza?
Per me è Tutto.
Cosa vale per te?
Non ha prezzo.
Allora la conoscenza è male, tu sei Male. Sei il Male sottile che si maschera di Bene, di utilità.
Cosa vuoi conoscere?
Ogni sfaccettatura del mondo, delluniverso, dellesperienza umana, voglio conoscere.
Solo la morte ti potrà dare linfinito, solo quando il tuo Io si frammenterà in schegge di nulla, potrai avere tutto.
Io voglio la conoscenza dentro di me, voglio assaporarla e deciderla; modificarla.
La tua anima non è il dispensario di un chirurgo.
Io non sono il chirurgo; io, sono gli infiniti bisturi che il chirurgo usa.
Sorridendo egli alzò lo sguardo lungo la linea violetta dellorizzonte.
Questo universo è giovane, pulsa di magia e di ostilità, potrò abbeverarmene fino a saziarmi; nuove leggi, piani astrali, divinità e demoni...
Per istinto la nave si era diretta verso unisola stabile nel caos mutevole, una stella doppia Gialla che si muoveva pigramente assieme ad una compagna più piccola, arancione, nel centro del Mare, quando, con uno strappo lacerante, una tempesta si rovesciò su di essa:
<< Cosa? Esclamò Beleth; si guardò attorno inquieto e non poté fare a meno di digrignare i denti: "Una lacerazione mistica... i piani di Realtà di questo mondo stanno scontrandosi con la loro trascendenza. Forse una battaglia. Il Sacro sta diventando immanente e fortissimo qui. Sta nascendo una singolarità! "
<< Nave! Shraral! Presto, allontanati da qui! Saremo travolti! Afferrò la barra del timone e la tirò a sé con forza. Le giunture di frassino protestarono gridando, una virata brusca portò Shraral a inclinarsi beccheggiando violentemente, facendola precipitare verso Terra.
Il demone fu sbalzato fuori, quando questa si conficcò come un giavellotto. Lurto tramortì Beleth per molti minuti; una macchia nera gli girava attorno sfocandosi ai lati in intarsi serpentini. Sentiva la sua pelle arricciarsi e accapponarsi come in presenza di immensi campi magici.
Due figure, nello spazio aperto davanti a Beleth, presero corpo; si stavano fronteggiando, ai loro piedi, due eserciti in attesa di un segnale.
Da entrambe le parti, nellattesa, piccole scaramucce, lanci di frecce, grida.
Beleth, per scacciare la macchia, socchiuse le palpebre fino a ridurle fessure e iniziò ad osservare la scena, scandagliandola con i sensi tesi. Un dolore alle gambe salì, avvolgendosi alle ossa e allargandosi lungo la spina dorsale, si sentiva imprigionato in un groviglio di rovi acuminati e cattivi che lo ferivano.
Un tuono scosse laria, il cielo si era illuminato di bagliori pulsanti che mutavano rapidamente.
Due Opposti... Pensava Di quali Leggi? - Scosse da una mano un insetto che cercava di scalarla e restò in attesa. - Quelle entità immense, sono la manifestazione dei Princìpi. Sono i demiurghi metafisici che vivono in entrambi i mondi e ne sono incatenati: sono troppo per la materia e non abbastanza per la divinità. Eppure, eppure al loro centro vi è un cuore pulsante, un nucleo divino palpitante: una breccia, una fessura dellinfinito; linfinito rancido e povero di una Differenza Laterale e, nonostante questo, nonostante questa Realtà sia come un grappolo duva marginale della Vite, del grande fiume Irreale, Loro hanno il sapere che anelo. Questi goffi esseri senza cervello, conoscono per istinto ciò che la mia ragione strappa. Quello che le mie formule con fatica descrivono, loro lo attuano senza sforzo... Si deterse gli occhi gemendo. - ...Tra poco dovrei essere in grado di muovermi. - Ansimò.
Qua e là nella spianata, brillavano vortici luminosi; spirali bruciavano lerba e globi spinosi si muovevano leggeri trasportati dalle folate del vento. Ogni tanto il tessuto temporale si piegava strappandosi, materializzando figure od oggetti: ecco un gargoyle e, accanto, soldati vestiti con cotte brunite. Dove siamo? Si stavano sicuramente chiedendo ma, dopo un momento di incertezza si dirigevano con sicurezza nella direzione giusta, a seconda del loro allineamento. Le ombre del tempo si accalcavano mostrando castelli evanescenti intrisi di case o tuguri. Fiamme e cittadini sereni passeggiavano per le piazze di miraggi temporali; futuri variegati, disposti in variopinti ventagli di pergamena.
Lattesa, lattesa, lattesa, lattesa.
I soldati ridevano tra loro e si scambiavano battute volgari o promesse audaci. Laria sottile mi portava le loro voci accompagnate dal brusio dei preparativi: poco addietro gli accampamenti; come se per quella battaglia si fossero preparati, prima. Ma, non cè stato un prima. Quella materia, quella Realtà minore era nata nel momento stesso, che il Tempo, il Divenire, si era scontrato con se stesso; era lo stridere degli Opposti, quegli Opposti che stavano adesso fronteggiandosi. Il Tempo avanzava e reclamava il dovuto pegno e accanto a lui, la Necessità ineluttabile, il Fato, la Morte che accomuna tutto ciò che inizia al suo termine, in una glaciale idea istoriata di realtà.
Capitolo 3: Guerra.
Le nebbie degli Opposti Principi si intrecciavano sondandosi e sfiorandosi, a volte facendo una finta e contemporaneamente ritirandosi, finché...
Due manticore fulve scattarono in avanti e fu linizio.
Sciami di creature impazzite si scontrarono seguendo i complicati movimenti delle enormi figure che si colpivano. Gli eserciti si scontrarono come chicchi di riso che fuoriescono dalla bocca rovinata di una anfora rovesciata. Mura di carne fragili e deboli, si schiantarono con un tonfo, rimbalzando e spaccandosi in più punti. Piccoli gruppetti isolati combattevano qua e là.
Poco lontano da Beleth, sospinta da un fendente profondo, una creatura cadde allindietro con la spada ancora in pugno, il suo avversario, una viverna, stava per trafiggerla. Un lamento, venne dallelmo della prima, la viverna rispose con un ghigno lacerante. Beleth istintivamente si alzò dalla sua posizione e balzò contro lattaccante: con le mani afferrò la lancia che stava per calare. Laltro spalancò gli occhi sorpreso, cercandolo di colpire ma, lo sguardo del demone si posò su di lui:
<< No!
Questi sembrò arricciarsi in un foglio nero di carta bruciata. Come rattrappito si bloccò lasciando larma.
È sensibile alla mia volontà... - Pensò Beleth.
La figura a terra si riscosse e si alzò in piedi prontamente, afferrando la spada:
<< Vi ringrazio, mi avete salvata la vita, vi restituirò il favore, sono in debito. Spezzando le frasi.
Beleth non si girò neppure per rispondere, era troppo intento a studiare la viverna.
<< - la figura in armatura si mosse a disagio, strofinò il guanto contro il metallo quando si accorse che lo stemma della luna blu si era sporcata. Mi, il mio nome è Taimiil e sono cavaliere di Themis.
Nella forma la forza.
Contro la volontà il vuoto.
Vieni dentro di me.
Catene di cristallo sulle tue braccia,
Catene di cobalto sulle tue gambe.
Opale nero per gli occhi
E una briglia tra le labbra.
<< Potete dirmi il vostro nome? domandò Taimiil.
<< Beleth! Noi ci chiamiamo Beleth!
Ululò la viverna impastando le parole.<< Siete un demone? indietreggiando e afferrando lo scudo.
Gocce di sudore imperlarono la fronte delicata di Taimiil
La struttura di questa creatura è semplicissima, adesso è una semplice estensione del mio corpo proviamo con laltra, sembra diversa.
Beleth volse lo sguardo nero, verso Taimiil che ebbe un tremito istintivo.
Nella forma la forza.
Contro la volontà il vuoto.
Vieni dentro di me.
Catene di cristallo sulle tue braccia,
Catene di cobalto sulle tue gambe.
Opale nero per gli occhi
e una briglia tra le labbra. Ripeté lincantesimo della catena.
Taimiil gettò le armi per terra e portò le braccia davanti a sé per proteggersi da un invisibile presenza. Si mise le mani sulla testa: un dolore tremendo le scavava dentro, rivoltandole lanima, lacerandola.
<< Themis!!! Gridò prima di cadere svenuta.
Beleth si avvicinò e prendendola in braccio la portò vicino al relitto di Shraral. Le tolse larmatura:
<< Una creatura femminile - Disse incolore.
Dalla cintura estrasse una lama sottilissima e affilatissima e lavvicinò ad un polso di lei.
Una leggera incisione si disegnò sulla pelle di Taimiil, delle gocce di sangue scivolarono bagnando il rasoio; il metallo reagì emettendo una nota bassa e triste - Non è totalmente compatibile con lincantesimo delle catene. Dovrei modificarlo per usarlo su quelli della sua razza. Forse sarebbe meglio studiarla con più precisione. Potrebbe anche essere la forma dominante qui. Stava così riflettendo, quando la sua attenzione fu distratta da una forma insolita nella borsa della donna. Laprì ed estrasse delle tavolette di pietra scolpite. Si rivolse al suo succube, ma la viverna non sapeva leggere quella scrittura:
<< Leggi quello che cè scritto!
Scuotendo la testa, Taimiil si portò una mano sugli occhi:
<< No! le Tavole del Sapere sono sacre. Gemette.
Beleth toccò i simboli: una sensazione di vuoto, di abissale profondità lo scosse. Dai polpastrelli nasceva un formicolio che si trasmetteva nella mano e si tramutava come un senso di liquido; pareva aver immerso le dita nellacqua che scorre con forza. È una Porta che apre un contatto con il Sacro. Non è il contenuto che è importante, è anche lelemento dove è inciso, la pietra, è la presenza del Quinto elemento che si ramifica nella forma di queste rune e che, con il suono esatto, con la lettura, si risveglia Conoscere il contenuto senza avere la tavola non serve a nulla e lo stesso avere la tavole e non saperla leggere con i suoni giusti. Una volta letta, forse si attiva una magia o si accede ad un livello più alto del nostro "io"
Lo sguardo tremendo di Beleth era una rete di fili dargento, poco a poco costrinse la ragazza a guardare la Tavola, come una matrice, questa trasformava i simboli ignoti in Sapere, fruibile al demone. Dentro di sé, una voce delicata, prese a parlare:
Frammento di una Antica Sapienza, Voce della Leggenda, Secondo la Mano Giusta.
Nessuno Pensi che quello che leggerà sia Vero.
Cè solo una verità: Themis, il resto sono parole.
In un tempo infinitamente lontano, di cui persino gli immortali hanno perso memoria esisteva solo il nulla, e in questo nulla, vi erano due entità: Themis e Lilith. Esse, regolavano lequilibrio e si controbilanciavano a vicenda. Poi accadde che presero coscienza di loro stesse e vollero creare, Creare. Themis, che presiedeva la luce voleva un mondo fisico e regolato da leggi giuste, Lilith che presiedeva le tenebre voleva un mondo spirituale e dominato dal caos. Ci fu un conflitto poiché entrambe desideravano imporre la propria immanenza sullaltra e i due si scontrarono, compenetrandosi. Distinti e coincidenti questi mondi si combattevano alle loro frontiere, a guardia vi erano divinità minori, messaggeri della Parola Divina. Luno Luce, laltro Tenebra. Quelle che erano scaramucce lontane ben presto divennero sempre più aspre e violente finché terminò con la morte di entrambi i contendenti, una morte atroce, intrisa di sofferenza. Luce e Tenebra si confusero in un grigiore senza asperità, ma accadde che il cuore oscuro divenne gemma e questa fu frantumata in sette pezzi più uno. Ogni duemila anni gli Dei ritornano per riprendere la lotta e decidere finalmente chi dominerà il Mondo.
