Bianca
Neve Rienmann. Il tensore metrico è dinamico, ovvero: 196 Numero di
Lycher
C'era una volta,
una ragazza
bellissima, ambiziosa e ferma di carattere: voleva raggiungere il potere e,
quando il caso le fece conoscere il re ad una festa, cercò in ogni modo
di ingraziarselo.
Il re che era
sposato non si dispiacque delle attenzioni della bellissima ragazza e
ciò fece ingelosire la regina madre:
<< Vedi,
figlia mia, come sono i mortali? Basta un sorriso e questi si perdono in
amore... -
Biancaneve, che
aveva cinque anni allora, annuì alla madre e poi:
<< Madre,
perché avete voluto diventare regina?
<< Non per
il potere, solo per amore. Amo tuo padre, assai e anche se svanirà come
un sogno nel respiro malato del tempo, ho deciso di vivere con lui per quanto
mi è concesso dal destino.
<<
Vorreste morire con lui?
<< Noi non
viviamo come i mortali, ma una volta il pensiero mi ha sfiorato e... sì,
mi ha toccato l'anima. Gli abitanti del giorno sono effimeri, ma si dice che a
differenza delle creature del crepuscolo abbiano i colori dell’arcobaleno
dentro la loro anima.
<< Ed
è vero?
La regina fece
le spallucce e Biancaneve scese dalle ginocchia di lei per andare tra gli
invitati della festa.
<< Siete
bellissima!
La giovane
annuì:
<< Rosa
d’Oro è il mio nome! – Disse lei scherzando.
“E che
questo sia il segno della tua maledizione” pensò una Creatura
della Notte
Un giorno, il
Re, trovò una rosa d'oro nascosta nel suo trono, sotto il cuscino, con
scritto il nome della giovane e avvenente fanciulla che aveva conosciuto alla
festa; di colpo il desiderio si impossessò di lui e prese a bramarla con
forza.
Per mesi la frequentò,
la corteggiò, la amò, finché alla fine, la giovane:
<< Non
voglio più rivederti!
<<
Perché? - con un sussurro doloroso.
<<
Perché non voglio più vivere questa vita nascosta, non voglio
essere la tua concubina...
<<... -
Aggrottando le sopracciglia.
Il lenzuolo
lasciava scoperto una parte del seno di lei e i raggi di sole lo accarezzavano
rendendolo brillante e sensualissimo.
<< Non
posso lasciare mia moglie, non posso ripudiarla.
<< La ami
ancora...
<< No, ma
non è possibile lasciarla.
<< Devo
sperare solo che le accada qualcosa?
Il re, si
alzò in piedi, indifferente improvvisamente al corpo di lei; un tremito
freddo lo aveva attraversato:
<< Lei mi
sarà compagna fino alla mia morte e poi se ne andrà, è
questo il patto che ho fatto... quando l’amavo, all’inizio. Lei era
come un sogno che si poteva toccare, un profumo da abbracciare…
<< Parli
della regina come se non fosse umana...
Il re sorrise
amaramente, facendo un cenno con il viso.
<< Dove
vai? – Chiese vendendola scendere dal letto.
<< A farmi
un bagno; un lunghissimo bagno bollente: ho bisogno di lavarmi.
C’è sempre tanto sporco d’ovunque.
Nel giardino
delle ametiste, una bambina, Biancaneve, prese un fiore violetto e lo
staccò:
<< Un
giorno un fiore volle essere sorriso, volle essere farfalla! –
Lanciandolo in aria.
- Guarda questo
giardino, Biancaneve.
- Perché
è così silenzioso?
- Perché
nessuno conosce la strada per entrarvi.
-Neppure gli
animali del bosco?
- No, nessuno,
figlia mia.
- Non riesco a
vedere il Sole eppure c’è tanta luce, mamma.
- Non
c’è Sole qui; la luce viene dai fiori. Questo è il giardino
delle anime.
- Queste pietre
violette cosa sono?
- Sono Ametiste
filosofali.
- Allora siamo
nel Giardino delle Ametiste!
- Ogni fiore
racchiude l’anima di una creatura, devi stare attenta: se ne cogli uno
quella persona morirà.
- Bellissimo!
- Biancaneve!
- Scusa mamma,
stavo scherzando.
- Mhm…
ascoltami attentamente: se prendiamo un fiore, la persona non morirà ma
si addormenterà come se fosse morta perché la sua anima,
strappata dal corpo, impiegherebbe degli anni per ritrovarlo.
- E io dove
sono?
- Eh! ci ho
messo tantissimo per trovarti. Vedi quel fiorellino rosso a forma di giglio,
accanto a quel sasso striato?
- Sì.
- Sei tu e
invece quello violetto più grande a forma di margherita sotto le canne,
sono io.
- Ma non possono
venire altri?
- Altri chi?
- Altre come
noi.
- Certamente.
- Allora possono
coglierci!
- Non è
facile e poi ci sono delle Leggi che non possiamo infrangere.
- Ma senza
volerlo…
- Non hai
capito: prendi quel fiore accanto a te.
- Sì
…
- Non ci
riesco…le mie dita ci passano attraverso!
- Ecco le leggi
che ti dicevo, puoi toccare solo il tuo o… il mio.
- Come mai?
- Siamo legate
con un sangue unico, speciale…
- Solo noi?
- Le nostre
sorelle vedono i loro fiori non altri, e noi pure; tra madre e figlia
c’è continuità.
- Quando
sarò Regina chiamerò da tutto il mondo tutti i maghi e le streghe
e questo regno sarà abitato solo da quelli della nostra razza.
- Ma tu non
sarai mai regina, figlia mia.
- …No?
- No, tu sei del
popolo magico, l’amore che provo per tuo padre mi ha fatto fare questa
pazzia ma me ne dolgo ogni istante. I nostri mondi devono essere separati, solo
l’amore ci ha uniti.
- Io voglio
regnare!
- Andiamo
piccola principessa, un giorno sorriderai quando ripenserai a questo tuo
desiderio.
- Va bene
mamma…
…
Un’ombra,
attraversò il volto della regina madre, si appoggiò alla
balaustra, sospirando affannosamente:
<< Figlia
mia… - mormorò.
Poi si accasciò
al suolo.
*…è
successo qualcosa alla regina!* /
…
correte /
...
* presto,
bisogna avvertire il re * /
…
prendete un
lenzuolo /
*chiamate
qualcuno! * /
come è
pallida/
* è
immobile, forse… forse…* /
non dite nulla a
Biancaneve/
…
* aspetta, non
possiamo…! * /
non riesco a
sentire se respira /
* sono arrivati
i dotti?* /
…
cosa dobbiamo
fare? /
*…Aiuto!*
… Il lungo
cappello nero ondeggiò indeciso per molto tempo tra le mani
dell’aiutante del medico, prima che questi, scuotesse la testa e si
alzasse dallo sgabello accanto al letto dove era stata posta la regina.
<<
Dobbiamo dirlo al re… - Mormorò.
La sua figura
vestita di un camice nero e ingobbita dagli anni si rimpiccolì e gli
occhi si riempirono di lacrime.
Il re si
avvicinò alla salma, sporgendosi appena sopra di questa:
<< Sei..
sei, morta?
I cortigiani
pensarono che fosse impazzito ma fecero finta di nulla e si raggrupparono
preoccupati.
- il re..
– sconvolto .. – cosa faremo.. – c’è Biancaneve,
ma… - troppo giovane.. – chi sarebbe poi il reggente? … -
potremmo darla in sposa al principe di Finis Terrae… - è giovane
anche lui – si eviterebbero problemi alle regioni di confine,
però… - mandiamo un messo, che di nascosto proponga
l’unione..- sì, concordiamoci con il Re di Finis Terrae…-
Il dolore del Re
durò pochissimo e le nozze con la sua giovane amante, la nuova regina
furono sfarzose e dolci.
<< Siediti
qui, accanto a me, mia Regina.
La giovane e
bellissima ragazza che adesso era diventata la Giovane e Bellissima Regina, con
gli occhi sgranati si avvicinò al trono, lo accarezzò lungo il
bordo, con le dita e si fermò un istante:
<<
C’è polvere. – Disse, indicando un angolino, con un senso di
sorpresa e di disgusto. – Qualcuno tolga la polvere!
…
<< Non
piangere, Biancaneve. – disse il re.
<< Non
piango, padre.
<< Sei
triste per tua madre?
<<
…Chi? No, non sono triste per mia madre.
<<
Davvero?
<<
È morta e noi siamo vivi, così sembra, no padre?
<< Parli
come una persona adulta e invece hai appena sei anni, a volte le assomigli. Mi
fai quasi paura, se non fossi tuo padre…
<< Sono
una bambina e basta e tu hai una nuova moglie che ti darà dei figli e ti
ama.
<< Ma tu
sei la primogenita.
<<
Già…
La bambola che
teneva tra le mani ebbe un sussulto, come se la bambina l’avesse stretta
di colpo con forza, fino a farle male – ma una bambola può
soffrire?
Gli anni
passarono e Biancaneve crebbe dimenticata da tutti: il re era sempre impegnato
a corte e nei momenti liberi la nuova regina lo voleva per sé solamente:
<< Voglio
darti un figlio, voglio darti un figlio!!! – ripeteva, invano,
ossessionata: nonostante tutti gli sforzi, ormai era chiaro che la regina era
sterile e, disperata, sentiva venire meno la sua bellezza; anche le carezze del
re erano sempre più stanche, distanti, almeno così le pareva:
<< Che
succede caro? – chiedeva adesso con apprensione.
Sottili rughe,
invisibili per tutti gli altri, scavavano come unghie tremende il viso e il
corpo della regina:
<< sono
una candela finta, sono una tela di ragno che non resiste al tempo, sono una
goccia di un temporale che infine si spiaccicherà e sparirà nel
nulla… - andava borbottando.
Nel giardino
dimenticato delle ametiste, Biancaneve ebbe un sorriso. Si alzò e corse
nella costruzione dove riposava la madre: il re, seguendo le parole che le
aveva detto tanto tempo prima la regina madre, le aveva costruito una teca di
cristallo dentro una struttura circolare con le finestre alte e strette
decorate da vetri colorati a mosaico.
<< So che
potete sentirmi, madre. – sussurrò – presto, molto presto e
poi… - il suo sguardo corse ad un falcetto d’oro che aveva fatto
forgiare per togliere le erbacce che spuntavano qui e là
all’esterno, tra le fessure delle pietre.
I cortigiani
intanto dopo qualche anno di tranquillità ripresero a riunirsi e
tramare:
il regno non ha
un erede… - Biancaneve è diventata selvatica – la nuova
regina è sterile- .. Biancaneve vive come un animale – guardate
come si veste – non parla con nessuno - … il nostro regno ha
bisogno di un re forte… - che dice il Signore di Finis Terrae? –
è sempre disposto a maritare il figlio? - Dopo tutti questi anni? -
quando c’è in gioco un regno, il tempo non conta… - adesso
Biancaneve ha sedici anni… è ora che si assuma … - e la
regina? E il re? Abdicheranno.. – sciocchezze! Non lo faranno mai: lei
è ambiziosa e se sospettasse di noi ci farebbe tagliare la testa senza
nemmeno aspettare il chierico!
Ma se le
capitasse un incidente…
…
le stanze e gli
anditi, le torri e i corridoi più dismessi, divennero per la regina
solitari compagni dei suoi interminabili monologhi; da tempo aveva cacciato le
dame, preferendo camminare da sola in una sorta di sogno, di ovattata
realtà confusa e impazzita, dove lei aveva avuto cento figli e il re
l’amava e la desiderava. Tutto ciò che la riportava al presente lo
allontanava con rabbia.
<< Stai
male… - sussurrò una vocina quasi al limite della sua mente.
<< …
- la regina si guardò attorno, tesa.
<< Stai
male… - ripeté.
<< Chi
…chi …chi.
<< Stai
male…
<<
…chi c’è? – con voce strozzata.
<< Stai
male…
la regina si
guardò ancora attorno ma non vide nessuno, indietreggiò
appoggiandosi alla parete e con la mano prese a muoversi a tastoni,
finché di scatto corse via, fino ad arrivare nelle cucine,
spalancò la porta e vi si getto dentro.