Il demone lasciò la presa mentale su Taimiil e aggrottò le sopracciglia:
Non mi sento diverso da prima come mai? Forse Bisogna essere figli di questo mondo o è la mia biologia che ha raggiunto il massimo e non può essere alterata forse ho bisogno di tempo per rendermene conto Quello che ho letto non è nulla di nuovo, su migliaia di Differenze accade questo e poi si risolve in un nulla di fatto, perché le Divinità non si rendono conto di essere a loro volta strumenti di altre che giocano e così via in una ghirlanda infinita che ruota su se stessa. Mi sono sempre chiesto se il vero Dio di queste Differenze non sia il Tempo, come un guscio la Differenza lo avvolge e lo porta a maturazione fino a che questi non nasce e poi, lo nutre con la vita e la morte delle creature, con se stessa; sposo e compagno, fino alla sua morte entropica, alla stasi finale
Intanto la battaglia era diventata un nero intrecciarsi di luce e ombra tra i corpi dei combattenti straziati e rantolanti.
Nel cielo tre lune incespicavano, frapponendosi alle due stelle che brillavano con forza.
Dimprovviso Beleth ebbe un brivido, si strinse la testa: i corpi si erano alzati, con le ferite, esangui, con la morte e con le orbite degli occhi spaccate. Avanzavano verso di lui. Gli stemmi del Sole Nero e della Mezza Luna Azzurra erano corrosi, squarciati, perduti nel vortice della sofferenza. Ondate di sofferenza riverberavano come piccoli soli, aghi minutissimi, dal r
espiro flebile, incandescente: non avevano timore di cadere nel vuoto. Lentamente, sfioravano il raso impalpabile della sua anima inquieta, rispecchiati in un sospiro, che racchiudeva amarezza, dolore e malinconia. Il suo lamento vibrò lungo tutte le linee del Tempo:<<
Strano, che il Cielo possa chiedere alla terra, sempre e dovunque, questo tributo di sangue. Strano che limpalpabile voglia vivere sopra il nostro domani.Immensa forma e intoccabile Destino.
Il giorno di Giammai, non arriverà.
Il giudizio degli Dei, mai scolorerà il proprio sogno inquieto?
Una volta, incontrai una antica Nave impazzita, il suo nome era Cancroregina; mi domandò la strada più lunga per linfinito. "Restate ferma ed immobile", suggerii; il suo motore a propulsione ebbe un fremito e: "Vi sbagliate quella è la più rapida io voglio raggiungere il piano astrale, quello delle divinità il più tardi possibile". Accostai con
Shraral, mi avvicinai e, poggiando la mano sullo scafo nervoso: "Perché?" Domandai. Dentro un oblò, una debole luce, prese a pulsare, permettendomi di scorgere linterno: un corpo galleggiante al centro e, poco lontano, una forma ambigua, mutevole. "Per loro! Ecco perché. Il giudizio delle loro anime temo. La verità intesa, come una verità giudicata e guardata con occhi inumani, superiori e alieni. Che diritto hanno loro di giudicarci se ci hanno dato il libero arbitrio?"Battei una pacca sul metallo flessibile ed annuii.
Strano che il Cielo si debba macchiare delle colpe della terra e, ancora di più, che il Fondo decida del Mezzo. "Prendetevi carico dei vostri errori o Infiniti e lasciateci la responsabilità sui nostri!" Urlai nel Nulla.
Agnelli sacrificali che cercano la loro Fine sempre e sempre ancora.
Capitolo 4: Tegon.
Beleth sentì esplodere dentro di sé una nausea raccapricciante, cercò istintivamente una via di fuga, attraverso la sua anima, attraverso il Cubo.
Il Cubo che davanti ai miei occhi offuscati e incolori emana una pallida fosforescenza, è come se ci fosse un errore interno, non racconta più, mi ghermisce, mi fa entrare dentro.
Laguna Beleth Beleth Laguna
presente e passato.
passato e presente.
Il grande scontro, la battaglia del Giudizio, si confonde con lantica nave impazzita, con una domanda di mio figlio, con una scala armonica interrotta, quasi al termine, da un tasto mancante nel pianoforte infinito di Dio.
La stirpe è il cerchio dellideogramma che è il nostro simbolo. Mio figlio mio figlio? - si intromette nei miei ricordi facendoli diventare vivi, veri una fitta improvvisa alla ferita, mai perfettamente chiusa; mi tolgo il guanto - Laguna non ha mai avuto una ferita così profonda. Sto sudando, le labbra mormorano il nome del mio cacciatore, della belva che affonda i suoi denti dentro il Cubo e mi divora; mi nascondo, lo eludo e lui è ancora lì, a pochi attimi da me; lui Laguna, è una ombra tagliente. Lo ignoro, fingo di ignorarlo e fingo di smussare il rumore del mio cuore che batte così forte, stringo il guanto di pelle blu, nella mia mano destra. Osservo la mia mano nuda: vi è una cicatrice che la deforma. Sembra tutto normale, ma i lembi di pelle non sono di carne, sono di una sostanza che appartiene ad una altra Differenza, ad un altro Beleth. È viva, innestata, uguale e differente. Forse lei, lentamente mi sta divorando, sta trasformandomi nellaltro, nel mio doppio inconoscibile. Forse la mia carne sta banchettando su di lui.
<< È assolutamente vietato forzare una Differenza in prossimità di strutture biotiche! Ricordo quellavvertimento, è essenziale; la ferita, invece suggerisce che qualcosa o qualcuno lha ignorato, ma come e, perché, non riesco a rammentarlo La voce di un bimbo mi distoglie da questi pensieri sciocchi:
<< Padre, mi parlate di Tegon?
Sorrido, chiudendo le palpebre come per ritornare al tempo lontano.
<< Quando me ne andrò voi sarete il depositario della mia saggezza. Quante volte avete voluta sentire, questa storia? Il mio viso; il viso di Beleth, si raggrinzisce, ma dove è il bambino? Qui cè solo la scrivania di Laguna e i suoi fogli sparsi. Quante volte si è raggrinzito il mio viso? Sono confuso, è uno stato confusionale da Transfer; mi mancano le parole
il viso di Beleth si raggrinzì in un arco di rughe e sembrò come ringiovanire, la freccia del tempo pareva aver confusa la strada ed essere tornata indietro di ere: Tegon.
La ragazza che avevo imprigionato per analizzare, gli eserciti, le spade che si scontravano e i colpi sulle armature, le urla del dolore mentre gli spiriti aleggiavano attirati dal sentore del sangue versato e allontanati dal clangore metallico delle armi che si percuotevano rabbiose, che ricordavano le preghiere di certi popoli scomparsi.
Scorrevo con gli occhi assente, lungo il campo di battaglia, quando fui attratto da un tumulto in una zona laterale, molto in profondità dentro le linee Oscure. Un guerriero in armatura nera circondato da nemici, con due spade che mulinavano, letali e rapidissime. Quello che mi colpì di lui, subito, fu la perfezione dei movimenti: unombra infinita e mortale. Lo stavo osservando rapito e dun tratto, egli, si fermò nel mezzo di una parata voltandosi verso di me. Una scintilla elettrica scaturì tra noi. Il mio sguardo correva a lui e il suo a me; dietro lelmo percepivo degli occhi incastonati in una volontà ferrea. Lasciai le tavole del sapere e mi diressi nella sua direzione. Era come la rugiada che si stacca dalla foglia per ritornare al fiume, la lacrima che scorre piangendo perché rivolo di pianto, la medusa trasparente che si scioglie nella profondità, lazzurro che si addensa allo zenit.
Raccolsi le armi della ragazza e... entrai in battaglia. La viverna mi seguiva fedele. Attraversai la distanza tra me e lui come una malattia letale che si propaga ineluttabilmente e irresistibilmente. Lincantesimo dellincatenamento, intrappolò altre creature e altre ancora, fino a che non lo raggiunsi.
<< Vi aspettavo. Disse.
Non risposi, non vi era il tempo. Deglutii: colpire, parare e di nuovo colpire e ancora e ancora fino a quando le braccia crollavano distrutte, le membra si confondevano nella debolezza e le armi macigni inamovibili. Improvvisamente, con un fragore insostenibile la battaglia si arrestò. Un silenzio gelido lambì i nostri cuori. Gli Opposti si erano allontanati, feriti e sussultanti. Stavano raccogliendo le ultime forze. Attorno a noi corpi tremanti, umidi di sangue e fango, perduti per sempre, abbandonati alla carne: poco più di grumi di materia tremolante nei quali il soffio inquieto della Vita stava scemando.
<< Prato smeraldo inzuppato, bagnato di sangue e paura, di urina e dolore, di anima e odio: fango di sterco! Era il mio solo pensiero.
Ero entrato brutalmente dentro quelluniverso e adesso strappavo le enormi ragnatele che avrebbero dovuto sostenere i pilastri del cielo, per seguire il mio cieco istinto.
Correvano dentro la mia mente, le immagini come un filmato che non riuscivo a interrompere, a ciclo continuo: lo sguardo stupito del mio primo avversario che si guardava la ferita, un taglio profondo sul fianco, pulito e roseo, la sua mano che cercava di richiudere i lembi e, dopo un tempo interminabile, il fiotto di sangue che esplodeva tra le sue dita come un torrente. I suoi occhi che si rivoltavano allindietro mentre, sbiancando, cadeva in ginocchio con la testa piegata in una posizione innaturale, la bocca pendente e, infine, si rovesciava nel suo stesso umore gorgogliante.
Il respiro del mondo si era rarefatto, camminavo tra le due fazioni ed entrambe erano "note" dellunico stesso accordo: sofferenza. Che cosa stupida trovare il senso della vita, nel filo di una lama arrugginita. Sotto le luci atipiche di questo giorno, vedevo le scaglie rugose delle Cockatrici tremolare leggermente e sulle loro teste di gallo alzarsi creste rigide. Dietro il loro sguardo alieno, una storia quotidiana, come la femmina che cantava il ritorno a casa avvolto dal sorriso dei suoi piccoli.
Camminavo tra i mucchi di corpi tesi in un unico abbraccio maleodorante e, in certi punti i mucchi divenivano collinette che potevamo quasi scalarle o, nascondercisi dentro. Il grande, unico freddo si irradiava da quei punti e i fuochi accesi non bastavano.
Seduto sotto un ciliegio fiorito, unico albero di una certa grandezza là attorno, stava Tegon; affilava con cura la lama della sua spada. Mi avvicinai; sentivo il cuore battere forte e un senso di felicità sprizzava da ogni mio poro.
<< Estetica. Disse.
<< Conoscenza.
<< Quando avrete esplorato tutto, vi rimarrà qualcosa. Una punta di insoddisfazione.
<< Non vi è nulla di più interessante o valevole della conoscenza.
<< Estetica. Ripeté. Estetica Minore. Conoscere è sterile, vi rende banale, scontato, una caricatura.
<< La banalità spesso non è ovvia.
<< Dentro di voi cè molto di più di un semplice armadio pieno di dati e formule magiche. Apparite come un idiot sauvant
<<
<< A cosa può mai servire la vostra vita, se non compite un passo ulteriore?
<< Quale?