Il brusio e il
rumore quotidiano della servitù che preparava da mangiare, la
rincuorò.
<< Cosa mi
sta succedendo? – Si chiese.
Quella notte, la
regina non riuscì a dormire, anzi si rinchiuse nelle sue stanze e non
fece entrare neppure il re.
Dalla sua
finestra la luna rideva a metà, il profumo di primavera portava odori di
fiori che sarebbero sbocciati e insetti laboriosi in cerca di cibo.
“sapeva
che sto male” pensò. “non l’ho immaginata, era
qualcuno che sussurrava da qualche parte, qualcuno che mi osserva di
nascosto”
Prese a
graffiare i muri alla ricerca di un passaggio, guardò sotto il letto,
strappò il baldacchino: nulla.
Quella notte il
Re dormì male, sognando il viso della sua prima moglie diventare un
teschio mentre cercava di baciarlo.
Quella notte i
cortigiani fecero un sospiro di sollievo, quando il piccione viaggiatore
riportò il messaggio che a giorni il figlio del signore di Finis Terrae
sarebbe giunto al castello a chiedere in sposa Biancaneve.
Quella notte,
Biancaneve dormì con un sorriso strano sulle labbra.
Quella notte,
sulla teca di cristallo dove giaceva la regina madre, una falena si
fermò per riposare e invece vi morì improvvisamente, per cause
incomprensibili.
Quella notte il
principe di Finis Terrae si preparò per andare a chiedere Biancaneve in
sposa: era nervosissimo e si chiedeva se sarebbe stato come con i paggi, se le
donne amavano allo stesso modo dei ragazzi, dei suoi amici o, come dicevano i
più vecchi che dovevano essere solo usate per figliare e tenute lontano
dal resto.
<< Che
cosa dovrò fare? - il boccale di sidro brillava alla fiamma della
torcia, sulla sua grande mano da guerriero.
Le pietre del
corridoio erano fresche e polverose, la regina si fece coraggio e, con una
lampada, riprese a camminare fino al luogo dove aveva sentito la voce: una
stanzina dalla quale si diramavano tre corridoi e tre scale a chiocciola.
<< Sei
tornata… - un sussurro.
La regina si
irrigidì, trattenendo il respiro.
<< Sei
tornata… - ripeté la vocina
<< …
<< Sei
tornata…
<< Sei
tornata…
<< Sei
tornata…
<< Sei
tornata…
Come
un’eco, come i cerchi concentrici d’acqua nello stagno.
La regina si
portò le mani alle orecchie cercando di fermare la voce, senza
riuscirvi.
<< Chi
sei? Chi sei? Chi sei? – ripeteva con gli occhi sbarrati.
Di colpo le
parole si interruppero e lei fu avvolta dal silenzio.
<< …
<<
Aspetta!
Cercando nella
stanzina.
<< Non te
ne andare! Voglio parlarti! Ti prego, fermati!
Aveva appoggiato
la lampada al centro della stanza e grandi ombre si rigiravano sulle pareti,
come animali o, demoni oscuri.
<< …
<<
Vieni… - riprese la vocina.
<<…
- Inclinando la testa, la regina cercò di capire da dove arrivasse il
suono.
<<
Vieni…
<<
Sì.. ma non capisco da…
<<
Vieni…
<<
Aiutami, da sola non ne sono capace.
<< Prendi
la terza scala sulla sinistra e sali fino alla fine di questa.
Quando uno
scalino termina, cosa c’è? Quando la pietra si unisce
all’altra formando una scala, sa lo scalino di essere il segno di una
ascesa, di una discesa o di un passaggio segreto verso luoghi inaccessibili,
verso sogni che la mente può appena apprezzare ma sicuramente temere?
La scala
circolare sembrava essere di una torre altissima e strettissima, a volte, da
sottili pertugi, la regina scorgeva ampi tratti di cielo e in basso appena
appena, collinette nascoste da foschia, da nebbia.
La luce entrava
come una lama segnando poco più della sua forma e lasciando nel buio il
resto; come una teoria di lame che si allontanavano sempre più in alto,
che si presagivano, queste andavano scomparendo, nell’oscurità.
<< Da
quanto sto salendo? Mi sembrano giorni o anche mesi? Ma non è
possibile.. non riesco a vedere la fine… - mormorava la regina.
Senza che se ne
potesse accorgersene, si ritrovò in un ampio ambiente drappeggiato.
Arazzi rossi
tinteggiavano con il loro colore le pareti e le finestre erano drappeggiate da
tende nere, spesse, che non lasciavano trapelare nulla.
Al centro…
… …
al centro uno specchio!
<<
Finalmente!
Sentì
dire la regina.
Guardò il
suo riflesso e lo trovò insolitamente bello, anzi, affascinante,
seducente come forse non era stata mai neppure nel fiore della sua giovinezza:
gli occhi avevano uno sguardo liquido che distruggeva l’anima, che faceva
piegare in due tremante, chi lo guardava. Desiderò le sue labbra, le
cercò e si sentì avvampare dentro.
Titubante, la
donna appoggiò le dita sulla superficie di vetro e:
il suo riflesso
svanì!
Al suo posto era
comparsa una forma indistinta che parlava con fare mormorante, insistente:
<< Dopo
tutti questi anni! Temevo che vi foste dimenticato di me, che vi avessi fatto
qualcosa…
<< Chi
sei? – domandò la donna.
<< Non
ricordate?
<< …
Intanto nel
giardino dei cristalli spezzati Biancaneve si alzò a guardare qualcosa
che si perdeva nel cielo ma che nessuno aveva mai veduto, solo intuito e
raramente, perché pochi guardavano da quella parte.
<< ..Non
ricordo. – rispose infine la regina.
<< …
Nella torre
dell’oscurità il tempo trascorreva in modo differente che altrove.
La regina
mancò dalla corte solo per tre ore, cosa possono fare tre ore nella vita
di una mortale?
Eppure
Eppure una
ciocca dei suoi capelli si tinse di gelido bianco, una ruga forte le
marchiò la fronte.