<< Lutilizzo. Applicare la conoscenza. Elaborate quello che volete. Decidete da voi ciò che desiderate conoscere e piegate la realtà ai vostri strumenti. Estetica minore. Guardate questo oggetto. Prese un anello di metallo prezioso finemente intarsiato.
<< Lo vedo , ma a parte il piacere di scoprire come ha fatto lartigiano, la tecnica che ha usato, il resto, penso, sia solo perdita di tempo.
<< Osservate meglio, provate a scoprire la dimensione, la superficie di questo piccolo anellino.
Lo presi tra le dita e lo misi contro luce per meglio apprezzare le venature e i contro-sbalzi. Fu come se qualcuno avesse acceso la luce! Non riuscivo a capire: era una cosa che avevo considerato sciocca e inutile, ma nella semplice forma di un anello, quellartigiano vi aveva messo la sua anima. Le leggi del cielo cambiavano e si uniformavano al suo volere. Pur restando nelle regole della sua Realtà, ne aveva definita una sua. Mi si riempirono di lacrime gli occhi. Era come se avessi iniziato ad aprire la mia anima al mistero creativo della divinità. Conoscere e aggiungere, allopera degli Dei, il proprio contributo! Presi a far scorrere in me, tutti i momenti nei quali mi ero imbattuto nellarte. Rividi la grande mano di mia madre che mi afferrava e mi avvicinava ad una palla rosata, al viso di un pittore e vidi il tratto di lui, vorrei dire tagliare la tela bianca come un soldato, ma a differenza della guerra, il pittore non toglie, bensì aggiunge
Tegon, aveva ripreso a ripulire le proprie armi silenziosamente.
Capitolo 5: Estetica Minore.
<< Estetica Minore.
Dissi ridacchiando, - Come non averci pensato prima! - Credo che in un altro momento, lo avrei guardato in tralice stupito e gli avrei fatto notare che la conoscenza dipende dallosservatore. Era un atto creativo, essa era già ciò che lui mi proponeva Che diavolo state blaterando? Avrei esclamato; ma, in quel momento avevo bisogno di ascoltare quelle parole. Penso che la dote più formidabile di Tegon fosse proprio di sapere esattamente cosa fare o dire in ogni circostanza, anche quando sembrava contraddirsi; con il senno di poi ti rendevi conto che aveva fatto la scelta migliore. Io avevo bisogno di quella spinta perché nella mia anima vi era la creatività e non riuscivo ad accederci. Ero troppo preso dalla mia ricerca, troppo concentrato, spaventato, ero il figlio della Fine, lUltimo, il ricettacolo di una Storia antichissima. Ero in definitiva, troppo serio. La mia razza aveva plasmato la mia anima imbevendola di sé stessa poiché temeva inconsciamente il tocco ineluttabile della Morte e in qualche modo voleva sopravviverne, ma per fare ciò mi aveva tolto le chiavi della mente, per paura di perdere qualcosa di prezioso, dovevo imparare e preservare, non rielaborare. Lui scegliendo con cura le parole mi aveva dato come una carezza, una leggera spinta e aveva messo in moto il meccanismo occluso, aveva risvegliato il mio spirito!<< Larte in ogni sua forma. Aggiunse, come parlasse a se stesso.
La mia espressione stupita lo fece sorridere:
<< Rispondete, presto!
<< Certo, ponete pure le vostre domande. Era una cosa che sapevo fare molto bene!
<< Qual è la stella che non brilla? Mi strizzò locchio e notando la mia espressione continuò: -
Cosa è quella cosa che apriamo e chiudiamo tutti i giorni?
E quella cosa che facendole un buco si riempie invece di vuotarsi?
E quella che ha tanti buchi ma non versa se riempita di liquido?
Perché il cane porta in bocca losso?
Quali animali mangiano con la coda?
<< ... Cercai di balbettare qualcosa in risposta alle sue domande assurde. Lui scosse la testa ridendo apertamente:
<< Siete troppo impegnato Beleth! Cosa occorre perché si possa accendere una candela?
<< Ma sono domande senza senso!
Si alzò e mi batté forte sulla spalla.
<< Vi darò la risposta dei primi due, per gli altri ci arriverete da solo, eheheh! La stella marina non brilla e apriamo e chiudiamo continuamente la porta...
Mi tormentavo i capelli e la nuca cercando di capire, di arrivare al senso che sicuramente cercava di dirmi:
<< Sono... sono dei koan?
<< No, sono solo degli indovinelli!
La sua voce profonda e squillante mi riempiva come unonda; attorno a noi feriti gementi e persone che avevano conosciuto da vicino lo choc di chi sta per morire. Potevo percepire i loro spiriti tremanti e acquattati in fondo alle loro personalità, ma lui no, Tegon era se stesso e mi invitava a rispondere a degli indovinelli paradossali come se questi fossero la cosa più importante del mondo in quel momento.
<< ... Se si riempie... con un buco... la barca? Azzardai, sentendomi come uno scolaretto.
<< Ah! Ah ah ah ah ah! Gettando in aria la spada. Come mi piace questa!
* un soffio di vento
* erba antica
* le tue dita sulle mie
* un airone bianco è una macchia sulla neve
Unombra lo attraversò:
<< Il sorriso è la sola via che permette allarte di raggiungere la divinità. Non perdetelo mai! Le altre strade sembrano profonde ma sono solo labirinti della mente. Naturalmente è una mia opinione... Beleth, dobbiamo agire in fretta.
Mi toccò un braccio.
<< Avete qualche idea?
<< Stiamo perdendo, sapete? Il prossimo attacco segnerà la nostra fine.
<< Le forze in campo sembrano equilibrate...
<< La Materia lo è, il Sacro no. LOmbra piegherà la Luce e allora non conterà quello che farà lesercito in campo...
<< Avete una soluzione? Dovete averne, altrimenti non me ne avreste parlato, non siete il tipo di aver bisogno di appoggiarvi a qualcuno.
<< Il nostro Principe, il principe dei demoni sente il richiamo dellOmbra. I miei fratelli sono pronti a seguirmi fino in capo al mondo, ma non servirebbe. Ebbe una contrazione involontaria. Non servirebbe...
<< ...
<< Ascoltate, ho unidea ma non ne ho i mezzi.
<< Dite.
<< Un piccolo gruppo di noi dovrà infiltrarsi nelle linee nemiche quando la battaglia infurierà per avvicinarsi alla Grande Oscurità e, mentre è distratto dal combattimento con la Grande Luce, dovrà assalirlo ucciderlo!
<< Uccidere un emissario della divinità è impossibile. Non appartiene a questo mondo, lo deviereste temporaneamente da qui, ma poi...
<< Secondo voi quale è il loro punto debole?
<< Non ne sono sicuro... ma credo che se riuscissimo a colpirlo nel cuore, nel nucleo, dovrebbe indebolirlo o quanto meno per esiliarlo da questa dimensione.
Tegon, piantò la spada sul terreno e andò a rovistare nella sua bisaccia; tornò con una balestra di metallo opaco.
<< Datemi il dardo e lo pianterò dentro il cuore della Grande Ombra.
Mi fermai a riflettere. Un dardo in grado di raggiungere il piano Sacro e di ferire, magari ucciderlo. Un materiale che non appartiene a questa Differenza. Certo, si poteva fare qualcosa! Mi rivolsi verso Tegon:
<< La spugna! Esclamai. è la spugna che si riempie anche se piena di buchi!
Vidi il viso di lui illuminarsi:
<< Sì!
<< I cani non hanno le tasche!
<< Sì! Non vi fermate!
<< Tutti mangiano con la coda, non se la possono mica levare! - Presi a parlare, ad unire ciò che avevo acquisito negli anni, sintetizzandolo. - Cosa mangia un leone morto di fame? E cosa ha un re nella pancia?
Ci gettammo a terra ridendo a crepapelle. Fu in quel momento che compresi qualcosa della mia natura che ignoravo: in ogni arte che avessi imparato o conosciuto, vi avrei inserito un pizzico di ironia, una goccia di sorriso. Ritornai serio:
<< Potremmo fare un tentativo.
<< Avete il dardo?
<< Shraral, sarà il dardo.
<< Shraral?
<< La Nave magica, lunica in grado di forzare le Differenze. Fu costruita in un luogo vicino al Centro, nel tronco di Yggdrasihll, il Frassino cosmico che crea la Prima Realtà e le Differenze divergenti; useremo il suo legno. Ho bisogno di aiutanti per lavorarlo, però.
<< Tutte le creature della Luce saranno a vostra disposizione.
Feci un gesto di diniego:
<< Non cè tempo... - Dovevo procurarmi qualcosa che era sulla Nave ma una sensazione stridente attirò la mia attenzione: Guardate il Cielo!
Sopra le nostre teste, due enormi vortici stavano distorcendo lorizzonte.
<< Stanno riprendendo!
I due titani si stavano squadrando e lentamente si avvicinavano. Ad ogni passo, corrispondeva un brontolio del terreno; le loro auree vibravano radianti e rabbiose, non potevo far altro che restare affascinato dalle loro presenze, i miei occhi gemevano nel tentativo di fuggire loro, inchiodati. Era la consapevolezza della presenza del Numinoso che, agisce quasi direttamente, nella Terra che Decade. Avevano sentimenti? Mi chiesi. La perfezione è sensibile alle emozioni? Distolsi lo sguardo facendomi violenza e forse una parte di questo non riuscii a riprenderlo, poiché li vedevo ovunque come immagini fantasma che si sovrapponevano alle altre. Cosa siamo noi per loro? Creature o accidenti, casualità necessarie, sottoprodotto della creazione. Le Divinità avevano fatto il mondo per loro, non per noi; noi eravamo solo malattie, povera polvere che parteggiava ora per uno, ora per laltro a seconda del vento. Erano gli Adami primievi, androgini direttamente in contatto con la loro Essenza, con il loro cuore trascendentale.
Il Cuore, quel Cuore. Averlo! bramavo e accarezzavo lidea di poterne prendere un frammento, un pugno o anche meno della loro infinità. Presto torneranno a combattere
Capitolo 6: La Stirpe.
Corsi alla Nave; la viverna che per prima avevo catturato, fece un cenno di saluto, inespressiva e distaccata da tutto. Era diventata un golem di carne, prigioniera dell
incatenamento. Sistematicamente presi a studiare lo scafo, in cerca di qualche difetto o danno. La struttura di Shraral, aveva resistito allimpatto cosa avrebbe potuto danneggiarla? - Solo qualche ornamento secondario era andato distrutto. Mi portai dentro la cabina arrampicandomi tra le gomene e i remi, perché si era conficcata nel terreno, quasi verticalmente e presi, con cautela, lo sferoide. Controllai che i delicati meccanismi fossero intatti e uscii.<< Viverna!
La creatura si avvicinò e protese le mani sopra Rings; la ragazza, Taimiil, stava in disparte ad osservare. Toccai le mani della viverna e le spinsi verso il basso, contro lo sferoide.
Taimiil gridò.
<< Cosa vi spaventa? Domandai curioso della reazione.
<< Quella... quella... Batteva i denti, mentre parlava.
<< Materia: fuoco, aria, vento e acqua. Ho bisogno di un aiutante. Feci un ghigno: - Volete prendere il suo posto?
Impallidì, scuoteva la testa e indietreggiava, cercando con le braccia di appoggiarsi tentoni, di afferrarsi a qualcosa...
<< Posso essere daiuto mylady? Tegon prese per le spalle da dietro; Taimiil gemette, poi riconoscendolo si gettò tra le sue braccia:
<< Aiutatemi, quel demone... oh, Dea! È spaventoso!
Tegon la tenne forte:
<< State tranquilla: Beleth è nostro alleato.