“tutti
questi anni” pensava “tutti questi anni alla ricerca di un potere
che non vale nulla! Che sciocca! Adesso ho la strada, adesso so cosa devo
fare”
I giorni
divennero fiamme di vetro che le tagliavano il viso e uno di questi, quando il
re, più insistente del solito cercò di entrare nella sua stanza,
chiamò con la sua voce graffiante un lupo mannaro.
<< Vieni
mio caro . - disse al re con voce rotta dal desiderio.
<< Mia
regina, sono preoccupato, non ti vedo più, non so cosa fai… non
facciamo più l’amore…
La donna lo
guardò truce:
<< Ah,
già, voi mortali avete bisogno di questo!
E si
appoggiò sul letto languidamente lasciando scivolare la vestaglia.
<< Vieni
mio caro, vieni e prendimi…
Il re si
avvicinò intimorito, non fece neppure in tempo a toccarla che una figura
gigantesca lo afferrò per le spalle ringhiando.
La regina si
protese verso la bestia:
<<
…adesso.
Il mostro
spezzò il collo al re prima di accoppiarsi con la donna.
Nella teca di
cristallo, la vecchia regina sembrò avere una lacrima appoggiata sul
ciglio degli occhi chiusi.
<< Adesso
ucciderò Biancaneve! – gridò la regina mentre gemeva con il
mostro, nel piacere.
<< Il
vecchio sangue verrà sacrificato per fare posto al nuovo!
…
<< Tu sei
bella regina, bellissima, ma… - tutte le volte lo specchio aggiungeva
sempre un impercettibile ma.
<< Ma
cosa! – domandò brusca la regina.
<<
Biancaneve è già quasi più bella di te.
<<
Biancaneve? Guai a lei!
Nonostante le
sue minacce, non riusciva a trovare il modo di ucciderla, quando chiamava una
guardia, la sua voce si bloccava, quando prendeva un veleno, la mano tremava;
c’era qualcosa in Biancaneve che la teneva a distanza e non riusciva a
capire cosa fosse.
<<
Maledizione! Voglio farla finita con questa stirpe! presto arriverà il
principe di Finis Terrae e dovrà sposare me!
Prese a
consultare tutti i volumi di magia nera che aveva scoperto nella torre senza
riuscire a combinare nulla, infine, disperata, chiamò il guardiacaccia,
il suo ultimo amante:
<<
Guardiacaccia, porta Biancaneve nella foresta nera e quando sarai lontano dal
castello, uccidila!
L’uomo
sorrise crudelmente:
<<
Sì, maestà.
E così,
di buon mattino i due si addentrarono nel bosco
Biancaneve,
cantava come un usignolo, era dolcissima e passeggiando guardava il
guardiacaccia come un cerbiatto appena nato, era impossibile non provare
tenerezza per lei…
Qualcosa accadde
nel cuore dell’uomo e si rese conto che non sarebbe riuscito ad uccidere
la ragazza, anzi che stava provando un sentimento così strano che gli
stringeva il cuore; alla fine della giornata egli confessò alla ragazza
tutto e l’abbandonò nella foresta, mentre lui ritornava al
castello.
<< Addio
guardiacaccia – disse gelida, quando l’altro non fu che un punto
tra le foglie.
Gocce di
rugiada, si sparpagliarono sotto gli stivali pesanti dell’uomo,
rompendosi in migliaia di guizzi brillanti. Il respiro ansante accompagnava la
sua paura: “Lei lo sa, lei sa sempre tutto!” ripeteva, follemente;
invano stringeva tra le dita il piccolo cuore, morbido e freddo, di un
cerbiatto.
<<
Biancaneve è morta, l’ho uccisa; Biancaneve è morta,
l’ho uccisa… Biancaneve è morta, l’ho uccisa…
Biancaneve è morta, l’ho uccisa… Biancaneve è morta,
l’ho uccisa… Biancaneve è morta, l’ho uccisa…
Biancaneve è morta, l’ho uccisa… - Impazzito.
Entrambi, il
guardiacaccia e Biancaneve, correvano come legati ad un unico filo, l’uno
all’opposto dell’altra.
L’una al
centro della foresta oltre le sette montagne,
l’altro al
centro del castello, nei sotterranei che portavano alla ragnatela di passaggi
segreti che, facevano capo alla alta torre dello Specchio.
Per entrambi la
foresta chiese un tributo:
prese il sangue
del cerbiatto,
prese il sangue
della ragazza ferendola con le spine dei suoi rovi,
chiamò le
nuvole per berlo
la pioggia per
lavarsi.
<<
Piove… - Disse la regina guardando il paesaggio dalla finestra della
Torre Magica; allungò la mano e attese, aspettando che le gocce
colpissero il suo palmo candido e dolce.
<< Come
l’umanità effimera, come le formiche, ma molto di più,
molto più voracemente, dalle nuvole si gettano queste sferette
trasparenti cercando la loro fine. Se in ognuna di queste vi fosse
l’anima di un uomo… Ignara, indifferente e ignota pioggia, come un
tutt’uno posso considerarti ma, delle tue singole parti non riesco a
risolverne nulla. Per un istante una luce, di traverso, mi mostra le strisce
che scendono dal cielo e poi…? Poi nulla, …effimeri pensieri,
ricordi, annientati dalla vostra stessa voracità di vita.
Un tossicchiare
spaurito alle spalle, le fece perdere il filo dei suoi pensieri:
<< Dimmi,
mio guardiacaccia…
L’uomo si
inchinò e senza una parola le porse il cuore gelato.
<<
Finalmente!
L’altro,
con lo sguardo sempre rivolto verso il pavimento si ritirò,
allontanandosi in fretta.
<< Ecco,
con questo, la vecchia stirpe è sparita: non ci sarà nessuno che
potrà opporsi alla mia discendenza. Una nuova dinastia regnerà!
<< E che
diranno i tuoi detrattori? La contadina, la vacca che ha allargato la sue
cosce, si è sbarazzata del buon re? Come una scrofa in calore hai attirato
nel tuo ricettacolo il suo piacere e poi hai fatto in modo di sostituirti a
lui?
<<
Specchio! Come ti permetti? Neppure tu puoi trattarmi così, sono la
regina! Sono la più Bella di tutte!
<<
Bella… si tu sei bella ma ancora per poco…
<< Che
vuoi dire?
<< Che
presto Biancaneve diventerà bellissima…
<<
Biancaneve è morta, il tuo vaticinio è vuoto, vago…
<<
Biancaneve è viva e la sua bellezza brillerà sul trono.
<<
Osserva. – Mostrò il cuore che le aveva dato il guardiacaccia.
<< Quello
è un cuore…
<< Dici
bene, è il cuore di Biancaneve!
<<
…di un cerbiatto.
<< …
- Sbarrando gli occhi. – è mai possibile?
<<
Sì.
<< Tu
menti!
<< No.
<<
Viva… ancora viva. Perché? – Scuotendo la testa. - Non
capisco, avrebbe dovuto ucciderla.
Corse giù
per le scale a rotta di collo e poi di nuovo per le stanze, fuori dal castello,
nella tenuta, nelle stalle, fino a che:
<<
Guardiacaccia! - Disse, ansando.
<< …
<< Vieni
qui.- In un sussurro leggerissimo.
Lo guardò
fisso negli occhi, finché l’altro dovette chinare il viso; lo
squadrò da capo a piedi più volte fermandosi sugli stivali
sporchi di fango fresco: “Terra e sporcizia, schifo. Sporcizia, sporcizia
ovunque…”
<<
Perché… perché? – Gli domandò mentre si
avvicinava piano. – Non era una cosa difficile: ti ho chiesto solo di
ucciderla.
<<
Non… non ho potuto… non so, ma non ci sono riuscito… -
Piagnucolò. – Il suo sguardo, mia Regina, il suo sguardo mi ha
fermato per cinque volte ed ogni volta era come se mi mangiasse l’anima,
mi consumasse la volontà…
<< Ma
quello di un cerbiatto, lo sguardo di un cerbiatto innocente, quello non ti ha
fermato, vero? Ironico, per salvare lei, hai ucciso il cucciolo di una madre
spezzandole il cuore dal dolore e con quello che mi hai portato fanno
due… - Si tolse dai lunghi capelli uno spillone Nero e sottile, ne
appoggiò la punta sul petto del guardiacaccia. – E con il
tuo… - spinse con forza, immergendolo con un colpo secco. –
…con il tuo, sono tre. Non ne valeva la pena, non credi?
Il corpo
dell’uomo senza vita si accasciò con un rantolo.
<< Idiota!
– Disse la regina tornando alla torre.
I giorni
trascorrevano lieti e tutto sembrava essere sparito, la regina, silenziosa,
governava abbastanza distrattamente, in attesa del principe di Finis Terrae che
non giungeva mai, accampando ai ritardi continui, le scuse più svariate
e inverosimili.
Polvere! Polvere
ovunque. – Si lamentava con i servi e cortigiani.
E Biancaneve?
La giovane aveva
trovato rifugio oltre le Sette Montagne, nel centro della Foresta, nella casa
dei Sette Nani, che l’avevano presa con loro. Tutti gli abitanti della
foresta facevano a gara per stare un po’ di tempo con lei: gli uccellini
la svegliavano la mattina con il loro canto, le lepri i tassi, i cervi, anche
il tenebroso lupo, la scattante faina, scivolavano verso la casa per cercare
una carezza o un sorriso. In brave, la storia della ragazza amata dagli animali
della Foresta che abitava nella casa dei sette nani si diffuse ovunque nel
regno, ma nessuno pensò che si trattasse di Biancaneve, tranne la
regina.
“Non ti
allontanare da qui” l’ammonivano ogni giorno i Nani, prima di
andare a lavorare in miniera e, lei con un dolcissimo sorriso annuiva.
“La regina ha uno specchio magico e se non stai attenta alla fine ti
scoprirà” continuavano con la loro premura.
Alla fine, la
notizia arrivò alle orecchie del principe che si trovava in una zona
imprecisata tra Finis Terrae e il Regno.
La spada gli
cascò di mano, come sentendosi punto da un pungolo.
<< Voglio
vedere questa fanciulla! – Esclamò conficcando l’arma sul
tronco di un albero nero.
I paggi e gli
scudieri fecero un sospiro di sollievo: erano mesi che vagavano da una parte
all’altra per la zona di confine senza mai arrivare in un posto preciso,
come se il principe non sapesse esattamente che cosa fare. “Almeno adesso
facciamo qualcosa.” dissero.
Il Principe si
sentiva attratto, come se una mano invisibile lo stesse guidando e lui non
potesse opporsi, la stessa mano che fino ad allora – ne era sicuro - gli
aveva impedito di raggiungere il Castello per sposare.. sposare chi? Non lo
sapeva: era partito per prendersi la figlia e adesso sembrava che ci fosse
disponibile solo la matrigna. Bellissima e ammaliante; così la
descrivevano chi l’aveva veduta.
<< Che
avranno di speciale queste femmine… - Borbottava tra sé.
Allargando le
braccia la Regina spostò i pesanti tendaggi facendo entrare uno
spiraglio di luce nella stanza dello Specchio.
<< Dimmi,
ora, cosa sta facendo questo principetto che si fa gioco di me! –
Ordinò.
Dentro lo
Specchio, prese a vorticare una forma indistinta e poi:
<< Il
principe sta andando da Biancaneve per vederla.
<< Cosa?
La regina
passeggiò nervosamente per la stanza.
<<
…e quando l’avrà veduta?
<< Se ne
innamorerà.
<< Di
quella contadina?
<< Lei
presto sarà più bella di voi.
<< Credi?
<<
Così è, così accadrà!
<<
Giammai! – gridò.