Taimiil, non del tutto rassicurata, si rannicchiò contro Tegon.
<< Ecco fatto! Esclamai contento. Adesso ci vuole un nome .
Mi guardai intorno, soffermandomi di volta in volta sui particolari ora del viso di Tegon, delle mani di Taimiil e così via, finché, sforzandomi di utilizzare quello che avevo imparato:
<< Pizzo! Ti chiamerai Pizzo e però, perché gli altri non ti prendano sul serio aggiungerò: mezzanotte. Ci vuole qualcosa che dia prestigio al tuo nome, figlio mio: Pizzo Mezzanotte.
<< Magnifico! Disse Tegon. Che ne pensate, mylady?
<< Forse, forse sarebbe meglio un numero. Sussurrò questa tremante.
<< Un numero Pizzo, è interessante come idea. Pizzo B. e Pizzo B. Pigreca! No, non suona bene.
<< Usiamo un numero naturale, affrontiamo la questione in maniera semplice, che ne dite?
<< Pizzo B. Ventisette?
<< Troppo poco.
<< Cinquantasei.
<< Cinquantasei, che significa? Nel senso di sette per otto? - Domandò sbalordita Taimiil.
<< Sessantatre.
<< Nove per sette!
<< Uffaaaa, allora nove per otto!
<< Pizzo Nove per Otto ma tutto attaccato?
<< No, Pizzo B. Settantadue!
<< Pizzo B punto Beleth Settantadue - Mormorò di rimando la ragazza, aggrappandosi al braccio di Tegon
<< Pizzo B. Settantadue! Disse forte il demone ridendo. Benvenuto tra noi Ser Pizzo!
<< Vi, vi piace? Domandai, ma la frase si smorzò contro il palato e rimase ferma, a metà. Una sensazione di gioia mi attraversava come una calda carezza dalla nuca e si irradiava nello stomaco. Mi sembrava di avere migliaia di farfalle dentro che si alzavano tutte insieme e coloravano ogni parte della mia anima. Pioggia di nuvole colorate.
Ero felice, avevo avevo creato. La mia prima opera. La mia stirpe
Come lo scultore con il marmo che segue la forma che traspare dal blocco, io, avevo modellato gli elementi del mondo che formavano la viverna e da questi avevo plasmato la mia immagine. Avevo infuso in Pizzo ciò che serviva ma anche quel pizzico di ironia che sentivo tanto importante.
Gli occhi dei presenti erano rivolti verso di questi che restava fermo e imbambolato, inebetito. Taimiil fece un passettino appena accennato nella mia direzione:
<< Che cosa gli succede? È come in trance. Indicandolo.
<< È come un bambino appena nato.
Presi per mano Pizzo e lo condussi alla Nave, lui obbediente mi seguì, gli parlavo mentre salivamo dentro. Volevo riversare su di lui tutto quello che avevo appena scoperto, ma anche ciò che sapevo. Non cera il tempo, purtroppo; mi vennero le lacrime agli occhi. Mi resi conto che stavamo battendoci per la vita, per sopravvivere, in un mondo senza significato, in una Divergenza Laterale, infima; un senso di mestizia calò in me come nebbia. Mi voltai a guardare Pizzo. Sei appena nato e temo già per la tua vita, che ti ho dato? Cosa ti sto offrendo, sofferenza e dolore? Ci sarà mai gioia in questo mondo senza tregua, diviso da un ferreo dualismo divino?
Gli animi delle persone ne sono sconvolti e devastati. Vincere, non è possibile. Non è possibile. Sai, penso, ma è una riflessione assurda: forse dietro di loro cè unentelechia primordiale, annoiata; una malata di schizofrenia che si è divisa per attendere la fine delleternità. Figlio, figlio mio non ti avessi dato mai la luce!
Capitolo 7: Excitate vos et somno.
Un colpo di vento fece schioccare la Vela purpurea. Mi riscossi: il simbolo della mia gente era alto e ondeggiava superbo: - "Io sono lessenza della tua gente, io sono ciò che è nel suo nome, il MA; sono vita e suono, sono verbo e mondo! Guai a chi si dimenticherà di me! Io ho superato le Differenze e conosciuto i cristalli dellarcobaleno. Nulla potrà piegarmi " Era un rombo profondo, subsonico che mi parlava da dentro, dallhumus oscuro della psiche. Mi rimproverava, facendomi tremare come un bambino, era una musica dorgano cupa e maestosa che, si allargava nelle terzine quando si incrociavano tra loro. Era il MA che mi chiamava. Il simbolo che nasconde linfinito e il nulla assieme, la spirale celtica e la catena di Moebius. Feci un gran respiro. Strinsi forte i denti, serrandoli:
<< Figlio mio, ricaveremo un dardo dal legno di Shraral, dallo stipite del letto
Appoggiai la mano sulla sua fronte e toccai un punto ricettivo: i filamenti neurali si unirono scambiandosi e instradando complessi schemi mentali: ippogrifi azzurri, glifi brillanti e catene intrecciate a doppia elica. Lasciai scivolare verso di lui il Mana della sapienza e pronunciai gli incantesimi della Forma. Poco a poco presero posto nella sua anima le pergamene dei trentasei Lamed Wufnik; incastonai, come un gioiello, la conoscenza di rubino del Kuyata fissandola nelle pieghe stropicciate della sua materia grigia.
Un movimento della nave mi fece quasi perdere lequilibrio: non cera abbastanza tempo, la tregua dei Campioni poteva cessare da un momento allaltro. Interruppi gli incantesimi dellanima e mi rivolsi ad Aimill.
<< Tu, ragazza! Mentre stavo entrando nella cabina. Ho bisogno di te: sarai la portatrice del dardo. Cerca una tunica azzurra leggerissima e indossala, poi vieni qui, con i simboli della Luce.
Taimiil mi guardò stralunata.
<< Muoviti! Le gridai dietro, senza aspettare la sua reazione.
Pizzo si stava guardano attorno, sapeva cosa dovevamo fare e come, il suo istinto era forte. Ci avvicinammo ad uno stipite abbastanza largo e intrecciando le mani prendemmo a recitare il mantra.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
Cantilenammo, lasciando che la nostra aura si spandesse, aumentammo la concentrazione, sentivo un tremito e delle piccole gocce di sudore sulla nuca
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
Le mani di Taimiil si muovevano nervosamente, cercandosi e torcendosi. Aveva il viso abbassato e sembrava intenta a seguire il mormorio che veniva da dentro la nave che, come un canto annientatore, corrompeva e imputridiva tutto ciò che toccava. Troppo alieno e distante.
<<
Tegon, con le dita, alzò il mento di Taimiil, delicatamente; lei socchiuse gli occhi:
<< Siete spaventata?
<< Sì, un po. Sottovoce. - No, finché voi sarete accanto a me. Tentò un sorriso.
Il demone increspò le labbra. Fece scorrere il dorso della mano sulla gota di lei, era una carezza leggerissima quasi impalpabile.
<< Andate, dovete purificarvi.
<< Ma come?
<< procuratevi la tunica azzurra delle vestali, la rosa blu e delle gocce della Dea. Io andrò a parlare ai generali.
La ragazza appoggiò il palmo della mano sul petto di Tegon:
<< È lunica soluzione? Mi sembra una pazzia.
<< Lo è, stiamo facendo quello che non si aspettano. Usiamo il libero arbitrio.
<< Come, come potete essere così sereno? Io cerco di tranquillizzarmi ma ho paura. Paura, paura di tutto, non posso far altro che aiutarvi a cercare di uccidere. Sono diventata un cavaliere della Dea proprio per amore del prossimo e adesso devo calpestarlo, devo aiutare ad uccidere. Non avete pensato per un istante che forse tutto questo è solo una prova della Dea per leggere nei nostri cuori? Non avete riflettuto che forse Lei ha già vinto questa guerra e adesso ce le ripropone come un miraggio per giudicare
<< No, non ci ho mai pensato e quello che dite è troppo complesso per me. Le vostre parole sono pericolose perché hanno dentro il germe della sconfitta e non perché non siano profonde, tuttaltro, perché lo sono troppo, andate a cercare troppe sfumature. Un guerriero non può permetterselo, chi lo fa è un guerriero morto.
Capitolo 8: I Cavalieri Neri.
Tegon, a grandi passi, raggiunse in fretta la tenda dove si stava tenendo il consiglio di guerra:
<< La fanteria formerà due linee con le lance abbassate a terra, la cavalleria resterà dietro e i reparti corazzati ai fianchi interverranno quando lattacco nemico si spezzerà. Faremo una manovra a tenaglia e il grosso delle truppe una volta intrappolato verrà fatto a pezzi dai cavalieri neri. Domande? Il generale vestito di pelle avana e una semplice cotta metallica si guardò attorno, cercando tra i suoi attendenti obbiezioni, nessuno fiatò, il generale riprese a studiare la cartina sulla tavola. La tenda era divisa in due parti, nella prima stavano i generali e i principi, nella seconda, il generale di turno che spiegava la strategia da adottare e più oltre, separati da guardie, vi erano i curiosi, i nobili e gli araldi che dovevano poi, portare gli ordini ai vari reparti. Tegon si era portato al limite consentito: la picca di una guardia gli sbarrò il passo.
<< Solo una. Disse Tegon, rispondendo, nel silenzio.
Il generale alzò gli occhi dalla mappa con le sopracciglia aggrottate:
<< Chi si permette?
<< Tegon, mio signore. Rispose il demone, facendo un cenno con la testa.
Un mormorio di approvazione si levò tra gli astanti. Alcuni armati appoggiarono le spade a terra e attesero.
<< Una banale considerazione: cosa succederebbe se noi vincessimo qui e - alzò un dito al cielo Lui perdesse lassù?
Il mormorio si trasformò in una confusione di voci e commenti. I presenti scuotevano la testa e gesticolavano, lumore tiepido della folla, si era trasformato in irritazione crescente. Inutilmente il generale chiedeva silenzio e quando alla fine la calma fu riportata:
<< Ser Tegon, tutti riconoscono il vostro valore, siete il migliore della vostra razza; ma mettere in dubbio questo
<< La mia analisi è banale. Conosco il valore del nostro esercito e tuttavia, nulla posso dire di Lui.
<< Lui è la manifestazione della Dea. Non può essere battuto.
<< Perché dobbiamo batterci noi, allora?
La folla riprese a vociare protestando e insultando il demone. Le guardie riuscirono a riportare lordine con fatica.
<< La vostra domanda è troppo vile e non è degna di risposta. Adesso se volete scusarci, abbiamo una guerra da vincere.
Il silenzio divenne pietra rugosa, macigno nero che non si scioglieva; Tegon riprese a parlare rapidamente:
<< Perdonatemi ancora, quello che volevo dire, è: qual è il nostro compito? Forse, noi, non dobbiamo combattere i soldati nemici, ma concentrarci sullaltro, sulla Tenebra.
Il generale si passò una mano sui capelli, Tegon notò che era piccola e delicata come quella di una donna.
<< Nessuno, può danneggiarli, lo sapete bene. I nostri arcieri hanno tentato di ferirlo ma, cè come un campo, un alone che distrugge tutto ciò che tocca. I maghi dicono che la loro aura Sacra sia inviolabile per le nostre armi. Loro, appartengono al mondo del Sacro. Nessuna magia può toccarli. Noi dobbiamo fare il nostro dovere e Lui, il suo.
Tegon fece un passo avanti, scansando le guardie.
<< Datemi cinquanta cavalieri neri
<< Impossibile!
<< Ascoltate, forse ho larma, un dardo che può colpirlo, non è stato forgiato da mano mortale e viene da un luogo alieno e impossibile anche per Loro; debbo solo avere loccasione, la possibilità di avvicinarmi abbastanza perché sia a tiro con la mia balestra.
<< Non posso distogliere cinquanta cavalieri neri.
Tegon lo afferrò per le braccia:
<< Voi sapete che ho ragione! Sibilando piano. Le guardie si mossero nervose, indecise sul da farsi.
<< E voi sapete che non posso rischiare! Si liberò dalla presa con uno strattone. Adesso andate.
Le guardie si avvicinarono minacciose. Tegon, si allontanò livido. Uscì dalla tenda silenziosamente, aveva negli occhi uno sguardo terribile. Stava incamminandosi in direzione della nave, quando un araldo si avvicinò:
<< Il Principe delle Tenebre, il signore dei Cavalieri Neri, vi porge i suoi saluti e vi chiede un colloquio.
<< - Stupito. Certo, indicatemi il suo accampamento e lo raggiungerò subito. Rispose.
* - Tenebra a Voi, demone Tegon.
* - Mi avete chiamato, Principe delle Tenebre - con un cenno della testa a mò di saluto.
* - La Luce vacilla. Mormorò questi.
* - Sta per spegnersi. confermò Tegon.
* - Voi siete conosciuto anche come Kaklyn: colui che non è mai stato sconfitto
* - Temo che questa volta dovranno inventarsi un altro nome.
* - Mi hanno detto che avete un piano.
* - Unidea folle, più che un piano.
* - Parlatemene, chissà che un folle non riesca dove la ragione barcolla e zoppica.
* - Colpire Tenebra direttamente, senza aspettare che lui vinca il nostro angioletto.
* - Che arma avete?
* - Ho un dardo.
* - Può ucciderlo?
* - Forse no, non si sa. Può esser solo esiliato da questa nostra Terra.
* - Demone Tegon Sento loscurità mugghiare dentro e la nostra anima tremare come un cespuglio di arbusto nella tempesta. Loscurità ci chiama con forza e combatterla è doloroso. Vi offro venticinque cavalieri scelti, venticinque cavalieri neri supremi. Non oso distoglierne di più
* - Non si ritorna dalla missione che offro.
* - Neppure voi ritornerete Kaklyn e tuttavia siete qui, a chiedere
Tegon fece una smorfia con la bocca, appoggiò la mano sullelsa opaca della sua spada e si inchinò:
* - Tenebre a voi, Principe
Capitolo 9: Flanny.
<< Ditemi Tegon, è la fine del mondo?
<< Forse sì.
<< Quando arriva la fine, a volte accade improvvisamente e non si può rimediare o fare nulla. Altre è preannunciata o presagita. Ma parliamo sempre di fine individuale, la morte di una persona o anche di mille o milioni; non riesco a concepire che tutto termini. Che si arresti il ciclo della natura, della vita, che le stelle svaniscano, che il vento si arresti. Voi sentite che Lui non riuscirà a vincere?
<< Lui, perderà. Ne sono certo. Si voltò a guardarla, ad osservare ogni particolare di quella creatura ultranaturale.
<< Eppure, è così bello, così nobile; la sua aura è morbida e dolce e forte - Taimiil avvicinò il viso alla spalla di Tegon.
<< Mylady, le sue qualità non riusciranno a salvarlo.
<< Ma può morire una creatura come Lui?
<< Per mano nostra, sicuramente no. Chi può sapere cosa è in grado di fare Tenebra?
Tegon alzò una mano:
<< Ascoltate, i nostri compagni stanno ancora lavorando dentro la Nave.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
Stavamo facendo un buon lavoro: eravamo riusciti ad isolare e deviare una sezione di Yggdrasihll, abbastanza grande da ricavarci il dardo. Continuammo il mantra mentre uscivamo fuori. Eravamo sudati e stanchissimi, dovevamo tenere in una posizione di stasi la sezione altrimenti avrebbe cominciato a distorcere la Differenza e senza la struttura incantata di Shraral lavrebbe frantumata ad ogni livello di Realtà. In effetti è quello che speravamo accadesse.
Vidi Tegon e vicino a lui, troppo vicino, la ragazza Taimiil. Con movimenti impercettibili le loro mani si stavano avvicinando, le loro dita toccando, intrecciando. Possibile che lattrazione debba prevalere su tutto?
<< Ecco il dardo! Piroettò Pizzo.
<< Ehi! Attenzione, se perdiamo la concentrazione questo frammento trapasserà le Differenze come un fiammifero acceso tra le ragnatele! Esclamai, leggermente irritato.
<< Scusate Creatore. Mormorò Pizzo, sorridendo tra i baffi.
<< Adesso dobbiamo forgiarlo.
Riprendemmo con la nostra operazione cercando di adattare il legno ad una forma allungata. Come sempre il tessuto del Reale si stravolgeva un poco e si generavano effetti singolari: una pioggia di sassolini, spirali concentriche di stelline che esplodevano in una fiammata, rane saltellanti; eravamo così concentrati che sarebbe potuto cadere un pianeta, accanto e avremmo sentito lo schianto dopo. Con la coda dellocchio intravidi Tegon lasciare la mano di Taimiil, di scatto e guardare in su, in direzione della Luna Azzurra, gesticolando. Lurlo di una ragazza, in qualche modo familiare mi costrinse a voltarmi. Cosa ci abbia salvati in quel momento, proprio non lo so. Pizzo strabuzzò gli occhi e prese a sudare copiosamente:
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
<< Calmatevi! Era la voce forte di Tegon.
Lei era alta, flessuosa e spaventata.
<< Dove sono? Con voce rotta.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
Le sue frasi si inframezzavano con lincantesimo rafforzandolo. Feci un cenno a Pizzo, come per dire: "ce la fai per un po?" Lui annuì.
Tegon stava facendo di tutto per tranquillizzarla ma era troppo spaventata e quando mi scorse, fece un balzo in piedi come se avesse visto un fantasma. Corse da me:
<< Tikemon - con voce rotta.
<< Come fate a conoscere il saluto della mia razza? le chiesi stupito. Chi siete? Parlate! Mi aveva preso alla sprovvista: solo io e Pizzo conoscevamo il saluto di FinisTerrae. Mi ritrassi, colpito da una verità elementare. La Distorsione! Deve essere sbalzata da chissà quale tempo Futuro. Chinai la testa e cercando di essere più cortese che potessi:
<< Mia signora, anche se tutto quello che vedete vi è inusuale, state tranquilla. Siamo vostri amici.
<< Questo
Stava toccando con le dita lideogramma che avevo ricamato nella parte alta della giacca, mentre si tormentava il medaglione al collo, come se non si decidesse a mostrarlo.
<< È il simbolo della mia Famiglia. Sorridendo.
Ella alzò il medaglione e lo fece ondeggiare davanti a me:
<< Mi chiamo Flanny e sono della quattordicesima generazione della stirpe dei Beleth - Disse in un soffio.
Nel medaglione era inciso lo stesso ideogramma. Si avvicinò verso di me e con la mano fece scorrere le dita sul mio volto.
<< Io, io ho conosciuto queste linee e queste curve. Per anni ho sentito i marmi scolpiti secondo questa sensazione
Si inchinò chiudendo gli occhi e abbassando la testa:
<< Voi siete il progenitore. Io sento la vostra anima, Beleth, lo sento. Mentre pronunciava quelle parole, piangeva. "Voci diverse e attenuate, parole magiche... dove vai mia signora? E l'amore? L'amore che scorre come una lacrima tra le nostre guance... tu che voli lontano oltre i cieli, ma a mezza altezza della vita..." lavete scritta voi, è un brano di una poesia più lunga, il resto non mi torna in mente.
Uno schianto secco mi fece ricordare:
<< Il Dardo!
Flanny ed io corremmo verso Pizzo e assieme recitammo la frase; la ragazza imparava con una facilità stupenda. Non so come spiegare la sensazione di serenità che mi dava la sua presenza.
Capitolo 10: Amore ?
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt.
Tegon ci osservò per qualche secondo:
<< Sono diventati tre! Esclamò ad Taimiil sorridendo.
<< Sì. Porgendogli la mano. Li scorsi allontanarsi: erano leggeri, come nebbiolina primaverile; si diressero verso Shraral.
Quando la seconda Stella sorse illuminando di arancione la pianura e gettando delle lunghissime ombre, terminammo.
<< Fatto!
Diedi ordine di montare il dardo nella balestra di Tegon e mi avviai verso la Nave. Mentre mi avvicinavo, sentivo che una parte di me era attenta a non fare il pur minimo rumore. Mi rendevo quasi conto che non volevo essere notato. Loro erano dietro, nellombra di Shraral, in un luogo abbastanza riparato, erano vicinissimi, si abbracciavano. Sentii una specie di stretta dentro, una contrazione e il cuore palpitò con un sobbalzo.
<<
quando al tramonto della sera
quando alla luce bianca della stella
quando su Noi il vento spirerà
quando la polvere nello specchio della mia anima si poserà,
allora vi troverà scritto il tuo nome
intrecciato con un canto:
Taimiil, Amore mio, "ti amo"
Stavano sussurrandosi delle parole con le labbra che si sfioravano e i miei sensi li sentivano come se loro due, stessero urlando a pochi centimetri da me.
<<
non v'è bilancia nell'amore
non v'è distanza nel cuore
non v'è altro che amore
amore amore e amore...
Amore ancora quel suono. Quelletichetta che io comprendo e, non vivo. Sensazioni verso unaltra creatura racchiuse nel suono, nel simbolo: AMORE. Mi feci avanti, proprio nel momento esatto che le loro labbra cedevano al desiderio e cadevano abbracciate.
<< Senza di te le parole non scorrono
Il fiume senza il letto è poca acqua
Dolce velo del mio sguardo...
La ragazza si ritrasse di scatto ed arrossì guardando verso il basso, anche Tegon sembrava imbarazzato:
<< Ho interrotto qualcosa? Domandai, con una punta di ironia.
<< B bella poesia. Siete bravo. Disse Tegon.
<< Ho udito le vostre, mentre venivo qua e ho pensato che vi sarebbe piaciuto ascoltare anche la mia ma forse si ascoltano meglio così - Abbracciai Taimiil e mi avvicinai al suo viso, alla sua bocca, alle sue labbra.
Lei, mi respinse, poggiando le mani sul mio petto spaventata; Tegon fece un passo in avanti:
<< No! Tuonò.
Mi fermai
<< Scusatemi. - Mormorai. Non so cosa mi abbia preso. Avevo dentro una sensazione che non riuscivo a definire: Irritazione? Vuoto? Bisogno? Fame? Nostalgia Mi sentivo a disagio
Sfiorare gli occhi con i suoi; nella sera di cristallo, le trame degli sguardi, diventano tela incantata.
Avvicinarsi a lei per vivere meglio il suo abbandono.
Naufragare, affondando al ritmo del respiro che si interrompe quando lei lo accarezza con gli occhi,
Il cuore sobbalza quando le labbra si muovono...
Nella sua anima un milione di frasi intrecciate come antichi paesaggi lunari
Mi ritornò in mente una frase di Yasenak: "Baciare è un modo per mettere due persone tanto vicine da non vedere cosa cè di sbagliato in loro"
La tensione mi aveva prostrato più di quanto avessi immaginato. Con lo sguardo rivolto verso il basso tornai dagli altri, dalla mia famiglia. Amore che strana sensazione assurda, se Tegon riusciva a giocarci così, io non ne capivo neppure la praticità.
Capitolo 11: Demoni.
I due Titani erano ancora inerti, si fronteggiavano immobili, attraversando la distanza che li separava solo con le loro aure, solo sul piano del Sacro.