Se quei due si
incontrano non potrò unire i due regni. – Pensava. – Non
avrò un figlio da imporre al trono. Presto o tardi la vita
raggrinzirà da questo corpo e tutto ciò per cui ho lottato mi
sfuggirà dalle mani. No no no no no. Neppure per un istante,
tornerò indietro: ho sacrificato me stessa, mi sono data al re; sento
ancora adesso di notte le sue mani viscide e mollicce sul mio corpo. Sento il suo
alitare sopra di me e mi rivedo mentre chiudo gli occhi per non guardare,
sognando il trono e lo scettro, il dolce peso della corona dorata sulla mia
testa, per non pensare a quello che stava accadendo, per dimenticare il
presente…”Sarai regina” mi dicevo, “Regina!”
il suo sesso che
forzava il mio istinto rattrappito,
la mia
volontà che dominava la voglia di fuggire,
le unghie che
cercavano i suoi occhi per ferirli
un ramo duro,
lava bruciante
dentro,
Sporca,
Sporca,
Sporca.
Mi sono lavata
con le collane d’argento e topazi,
Ho deterso il
mio corpo con diamanti, oro e essenze. Schifo, vomito, nausea. Non ho
più passato, solo un tentativo di futuro, in realtà sono morta.
Morta e basta.
Biancaneve quel
giorno rise più del solito.
<< Voglio
andare al ruscello. – Disse timidamente ai Nani
Assolutamente
no! – Risposero questi in coro.
<< Ma
perché?
Perché la
Regina è una strega e ha paura di noi perché siamo creature
magiche; qui i suoi poteri sarebbero neutralizzati ma lontano, anche se di
poco, potrebbe farti qualche magia e tu saresti perduta per sempre.
Biancaneve
socchiuse le palpebre e le sue lunghissime ciglia nere vibrarono di innocenza:
<< Nanetti
miei, se per caso dovesse accadermi qualcosa, vorrei che mi faceste una
promessa.
<< Parla.
<< Voglio
che il mio corpo resti protetto da un cristallo di rocca ma che non sia
sepolto, che sia messo vicino alla radura in modo che il sole possa guardarlo,
per sempre.
<< Non
dire così, noi ti proteggeremo e non ti succederà nulla, mai!
<< …
- Grosse lacrime scesero sul viso della ragazza.
<< No, no,
non piangere.. e va bene! Te lo promettiamo.
Il giorno dopo,
quando i Nani furono andati in miniera, la ragazza corse svelta al torrente,
cercò una radura e si spogliò, lentamente, facendo cura a mettere
i propri vestiti in bella mostra, poi si calò in acqua e si
lasciò trasportare, blandamente, dalla corrente che vorticava lentamente
al centro del fiume, nuda, vestita solo da un velo di spuma gorgogliante. I
capelli le accarezzavano il corpo facendolo tendere di leggero piacere. Suoni e
sensazioni si mischiavano nelle ombre degli occhi chiusi: nello
sciacquettìo del fiume, le correnti erano spirali che scendevano lungo
il rumore profondo del respiro che le attraversava la coscienza fino a
raggiungere i polmoni e le dita rilassate, piegate ad arco, sentivano la brezza
leggera che le asciugava.
Dopo qualche
minuto, il suo intuito prese a vagare sotto forma di un animale della foresta e
contemporaneamente, la sua bocca emise un canto che assomigliava ad un lamento
dolcissimo e straziante, un richiamo.
Il cavallo del
principe tese le orecchie e un rumore brusco alla sua destra lo fece scartare,
il giovane scorse tra i rovi una qualche preda, che brillava nelle pupille
solamente, mentre il resto era confuso nel sottobosco. Spronò il suo
destriero in quella direzione addentrandosi sempre più nella foresta.
Una smania lo aveva preso: qualcosa sullo sfondo della sua coscienza lo stava
chiamando e tuttavia egli non riusciva a capire cosa fosse, era quasi un suono,
mischiato e nascosto dal resto del mondo ma che a tratti emergeva forte e
imperioso, quando la direzione che prendeva non era quella giusta,
finché, d’improvviso, si trovò su di una radura in riva ad
un fiumiciattolo quieto…
Prima di
essersene reso conto, si ritrovò a guardare una gonna e un corsetto. Le
sue mani si mossero a disagio a contatto con quella stoffa morbida e delicata,
al sapore della femminilità che non aveva mai sperimentato. Si
guardò attorno lasciando cadere le vesti.
<<
Co..Cosa state facendo? – Disse una voce dolcissima e spaventata, semi
nascosta dalle acque del fiume.
<< Io..io?
– Rosso per la vergogna. – Nulla, nulla, scusatemi, scusatemi..
vado via.. stavo inseguendo una preda…
Desiderava,
adesso scappare via ma i suoi piedi si rifiutavano di muoversi e il suo sguardo
era calamitato dal viso di lei.
Biancaneve fece
un profondo respiro, si guardò attorno e certa che fossero soli..
avanzò verso di lui, emergendo dalle acque!
Il principe
restò di sasso a contemplarla, la sua bocca si spalancò e il
respiro si bloccò come se non avesse più la forza di riprendere
fiato. Con un sorriso pieno di malizia la ragazza si avvicinò a lui e di
scatto raccolse i vestiti, poi scappò via dietro un albero.
Il giovane si
riprese appena; il cuore era un tumulto impazzito.
“Mamma
mia!” Riuscì a pensare e tutti i momenti di desiderio e di piacere
trascorsi con gli amici sparirono come la pelle di un serpente dopo la muta.
<< Come vi
chiamate? – Domandò titubante.
<< …
<< Vi
prego rispondete…
<<
Perché volete un nome? cambia qualcosa se invece di essere chiamata in
un modo sono chiamata in un altro?
<< Me.. me
io volevo sapere il vostro casato.. volevo dirvi ..che..che.. –
Balbettò.
<<
Appunto, non vi interesso o, vi interessa solo se sono di buona famiglia o no.
<<
Aspettate.. non è così!
Biancaneve
uscì dal suo riparo e si avvicinò al principe.
<< E come
sarebbe allora? – portando il suo viso vicinissimo a quello di lui.
<<
…io, io. – Chiuse gli occhi e in movimento involontario
abbassò il volto alla ricerca della bocca di lei.
<<
No… - Sussurrò, allontanandosi, - no… il mio nome o
principe, è Biancaneve.
Il principe e la
ragazza trascorsero la giornata assieme ma, mai una volta, Biancaneve concesse
all’altro di baciarla.
Verso sera:
<< Devo
andare, adesso. – Disse lei.
<< Ma
come? Perché?
<< Devo..
vi prego lasciatemi tornare.