<< Non capisco come mai ancora non abbiano ripreso ad attaccarsi. Mormorò Tegon. un nitrito alle sue spalle, lo scalpiccio di numerosi zoccoli e un silenzio gelido, accompagnato da rumori di armi che sfregavano cuoio.
<< Sono arrivati. Disse.
<< Siamo pronti, attraverseremo il mondo se necessario, come una lama insostenibile e lo spaccheremo.
Tegon si inchinò:
<< Siete la nostra scommessa. Attenderemo larrivo dellultimo nostro componente e poi attaccheremo.
Flanny si era allontanata e aveva raggiunto la retroguardia.
Il carro era carico di masserizie e traballava sotto il peso. La donna sulla cima, in cassetta, ondeggiava la frusta e il cavallo si spostava di lato, per quanto potesse. Dietro, coperto con un lenzuolo, un uomo guardava il cielo con gli occhi spalancati e terrorizzati. Più oltre altri carri, altre storie si stavano allontanando dal centro della battaglia.
<< Tikemon. Salutò Flanny.
<< Cosa volete da noi? Andatevene. Siamo gente povera che non ha più motivi di essere qui. Bofonchiò la donna.
<< Non era mia intenzione mettervi in difficoltà. La illuminò del suo sorriso migliore.
<< - Si portò una mano sulla testa, grattandola e: - mio fratello è stato ferito, non può più combattere. Non sappiamo cosa ci succederà, vogliamo solo allontanarci. la strada va verso Ovest, sembra che arrivi fino oltre lorizzonte. a quelle montagne laggiù e poi sia quel che sia.
Flanny abbassò lo sguardo e notò che alluomo mancavano entrambe le gambe. Una sensazione di gelo lattraversò, toccò il braccio alla donna; scappare per dove trovare una vecchia traccia e tornare indietro, oltre le montagne che ci racchiudono, che ci imprigionano. Quando arriverai alla fine della strada, forse crederai che non ci sia più nulla, che non è stato creato ancora nulla, perché le Dee sanno che non ci sarà un domani per noi. Siamo ancora nel Tempo? La vicinanza con il piano Sacro è così grande che tutto è distorto Loro non vivono nel Tempo, ne sono al di fuori, lo vedono scorrere come un fiume o forse come uno stagno e quando vogliono infilano una mano per prenderci, per dominarci. Sentì come un campo elettrico le avesse fatto rizzare i capelli in testa: il cielo si era oscurato e nuvole lunghe e grigie dalle quali baluginavano lampi multicolori. Devo rientrare è già ora.
Flanny voltò le spalle alle lunghe file di feriti e carri che si dilungavano verso Ovest. Si strinse le braccia al corpo rabbrividendo.
Venticinque ombre oscure stavano immobili contro il paesaggio. Erano delle macchie cattive che sporcavano il foglio degli Dei.
i nostri cavalli erano nervosi, la vicinanza con i cavalieri neri non era rassicurante. Osservai gli altri: Tegon stava fissandosi lelmo, Taimiil vestita con una semplice tunica azzurra cercava di sostenere il peso dellenorme balestra metallica e vicino, salmodiando le parole del mantra di Contenimento, Pizzo e Flanny. i cavalieri neri si disposero attorno a noi come un guscio di acciaio brunito. Taimiil era pallida, tremava. Noi eravamo il suo unico scudo , la sua unica protezione contro le lame nemiche.
Stavamo terminando i preparativi, quando mi vidi, schierati davanti a noi file di soldati e cavalieri, mi rivolsi a Tegon con aria interrogativa:
<< Demoni. Rispose sorridendo.
Questi presero a battere le armi contro gli scudi secondo un ritmo lento e cadenzato e dalle loro bocche si levò un canto.
Prima del Tempo, ceravamo noi
Prima degli Dei, vibravano i nostri cuori
Prima della Vita, solo noi.
Demoni
Sulle fredde spiagge di Ymir
Nel golfo nero del Ginnungagap
Tra i recinti cosmici.
Demoni
Gli Dei scoloriranno
Il Tempo si arresterà
Il mare si raggrumerà
Demoni
Noi resteremo.
Noi resteremo
Noi resteremo
Demoni
Dove avevo già sentito quel canto? Non lo sapevo, ma era dentro di me dentro il baratro oscuro della mia anima; con un urlo ci lanciammo al galoppo contro le linee nemiche, contemporaneamente gli arcieri della Luna Azzurra incoccarono le frecce. Vedemmo i nostri soldati correre con le lance abbassate e gli scudi alzati; Tegon si voltò un attimo e incontrò lo sguardo del generale che, sul suo cavallo annuiva, gravemente.
Il generale aveva disposto due lunghe file di fanti, intravedevo dietro gli elmi il viso teso dei soldati.
Il loro grido si perse nellaria.
Capitolo 12: La Fine.
I due eserciti si stavano scontrando al centro dello spiazzo e le due Figure erano ancora immobili. Stavamo avvicinandoci alle linee nemiche facendo una larga curva quando, di scatto, Tenebra colpì. Si allungò trasformandosi in un cobra e circondò laltro. Prima che potessimo reagire li vedemmo barcollare e cadere. Tenebra riprese la sua forma, un ghigno gli tagliava il viso, afferrò il collo e con un colpo brutale glielo spezzò. Un gemito si alzò dal cielo, un alone di fumo, prese ad oscurare la Luna Azzurra e:
<< Guardate! qualcuno esclamò.
<< Lerba! Lerba muore!
Vedevamo lerba trasformarsi in una massa di fili grigi e poi liquefarsi in una massa pulsante e rantolante che impastava e rendeva scivoloso il procedere.
Flanny si avvicinò a Taimiil e le toccò una spalla:
<< Coraggio, siamo arrivati alla fine. Adesso non ci sarà più tempo di pensare o riflettere, dovremo agire e basta. Seguire il nostro istinto.
<< Ma ma Lui è caduto. Piagnucolò la ragazza cerulea. è morto!
<< La mia spada e il mio scudo sono per voi. Flanny vi proteggerà. Sorrideva ma era ghiaccio scolpito nel vuoto.
Mi voltai verso Tegon:
<<
<< Non mi aspettavo che succedesse così velocemente - Rispose questi alla mia muta domanda.
<< Taimiil, tenete stretta la balestra. Andiamo, presto! Urlai, spronando il cavallo.
Ci scagliammo in direzione di Tenebra che si era fermato immobile e guardava beffardo il cielo, la Luna Azzurra. Come impazziti le schiere nemiche si stavano muovendo spazzando via tutto ciò che incontravano, disperdendo come pula di grano la debole resistenza. I nostri fanti vagavano come marionette senza più fili, senza resistenza, senza volontà di combattere e si lasciavano colpire con indifferenza, piegandosi alla morte.
Forse fu per questa circostanza che ci permisero di sfondare le loro linee senza neppure un rallentamento: erano troppo presi alla caccia.
Ma, dopo i primi momenti di sbalordimento, eravamo a poche decine di metri, scorsi con la coda dellocchio degli orchetti che ci stavano indicando e incoccavano le frecce enormi. Pizzo e Flanny continuavano a cantilenare il mantra della stasi.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt. Excitate vos et somno, liberi fatali. Somnus non est.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt. Excitate vos et somno, liberi fatali. Somnus non est.
Cercavamo di avvicinarci disperatamente il più possibile a Tenebra per poterlo colpire con la balestra. Le spade dei cavalieri neri erano piume mortali che volteggiavano tutto intorno facendo volare vite e carne, anime e corpi. Il primo nugolo di frecce ci colpì alla schiena. I cavalieri Neri crollarono rotolando senza un lamento. Le altre colpirono i nostri cavalli facendoci cadere e mettendoci alla mercé degli orchetti che premevano.
<< Pizzo, Flanny, seguite Taimiil e impedite a chiunque di avvicinarsi al Dardo. Taimiil, state incollata a Tegon ed evitate di fare movimenti bruschi. Evitate di far cadere la Balestra altrimenti svaniremo in uno sbuffo inutile. Io vi seguirò alle spalle!
Cercavo di essere lì in quel momento, di non pensare, ma non riuscivo; una parte di me vagava, mi sembrava di essere uno spirito distaccato da ogni cosa perché sa che alla fine vince sempre. Le abrasioni e le ferite superficiali che il combattimento mi procurava non mi facevano rientrare in me stesso, anzi, mi tornò in mente Al Azif il libro che per anni avevo cercato di interpretare e i cui simboli erano viva espressione del male più immondo. A Toveyo il Giudicante e Yaotzim il Nemico, i suoi Guardiani. Due entità malvagie e contrastanti che amavano adescare le vittime con Al Azif e poi li annegavano nella loro liquida maledizione, due guardiani come qui Mi sentivo annegare, ad ogni colpo inferto o ricevuto, sprofondavo sempre più profondamente e il mio corpo seguiva il ciclo finale della vita, decomponendosi. Un muro di visi e di ghigni si affacciò come una valanga: teschi sbiancati dallavidità di sapere o dal potere, dal desiderio di un abbraccio, di una carezza.
La sofferenza non è nelle parole, è nella mancanza di tenerezza Beleth! Beleth! Svegliati, non è il momento per cadere, per lasciarsi andare. Di colpo, guardandomi attorno vidi negli occhi e nei visi dei miei compagni, lo stesso stordimento non era la mia mente, era, era Lui. Era Tenebra che appesantiva i nostri animi, il nostro spirito e lo rendeva labile, debole e fragile. La Dea non esiste! Esiste unicamente il Male che è dolore e sofferenza, ogni forma di sollievo è solo una assenza di questi
<< No! Tegon mi prese per un braccio, indicò Tenebra. No!
Un punto di luce mi bruciò dove mi aveva toccato e divampò. Percepii una voce profonda dentro, era qualcosa che ribatteva alle mie asserzioni che le cambiava, le irrideva: filosofia da quattro soldi pura suggestione da baraccone, Beleth! Se vuoi domandarti qualcosa, chiediti: "Cosa fa un elfetta dopo essere caduta e essersi sbucciata un ginocchio?"
<< Eh? Mi riscossi. Con un gesto sprezzante spinsi lontano il mio avversario e guardai Tegon, sorridendo. -Vivere senza pensieri.
Ero euforico, sentivo una energia dentro così grande che avrei potuto spazzare via tutta la masnada di orchi, goblin e ogni creatura infernale avessi trovato nel mio cammino!
E
E
Troppo tardi mi voltai verso Flanny!
Le stavo facendo il gesto di porgerle la mano per aiutarla, quando intravidi una freccia che le spuntava dalla schiena.
<< Flanny! Gridai.
Sembrava che stesse cercando qualcosa, aveva gli occhi attenti e un sottile rigo di sangue attorno alle labbra. Si gettò contro Taimiil mentre questa cercava di ripararsi per sfuggire ai dardi. Flanny si fece istrice spaccato, il nuovo si sfracellò sotto i colpi. Aveva protetto Taimiil, come aveva promesso, la sua leggera armatura brillò del sangue dei demoni.
Con un rantolo prese a trascinarsi carponi verso di me.
<< Flanny - Sussurrai, incurante della battaglia. Flanny, non ti muovere, ti prego - La presi tra le braccia cercando di non toccare le frecce. Con una mano le accarezzai il viso, pallido. Gli occhi erano diventati due pozze biancastre. Ebbe uno scatto respirava a fatica, gorgogliando, si portò il dorso della mano contro il viso:
<< Padre ho freddo. un demone non può morire vero? Un tremito continuo la scuoteva.
<< Non parlare
<< Il cuore di Tenebra, dovete impedire... il cuore di Tenebra. La Stirpe Oscura dei Beleth neri! In un ultimo soffio.
Flanny,
Flanny,
Flanny lungo le scaglie del mare Oceano ho solcato con la mia Nave; le ho solleticate e graffiate. Un giorno, anzi una sera Lui mi chiamò e mi disse in sogno:
<< Ricordi la tua Stella Cadente, quella che ti ho mandato tanti anni fa?
<< Sì
<< É il momento di restituirla.
Grandi ondate e colpi di vento si abbatterono sulla nave spezzandola come un giocattolo di paglia, sentii il legno marcire e il mio nome volare in alto, fino a che, in ultimo, anche la notte mi raggiunse e caddi, caddi sprofondando nel nulla...
Come è la morte?
Verde, blu, nera o gialla,
Una ragazza piangendo mi disse che era bianca
Ma si sbagliavano
Tutti
La morte.. è silenzio è un grande immenso istante di silenzio.
L'ho scritto non so quante volte e ogni volta il cuore brilla nelle sue ferite...
Il nulla è in me ed io in lui
Quando le mie labbra si scioglieranno vorrei pensare a te, a tutto quello che è stato e ai tuoi momenti di gioia. Dovunque sarai, ti auguro di renderli fiori infiniti e che i tuoi sogni siano lievi e delicati come i petali di ciliegio nella tempesta della tua anima
Lentamente tutto ciò che ci circondava, riprese forza e vigore, i suoni si fecero più intensi e le figure solide. Il corpo abbandonato di Flanny tra le braccia - ma un demone può veramente morire? - e, poco lontano, rannicchiata con la balestra, stretta, Taimiil; Pizzo che roteava la spada cercando di ripetere il Mantra: - Cunae non sunt e Excitate vos et somno, ma incespicava sempre di più distratto dallazione. Un rombo mi assordava le tempie, gridai e lurlo si fece tempesta, la tempesta divenne un drago ferito, zoppo, morente.
<< Tegon! indicai la Balestra e il Dardo che stava vibrando.
Tenebra aveva levato le braccia al cielo per afferrare la Luna Azzurra; la sua aura brillava come una corona solare. Tegon strappò di mano la balestra alla ragazza e prese a correre.
<< Presto, Pizzo! Laltra parte del mantra, appena scocca il Dardo. Il mantra dellannientamento!
Attorno a Tenebra tutto stava raggrinzendosi e perendo, anche gli orchetti si disfacevano a contatto con la sua energia radiante. Vidi Tegon indietreggiare di un passo mentre veniva colpito dallaura mortale e cadere in ginocchio; con la balestra in mano prese a strisciare; dallarmatura uscirono gocce prima e, poi rivoli di sangue, disegni mortali istoriarono il metallo nero: - ma un demone può morire?
<< Tegon! Lanciate il dardo adesso! Non avvicinatevi ulteriormente sarebbe la vostra fine!
Nellistante che un goblin spezzò la lancia nel suo fianco, tirò il grilletto.
Capitolo 13: Il Cuore Di Tenebra.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt. Excitate vos e somno, liberi fatali. Somnus non est. Surgite. Invenite hortum veritatis. Ardente veritate urite mala mundi. Ardente veritate incendite tenebras mundi.Valete, liberi, diebus fatalibus.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt. Excitate vos e somno, liberi fatali. Somnus non est. Surgite. Invenite hortum veritatis. Ardente veritate urite mala mundi. Ardente veritate incendite tenebras mundi.Valete, liberi, diebus fatalibus.
Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt. Excitate vos e somno, liberi fatali. Somnus non est. Surgite. Invenite hortum veritatis. Ardente veritate urite mala mundi. Ardente veritate incendite tenebras mundi.Valete, liberi, diebus fatalibus.
Per un attimo la Realtà si affievolì come se una mano si fosse messa di traverso ad un raggio di sole luminosissimo, poi scese un altro tipo di silenzio, innaturale, alieno; conoscevo quella sensazione: il Dardo stava forzando la Differenza. Cerchi concentrici si cristallizzarono per frantumarsi in una cascata di frammenti neri. Un vortice improvviso, impetuoso ululante e infine, fiorì nuovamente il silenzio, interrotto dal sibilo tranquillo del vento.
Sospeso, al centro del vortice di nulla stava il Cuore di Tenebra: bagliori leggeri si levavano dalle sue parti, crepitii e scintille. Potevo intravedere il dardo conficcato profondamente. Londa della Differenza aveva annientato solo il corpo di Tenebra ma il Sacro, la Divinità ancora resisteva.
<< Linfinito. mormorai. il summa, la teobroma devo averlo.
Diressi tutte le mie energie contro di esso e ripetei il mantra di annientamento: Excitate vos et somno, liberi mei. Cunae non sunt. Excitate vos et somno, liberi fatali. Somnus non est. Surgite. Invenite hortum veritatis. Ardente veritate urite mala mundi. Ardente veritate incendite tenebras mundi.Valete, liberi, diebus fatalibus.
Il Dardo si dissolse definitivamente inglobando, nel suo annichilimento il Cuore scuro.
<< Un frammento della Dea! Metà dinfinito o anche meno una parte di un infinito, la terza parte mi ripetevo, mentre cercavo di afferrare il centro inviolabile che cadeva a terra.
Spirali luminosissime circondarono il cuore che si frantumò lacerando il piano Sacro; con una mano riuscii a prenderne un frammento. Sentii la mia mano trasformarsi in un gelido blocco metallico e mi resi conto che il Dardo stava ancora modificando la struttura intima di questa Differenza. Un dolore pungente e graffiante mi sanguinò il palmo, sentivo come se la mia carne svanisse per ritornare ancora, diversa, uguale ma mutata, vera e non lei.
<< Se prendessi linfinito e lo dividessi per tre, ogni parte sarebbe ancora infinita - Ansimavo accecato. Linfinito, la divinità è in mano mia! mia! Precipitai nellincoscienza, sapendo solo che un Frammento di Tenebra era nelle mie mani.
A volte si parla di peccato originale: la nascita di una nuova stirpe si macchia sempre di una colpa specifica. Lo leggevo spesso nei giorni antichi. Non credo esista la Colpa, ma forse dentro la mia anima immortale, invece cè questo sentimento parassita che striscia e si incista maligno e distruttore; forse il mio fu proprio questo: dimentico di tutto continuai a tenere stretto nel mio pugno il Frammento, senza ricordarmi di Pizzo, di Tegon, di Taimiil o di Flanny. Ridevo felice, avevo raggiunto il Potere, la conoscenza, avevo la possibilità di accedere allOmbra della Luce.
Quando rinvenni, vidi una distesa di corpi e non riuscii a trovare alcuna traccia di Tegon.
Troppo tardi, il mio cuore, si liberò dellincantesimo della Tenebra.
Flanny e gli altri erano scomparsi, il campo di battaglia era il cadavere martoriato di un gigante, scavato e vuoto cimitero ghignante.
Le Dee avevano lasciato la loro stretta nelle Terre di Mezzo e il Sacro, affievolendosi aveva restituito al Tempo il suo potere. Ogni creatura era tornata alla sua era, viva o morta o ferita
Restavamo solo io e Pizzo e, il Frammento!
Stringo la mano a pugno anche adesso e cerco di mettere a fuoco quello che mi mostra: un foglietto con un nome incerto: Laguna Loires No! Non ancora ci sono altre cose da dire, da scoprire, da ricordare. Con laltra mano afferro il Cubo e lo porto alla fronte: è fresco
Shraral era stata riparata e riportata in orizzontale essendo lo scafo convesso numerosi puntelli ai lati ne aumentavano la stabilità.
Erano trascorsi mesi da quando Tenebra era stato distrutto
Beleth stava rovistando dentro un forziere:
<< Dove sarà mai?
<< Cosa cercate? chiese Pizzo.
<< Eccolo! mostrò un cubo di pietra ruvida.
<<
<< È un cubo di memoria. Assorbe i ricordi e li restituisce facendoli rivivere. Voglio fissare i fatti.
Con un leggero sforzo Beleth aprì tutte le porte olomagiche allinterno di questo.
Ricordi e combinazioni improbabili di questi fluirono a cascata, episodi antichissimi e recenti.
* Vi sono certe forme di silenzio, luoghi dove la mente si perde, forse prati incantati; spesso nel vuoto, un bacio scioglie la differenza.
* Una trapunta di intermezzi
Un desiderio di voi
Vengo dalla frontiera sapete? Finisterrae si trova al Centro e questa città è il centro del Centro. Ho sentito i sassolini scricchiolare sotto i piedi e il Faro dormire mentre si stagliava nel cielo azzurro. Accanto a me c'eri tu, diversa eppure sempre uguale. Non ti ho toccata, non ho guardato oltre l'arco delicato del tuo collo. Non ce ne era bisogno. Assaporavo la tua presenza vicino nella distanza e... ci siamo persi nei mille e mille alberi, nei cedri e nei pioppi, sperduti tra i cipressi antichi che dipingevano il nostro sguardo: è una porta, perdersi - ti ho sussurrato... abbiamo appoggiato la nostra testa nella stessa spalla e seduti nella quiete di una fontana mi hai indicato una donna: - è una fata, lo sai?
Annuii avevo visto il quadrifoglio verde palpitare dentro la sua anima, non te lo dissi, non so perché.
Quando giunse la fine ti chiesi se volessi entrare anche tu nei Cristalli di Bifrost.
- No, io sono una foglia di quiete, un respiro di stagione, non posso fermarmi.
Ti abbracciai stretta, stretta, la nave era pronta e io dovevo prendere il cammino.
Andammo nella sera di un addio ma non volevamo dirlo. "Lamavi?" chiese mia madre. No, lei è come me, ma in negativo: dove io accolgo lei respinge e dove io respingo lei accoglie, in verità lei è la mia forma ed io la sua ma non è amore.
"Come si chiama?"
" SilencE"
Mi ricordo che scosse la testa pensierosa.
Accarezzai le tue dita mentre il profumo del tè al gelsomino mi faceva dimenticare, mi dimenticavo di tutto: del cielo senza stelle, dello spicchio di luna crescente immenso e arancione, solo per noi. Parlammo come se fosse stato un giorno qualunque. Quando ci lasciammo, nellabbraccio ti diedi un bacio sulla spalla... non so perché mi era venuto, seguii il suo sorriso. Il Centro del centro mi aprì, infine la sua strada e tornai alla Nave. Mi venne un pensiero al ricordo di Noi:
Per quanto riguarda me...
I mondi si sono disciolti
Gli oceani pietrificati
Come un solo grido, la pioggia è caduta
Io non sono altro che il tuo riflesso
Limmagine opaca della luce...
Il ciottolo che rimbalza sulla superficie dell'acqua quieta.
Vuoto esempio di Te SilencE
Capitolo 14: Il Cubo.
Sento migliaia di insetti pungenti che mi afferrano la pelle e la staccano, camminano nella carne e si fanno ticchettio;
si muove il pensiero, ondeggia e si tramortisce in una forma differenziata di pleroma, Beleth mi sta uccidendo, con la sua presenza: è troppo grande per la mia anima, non riuscirò a sopravviverne. Mi viene in mente un nome: SilencE è di entrambi, adesso è mio ed è sempre stato suo. Abbandono il Cubo lontano da me e cerco di riappropriarmi di Laguna. Mi addormento, scomposto, sul divano, poco prima dellalba ma mi rialzo irrequieto. Sono pensieroso:Questa notte ho lasciato socchiuse le parole della mia anima.