<<
Potrò rivedervi?
<<
Sì.. venite alla casa dei Sette Nani, io sarò là.
<< Cosa ci
fate in un luogo così ..strano?
<< Non
posso spiegarvelo, solo che una volta mio padre era ..
<<
Aspettate… – La interruppe, - Non voglio sapere chi era vostro
padre, non adesso almeno, prima devo dirvi una cosa che sale dal mio petto e
muore ogni volta che cerca di essere espresso, se non ve lo dico adesso non
riuscirò mai più!
<<
…Ditemi.
<< Luce e
stelle non segnano il gioco delle parole, indicano il passo per lacerare i
veli, uno dopo l'altro, per raggiungervi e non ancora trovarvi, per non
fermarsi sazio di voi, nulla è mai abbastanza, nulla è mai
riempito; come un dolore sordo la vostra presenza è sempre più
mancanza è sempre più bisogno e sussurro, ogni vostra carezza mai
riempie e, tuttavia completa, unisce dividendo.. vi amo.
Biancaneve
abbassò gli occhi tutta rossa in viso:
<< Grazie
mio signore… adesso vi dirò chi sono: sono la principessa
Biancaneve e per una sorte ria sono rifugiata nella casa dei Sette Nani.
Il principe
esclamò:
<<
Biancaneve! Quella Biancaneve? Ma io sono venuto da Finis Terrae per sposarvi!
Il suo grido si
fermò nella radura incerto: la ragazza era scomparsa come per magia.
<< Si sono
incontrati. – Annunciò freddamente lo Specchio.
<<
E…?
<< Lui si
è innamorato e la sta cercando, sta setacciando tutta la foresta e
presto o tardi arriverà alla casetta dei Nani…
“Devo fare
qualcosa” Pensò la Regina. “Ma quel luogo inibisce i miei
poteri di strega… non posso … forse tra i libri antichi ci
sarà la soluzione…”
La biblioteca
della torre fu sconvolta dal desiderio della Regina: libroni erano sparsi sui
tavoli, altri gettati per terra, altri aperti a caso e ognuno di questi
mormorava o ridacchiava il proprio contenuto, sordo al chiacchiericcio degli
altri. Pareva che centinaia di persone si fossero stipate lì e ognuna
recitasse un continuo monologo.
La donna saltava
da un libro all’altro, da una formula all’altra gridando o
imprecando, quando un disegno vivace le catturò l’attenzione, o
forse era per un altro motivo, forse perché d’improvviso tutti gli
altri libri ammutolirono di colpo, ma la regina non se ne accorse, quasi ci
fosse una magia all’opera:
“Mela dei
Desideri” – lesse- “questa mela fatata farà avverare
ogni desiderio, chi ne mangerà anche un sol boccone, cadrà in un
sonno mortale per l’eternità…”
<<
Perfetto! Quello che mi serve, la magia dei Nani non interferirà con
questa, perché sembrerà morta, anzi sarà morta a tutti gli
effetti e quando la seppelliranno… saranno loro a ucciderla!-
Esultò.
“Mhm..
continua dicendo che la magia si completerà quando il bacio
dell’innamorato la risveglierà”
<< Ma
Biancaneve non sarà mai baciata da nessuno: il principe, quando mi
vedrà si dimenticherà di tutto tranne di me!
La Regina
trascorse il resto della giornata a preparare la mela fatata.
<< Ho
avuto un presentimento.. – Disse uno dei Nani.
<< Cosa?
– Chiese un altro.
<<
Pericolo, presto.
<<
Dobbiamo stare in guardia.
<< Diremo
agli animali del bosco di avvertirci se succedesse qualcosa alla piccola
principessa.
<< Mi
sembra una buona idea…
“Rughe su
di me…” la regina guardò il suo volto perfetto allo specchio
e non poté fare a meno di ammirarlo con invidia: sentiva di non essere
lei, ciò che rispecchiava ma, una estranea. “ Ero una bambina e
non mi interessava nulla, né il potere né l’amore; ogni
sera chiudevo gli occhi e dormivo pensando: domani è un altro giorno, un
magnifico giorno nuovo! E adesso? Quelle leggere curve sotto gli occhi indicano
che la bambina è svanita nella donna, che le notti non sono più
popolate di sogni meravigliosi, ma di castelli corrosi, di uomini che ti
desiderano, che cercano il tuo corpo ma non l’anima, che la freschezza
della prima volta è andata perduta come un magico specchio rotto; uno
specchio fatato, veramente fatato e non come quello che ho trovato io, uno
specchio fatato perché innocente…” Si accarezzò il
viso. “Sono bella… purtroppo.”
<< Tra
poco farà notte.. devo sbrigami. – Si disse, mentre,
meccanicamente, con un lembo della manica puliva dalla polvere il bordo: -
Sporcizia ovunque…
Fece calare su
di sé un incantesimo della vecchiaia e gli anni si impossessarono di
lei. Chiuse gli occhi quando lo specchio cercò, impietoso di farle
vedere come sarebbe diventata.
La foresta Nera
si fece da parte, riconoscendone il potere intenso, come un’aura mortale.
la Regina
camminò per tutta la notte e giunse vicino alla casetta dei Nani a
giorno fatto; portava con se un cesto di bellissime mele rosse.
<< Ecco la
Casa; dove sarà lei?
Come se
l’avesse chiamata Biancaneve si affacciò.
<<
Finalmente! – Ghignò la regina.
Zoppicando si
avvicinò alla casupola.
<<
Buongiorno! – Disse Biancaneve che l’aveva scorta di lontano.
<<
Buongiorno. – Rispose guardinga l’altra.
<< Chi
cercate?
<< Cerco..
cerco i nanetti.
<< Oh,
sono a lavorare in miniera, torneranno questa sera tardi. – Spiaciuta.
<<
Peccato… avevo portato loro un cesto di mele per fare il dolce.
Biancaneve
sembrò interessata.
<< Un
dolce?
<< Certo,
non sapete che i Nani amano i dolci?
<< Beh,
sono dei golosi, è vero, ma che genere di dolce?
<< La
torta alle mele…
<< Che
bella sorpresa! – Disse la ragazza. – glielo farò io. Vi
prego, datemi le vostre mele.