Mi guardo allo specchio, una leggera vibrazione al mio fianco è il Graylon che dorme nervosamente, da quando l'ho disattivato. La cellula energo-magica lampeggia: ha bisogno di scaricare l'eccesso di carico. A volte la vita esplode quando non ha più simboli per spaventarsi.
Una forma trasparente si avvicina alla finestra:
<< Sei tu? Dimmi il tuo nome
<< SilencE... Hai sussurrato
Respirare come un falcone nel cielo, come un vento inquieto, come quella piccola e antica sensazione, che brilla ogni giorno sempre di più. La finestra si apre di colpo alla luce incerta dellalba.
Dei fuochi schiariscono la base delle montagne, sono le Forze di Honorius, che graffiano la pietra con i loro artigli. Presto caleranno e ci attaccheranno. Cosa sarà di noi?
La luna Azzurra è un occhio nel cielo.
È passato molto tempo da quando sono sceso ai monti delle Nebbie a combattere
<< Non basterà la prossima volta. Rantolò un goblin morente, indicandola, mentre stringeva la lama della mia spada.
Rideva, perché stava ridendo? La morte ha un senso diverso per i figli di Lilith?
SilencE, entra dentro di me, le tendo la mano, sento il contatto improbabile, il tocco fresco e diverso. Assaporo la sua presenza che non svanisce. Di scatto stringo le dita, le contraggo e mi ritrovo solo.
<< SilencE - Chiamo sottovoce, mentre i tamburi ritmano il battito del mio cuore con un suono profondo,suono li. il sangue che pulsa nelle loro vittime. e obabile, il tocco fresco e diverso.; sono voci immense e mortali, di inumani e alieni Giganti di un Tempo Nero.
Loro ci attaccheranno presto. Le guardie sugli spalti sonnecchiano, gli archi chiedono vittime e le frecce gemono per il sangue che pulsa nelle loro vittime. Serpenti mortali. Riusciremo a fermarli?
La luna azzurra sta tramontando: dovremo contare solo su noi stessi. Ho un brivido, dentro, - dove sei? Domando ancora e però
SilencE
Ritorno al mio lavoro, a Beleth, alla cittadella fortificata che era sorta, esattamente nella forma dei miraggi temporali che egli aveva veduto nella battaglia; un centro mistico di immensa malvagità e purezza abbagliante.
Era essa, come un minerale striato: basalto, sardonio e quarzo ed in questi contrasti stava la sua grandezza.
Torno giorno che Beleth prese la Decisone: estrasse dal baule il Frammento. Gli erano tornate in mente, chissà come, le frasi di Flanny.
Dopo tutti questi anni, voglio osare pensava.
Scese per le stradine curve e ombreggiate, incamminandosi lentamente verso un punto che non riusciva a definire bene, si sentiva attratto da qualcosa che lo toccava solo ad un livello diverso, indistinto.
Ho sempre sognato un mondo fatto di cristallo, di luce purissima e di ombra impenetrabile. rifletteva - Un mondo dove l'armonia e la dissonanza altro, non erano che un contrappunto meraviglioso e senza tristezza. Ho vissuto la mia vita in un sogno oscuro che ha bisogno della luce, della luce del sapere e non disprezza alcuna creatura, perché in ogni essere c'è un frammento di quella Verità che, ricomposta, porta all'Uno. A ciò che ci sottende, all'infinito sogno dell'Esistere.
La condizione di immortale mi ha permesso di accumulare conoscenze immense ma alla fine una cosa sola mi è restata, quando, un giorno, svegliatomi di scatto, ho scoperto che non avevo mai dato.
Donare, questo piccolo e semplice verbo che raramente è usato se non per i propri affari.
Il pianto di una bimba, un suono che incrinava tutto quello che era in lui, lo distolse dal filo dei pensieri: - Il mio sogno di armonia anche nella dissonanza. Scorse una bambina.
Non so se dentro di un demone la scintilla dell'amore verso una creatura possa esistere, non in generale, ma come per un istinto primordiale, Beleth si fermò e:
<< Come ti chiami?
<< Scilla - Rispose questa. Sorridendo con occhi limpidi: - cosa mi hai portato?
Senza volerlo Beleth le offrì il frammento e lei, dopo averlo guardato intensamente prese a giocarci.
Ecco il mio soggetto
Scilla di voltò e accennò un bacio sulla guancia del demone.
Bacio che scioglie le lacrime che sgela il gelo che tocca il mondo nascosto del cuore...
Capitolo 15: Addio.
La ragazza cercò di entrare dentro la stanza, ma la trovò insolitamente serrata:
<< Signore Beleth
<< Un attimo Scilla, un attimo solamente.
Scilla annuì da dietro la porta.
<< Ditemi. Sorridendo; da quando era diventata adulta, Beleth aveva preso a parlarle con la forma in uso, dandole del voi.
<< Riguarda il nostro principe, Pizzo che voi avete messo come responsabile di stirpe.
<< Pizzo se ne andrà, presto. Mi ha scritto una lettera, ve la leggo, volete?
<< Va bene.
Beleth prese un foglio, ripiegato, color ocra tiepido, la scrittura minuta di Pizzo risaltava curiosamente:
"...che senso ha un raggio di luce quando attraversa la notte facendola esplodere in mille frammenti dolorosi? Il senso della contraddizione, di un ritornare indietro e comprimere su se stesso le proprie energie. Le altre razze - inferiori ? - dicono che nel centro dell'oscurità si trovi un punto di purissimo candore, unanomalia chiara che non ha eguali per il contrasto che crea.
Quando guardo i demoni miei cugini, di altre stirpi, mi viene in mente che forse, per quanto riguarda noi, ne siamo stati contaminati, almeno dal suo riverbero...
Sto peccando dorgoglio?
Cos è peccato per un demone?
Il non fare quello che ordina la propria natura oscura?
O, noi, siamo, dietro una crosta nera, proprio il punto di luce che è inattaccabile e insostenibile per il cuore di una creatura della notte?
Questa giornata si risveglia con mille domande, mille pensieri che sono strascichi forse dechi lontani. La mia essenza li raccoglie e li amplifica, tuttavia anche se di luce, io sono, mi sento di una razza guerriera e le mie armi fanno proprio quello che è il loro dovere... distruggere gli avversari, chi è avverso a noi, al bene. Questi poli che si fronteggiano senza possibilità di conciliazione, sembra il senso dogni creatura. Per me, è il principio su cui costruire il mondo. Il nostro mondo...
Padre mi piacerebbe proprio poter essere come ho scritto sopra e invece io sono solo vostro figlio e dentro ho le infinite sfumature del grigio. Padre non voglio fermarmi qui, sento un richiamo lontano, devo lasciare la stirpe, lasciarvi tutti e andare a conoscere, esplorare finché il mio respiro non si sazi di aria nuova. Di non so cosa, ma devo andare.
Con preghiera
Pizzo B. settantadue,
principe della stirpe dei Beleth e vostro primo figlio."
Beleth tacque, aveva alzato gli occhi e scrutava Scilla.
La ragazza si mosse nervosamente:
<< Ecco è questo. I confratelli sono irrequieti, percepiscono nellaria un cambiamento.
Beleth corrugò la fronte. Figli miei, avete dentro lo spirito di FinisTerrae, la sensibilità; spero che vi possa proteggere dal mondo. Flanny, eri dolce e tintinnante come un cembalo nuovo, non ti vedrò mai, adesso so perché.
<< Vado via, Scilla. Partiremo domani allalba.
Scilla aprì la bocca stupefatta, ma non riuscì a parlare.
<< Io e Pizzo, ce ne andremo di nascosto. Lui vuole esplorare il mondo
<< E e voi?
<< Shraral è pronta, partirò. Voglio andare oltre, voglio forzare per la Terza volta la Differenza, ma non andrò in quella adiacente, mi spingerò allestremo. Al limite che non conosce ritorno, dove anche le Differenze di Yggdrasihll sono rarefatte.
<< Verremo a salutarvi tutti. Triste.
Beleth scosse la testa:
<< E cosa vedrete? Il padre che se ne va nel Cielo su di un carro di fuoco? No, è troppo nota questa favola, troppi Dei sono nati così. No, figlia mia. Beleth se ne andrà silenziosamente lasciando che la sua umanità resti viva tra la stirpe
Una lacrima scese sul viso della ragazza.
Beleth appoggiò le mani sulle spalle di lei, sorrise:
<< Principessa Scilla, adesso sarete voi a governare la Stirpe vi faccio due doni: uno viene dal cuore, l'altro, forse è una maledizione, ma non vogliatemene, è figlia di questa Terra e perciò vostra Madre in un certo senso.
Beleth porse un libro e un ciondolo alla ragazza. Prendete il ciondolo e mettetevelo.
Scilla lo indossò e il frammento ebbe un brillio. Lha riconosciuta. Ma non cè cambiamento in lei ne è forse immune o, lOmbra si è così profondamente radicata che il Bene è solo un guscio sterile?
<< Nel forziere che vi lascio troverete oggetti, un Cubo di memoria e altre cose, fate attenzione al Libro e tenete chiuso il Frammento, nessun Beleth deve toccarlo e stargli vicino.
Scilla annuì.
<< Beleth domattina verrò a salutarvi.
<< No, vale anche per voi, Scilla cara.
Beleth stava per uscire dalla sala, quando la ragazza lo chiamò:
<< Ditemi qualcosa, qualcosa che possa mi ricordare di voi, datemi un insegnamento
<< Sì un delicato sorriso fiorì. Un insegnamento unelfetta cade e si sbuccia un ginocchio.
<< Eh..
<< Continuate voi, Scilla.
Lei fece un mezzo sorriso:
<< Non so
<< Si sbuccia un ginocchio e se lo mangia!
Beleth si mise a ridere forte, lacrime leggerissime toccavano il suo volto; tremolante baluginò la figura di Tegon circondato dalla Luna Azzurra.
Epilogo.
Il Cubo si è spento, Beleth si sta raccogliendo per tornarvi dentro. Posso solo immaginare come fu la partenza, anche se tuttavia sicuramente non andò così: sento che molte cose non sono state dette e il Cubo è stato alterato da non oso pensare chi possa aver cancellato le ultime vicende, ma perché? Temo che sia legato al Cuore di Tenebra, al lato oscuro della Luce.
...Il tempo è un giorno che non ha inizio, è una rosa azzurra tra i miei ricordi, è un nome nelle mie cellule di ieri... è un" l'ho amata quando la foglia si stacca e cade nel torrente". Forse nella terra del Giammai, quando un sospiro intaccherà il sorriso del sole.
Lascio le mie dita libere di sognare, secondo il loro animo, quello che accadde:
In un luogo appartato, due figure si avvicinarono furtive ad una bassa costruzione di pietra lavica. Alle loro spalle, la massa scura delle mura della Cittadella, appena accennate nel chiarore mattutino. I due si guardarono negli occhi intensamente, abbracciandosi per un lungo istante.
<< Tikemon. Si dissero piano per non rivelare la voce rotta dallemozione.
Un vento insolito salì sulle fronde degli alberi sonnacchiosi ed un silenzio alieno oppresse la zona per qualche secondo.
Shraral si alzò come un soffio e scomparve alla vista.
Una stella
Un presagio
Un ricordo
Beleth infine forzò la Terza Differenza.
Guardo il foglietto appallottolato sul tavolo, non ho più bisogno di scrivere per sapere chi sono. Riconosco tutti gli oggetti e la mia stanza, finalmente.
Quello che ho vissuto si spoglia di Vita per entrare, per tornare nel Ricordo, perché il Passato sta solo nel proprio Nome.
Questa è la storia di Beleth.
Senza omissioni o cambiamenti.
Laguna Loires.