<< Eh..
sapete sono così stanca, potrei avere un bicchiere d’acqua?
<< Che
scortese che sono! – Esclamò Biancaneve, - accomodatevi.
<< Faremo
il dolce assieme, che ne dite? – Propose la vecchina.
<< Che
magnifica idea. Sbucciamo le mele e poi…
<< Una
cosa alla volta… sbucciamo e poi vediamo. – Sorrise amabilmente.
Forse mai le due
donne erano state così vicine, neppure quando erano a corte e il padre
di Biancaneve cercava di farle avvicinare.
Ridendo e
sbucciarono tutte le mele, una nota di tristezza si impadronì di
entrambe, quando arrivarono all’ultima, si guardarono come se sapessero
che la tregua, la pausa che si erano prese, era terminata e la vita, con il suo
inesorabile ciclo avrebbe dovuto continuare a girare, senza curarsi di nessuno.
L’anziana
si bagnò le labbra e con voce più roca:
<< Ti
voglio rivelare un segreto…
<< Cosa?
– Bisbigliò.
<< Questa
è una mela fatata…
<< Ma
daì!
<< Se le
dai un morso ogni tuo desiderio si avvererà.
<< …
<<
Prova…
<< La mela
dei Desideri. – Prendendola in mano. – quante volte ho sognato
averne una…
Con lo sguardo
trasognato Biancaneve fece un sospiro e dette un morso alla mela .
Il mondo si
fermò mentre la ragazza cadeva.
<< Morta!
– gridò la regina.
Ma gli animali
del bosco che erano di guardia appena videro l’accaduto corsero alla
miniera e avvertirono i Nani che, con picconi e ogni tipo di arma magica si
riversarono fuori.
La regina
sentì il baccano e le urla che si avvicinavano:
<< I Nani,
sono già qui. Mi devo nascondere.
Per ore
durò l’inseguimento; la foresta che prima l’aveva fatta
passare con facilità adesso le sbarrava la strada ad ogni passo e
più volte quelle creature quasi erano riuscite a afferrarle il vestito o
a colpirla, solo con la forza della disperazione era riuscita a sfuggire, ma
era sempre più debole e stanca, quando si inerpicò sulla costa di
un pendio; la luna guardava impietosa i suoi tentativi mentre le grinfie dei
nani la ferivano, finché in un ultimo assalto, questi la spinsero
giù dall’altra parte e la regina cadde in una voragine senza
fondo…
Piangenti i Nani
tornarono a casa.
<< Le
avevamo fatto una promessa, ricordate?
<< Si il
cristallo per proteggerla …
Deposero
Biancaneve sui loro lettini e senza parlare, avvolti nel loro immenso dolore,
tornarono in miniera.
Per una settimana
intera lavorarono senza sosta e:
<< Sembra
che stia dormendo.
Nella radura al
limitare della foresta, il cristallo di rocca racchiudeva la ragazza come un
guscio di noce brillante. Erano così presi dal dolore che non si
accorsero della figura che era uscito dalla foresta: era il principe, smagrito
e scarmigliato che aveva vagato per giorni alla ricerca del suo unico Amore.
Rivolse una muta domanda ai nani che gli spiegarono l’accaduto.
Il principe si
avvicinò al corpo immobile di Biancaneve, tra le lacrime calde si
ricordò della promessa fattale: “un bacio… voglio da voi un
bacio, ricordate, la prossima volta che ci incontreremo mi dovrete
baciare…”
Con il dorso
della mano si asciugò il viso e le labbra, le prese le dita fredde e si
chinò sul volto.
Un tremito lo
scosse, i capelli gli offuscavano lo sguardo: “Sei morta? Dormi? Ti
guardo, mi guardi… il gelo si spegne si unisce si allontana al
vento”
Cosa
c’è in un bacio?
Il soffio vitale
dell’anima che si espande oltre il nostro corpo, l’essenza infinita
di un mistero che dà vita?
Il suggellarsi
di un incantesimo che non era completo…
Una contrazione
delle dita di lei fecero sussultare il giovane che si ritrasse di scatto, ma le
braccia di Biancaneve lo trassero a sé continuando il bacio che era
stato appena accennato…
I sette nani
mormorarono di stupore vedendo i due giovani avvolti nell’amore
abbracciarsi in un intreccio che era come un disegno di linee inquiete cariche
di promesse e di scoperte, di catene e di oscurità, di amore e di magia.
Quando si
staccarono ci fu solo il sole abbagliante dei due che non vedevano altri che
loro stessi e così tornarono al castello dove vissero felici e contenti
per sempre…
FINE
epilogo
<< Dove
sono? La pozzanghera mandava tenui luci per pochissimo, ondeggiando al ritmo
del respiro di Lei, della Giovane Regina, della strega dello Specchio morente.
Tra le foglie silenziose, a volta, il puntino insondabile di una stella segnava
il cielo altrimenti nero e vegetale. Il vestito stracciato scopriva il suo
corpo ferito, sentiva dentro di sé come un fuoco rantolante e le parole
erano suoni che la lingua gonfia cercava di interpretare.
Poco a poco, la
vista e gli altri sensi presero vigore: era caduta in un orrido e forse questo
le aveva salvata la vita; il fiumiciattolo che l’aveva scavato, finiva a
poche decine di metri da dove lei giaceva. Non era possibile scalare quelle
pareti a picco strettissime, parevano alte secoli e non metri; era come se
fosse caduta dentro una fessura accogliente, dentro una dolce prigione.
<< Sono
morta?
“Cosa
è morire? Sono i diecimila colori che crollano dentro il punto
interrogativo della cecità; oppure è essere dimenticata da tutti,
o non lasciare una discendenza, dei figli che continuino la tua carne che
moltiplichino l’anima?… morire continuando a vivere per la
caparbietà di un corpo che si rifiuta di seguire il destino
dell’anima…”
Le ore erano il
ronzio degli insetti che cercavano il suo corpo spezzato di debole
donna…poi, infine, giunse il Sole. Il raggio di luce le scivolò
sopra come velo e, lei, per la prima volta dopo anni…. pianse.