Bianca Neve Rienmann. Il tensore metrico è dinamico, ovvero: 196 Numero di Lycher

 

 

C'era una volta,

una ragazza bellissima, ambiziosa e ferma di carattere: voleva raggiungere il potere e, quando il caso le fece conoscere il re ad una festa, cercò in ogni modo di ingraziarselo.

Il re che era sposato non si dispiacque delle attenzioni della bellissima ragazza e ciò fece ingelosire la regina madre:

<< Vedi, figlia mia, come sono i mortali? Basta un sorriso e questi si perdono in amore... -

Biancaneve, che aveva cinque anni allora, annuì alla madre e poi:

<< Madre, perché avete voluto diventare regina?

<< Non per il potere, solo per amore. Amo tuo padre, assai e anche se svanirà come un sogno nel respiro malato del tempo, ho deciso di vivere con lui per quanto mi è concesso dal destino.

<< Vorreste morire con lui?

<< Noi non viviamo come i mortali, ma una volta il pensiero mi ha sfiorato e... sì, mi ha toccato l'anima. Gli abitanti del giorno sono effimeri, ma si dice che a differenza delle creature del crepuscolo abbiano i colori dell’arcobaleno dentro la loro anima.

<< Ed è vero?

La regina fece le spallucce e Biancaneve scese dalle ginocchia di lei per andare tra gli invitati della festa.

<< Siete bellissima!

La giovane annuì:

<< Rosa d’Oro è il mio nome! – Disse lei scherzando.

“E che questo sia il segno della tua maledizione” pensò una Creatura della Notte

 

Un giorno, il Re, trovò una rosa d'oro nascosta nel suo trono, sotto il cuscino, con scritto il nome della giovane e avvenente fanciulla che aveva conosciuto alla festa; di colpo il desiderio si impossessò di lui e prese a bramarla con forza.

Per mesi la frequentò, la corteggiò, la amò, finché alla fine, la giovane:

<< Non voglio più rivederti!

<< Perché? - con un sussurro doloroso.

<< Perché non voglio più vivere questa vita nascosta, non voglio essere la tua concubina...

<<... - Aggrottando le sopracciglia.

Il lenzuolo lasciava scoperto una parte del seno di lei e i raggi di sole lo accarezzavano rendendolo brillante e sensualissimo.

<< Non posso lasciare mia moglie, non posso ripudiarla.

<< La ami ancora...

<< No, ma non è possibile lasciarla.

<< Devo sperare solo che le accada qualcosa?

Il re, si alzò in piedi, indifferente improvvisamente al corpo di lei; un tremito freddo lo aveva attraversato:

<< Lei mi sarà compagna fino alla mia morte e poi se ne andrà, è questo il patto che ho fatto... quando l’amavo, all’inizio. Lei era come un sogno che si poteva toccare, un profumo da abbracciare…

<< Parli della regina come se non fosse umana...

Il re sorrise amaramente, facendo un cenno con il viso.

<< Dove vai? – Chiese vendendola scendere dal letto.

<< A farmi un bagno; un lunghissimo bagno bollente: ho bisogno di lavarmi. C’è sempre tanto sporco d’ovunque.

 

Nel giardino delle ametiste, una bambina, Biancaneve, prese un fiore violetto e lo staccò:

<< Un giorno un fiore volle essere sorriso, volle essere farfalla! – Lanciandolo in aria.

 

- Guarda questo giardino, Biancaneve.

- Perché è così silenzioso?

- Perché nessuno conosce la strada per entrarvi.

-Neppure gli animali del bosco?

- No, nessuno, figlia mia.

- Non riesco a vedere il Sole eppure c’è tanta luce, mamma.

- Non c’è Sole qui; la luce viene dai fiori. Questo è il giardino delle anime.

- Queste pietre violette cosa sono?

- Sono Ametiste filosofali.

- Allora siamo nel Giardino delle Ametiste!

- Ogni fiore racchiude l’anima di una creatura, devi stare attenta: se ne cogli uno quella persona morirà.

- Bellissimo!

- Biancaneve!

- Scusa mamma, stavo scherzando.

- Mhm… ascoltami attentamente: se prendiamo un fiore, la persona non morirà ma si addormenterà come se fosse morta perché la sua anima, strappata dal corpo, impiegherebbe degli anni per ritrovarlo.

- E io dove sono?

- Eh! ci ho messo tantissimo per trovarti. Vedi quel fiorellino rosso a forma di giglio, accanto a quel sasso striato?

- Sì.

- Sei tu e invece quello violetto più grande a forma di margherita sotto le canne, sono io.

- Ma non possono venire altri?

- Altri chi?

- Altre come noi.

- Certamente.

- Allora possono coglierci!

- Non è facile e poi ci sono delle Leggi che non possiamo infrangere.

- Ma senza volerlo…

- Non hai capito: prendi quel fiore accanto a te.

- Sì

- Non ci riesco…le mie dita ci passano attraverso!

- Ecco le leggi che ti dicevo, puoi toccare solo il tuo o… il mio.

- Come mai?

- Siamo legate con un sangue unico, speciale…

- Solo noi?

- Le nostre sorelle vedono i loro fiori non altri, e noi pure; tra madre e figlia c’è continuità.

- Quando sarò Regina chiamerò da tutto il mondo tutti i maghi e le streghe e questo regno sarà abitato solo da quelli della nostra razza.

- Ma tu non sarai mai regina, figlia mia.

- …No?

- No, tu sei del popolo magico, l’amore che provo per tuo padre mi ha fatto fare questa pazzia ma me ne dolgo ogni istante. I nostri mondi devono essere separati, solo l’amore ci ha uniti.

- Io voglio regnare!

- Andiamo piccola principessa, un giorno sorriderai quando ripenserai a questo tuo desiderio.

- Va bene mamma…

Un’ombra, attraversò il volto della regina madre, si appoggiò alla balaustra, sospirando affannosamente:

<< Figlia mia… - mormorò.

Poi si accasciò al suolo.

 

*…è successo qualcosa alla regina!* /

correte /

...

* presto, bisogna avvertire il re * /

prendete un lenzuolo /

*chiamate qualcuno! * /

come è pallida/

* è immobile, forse… forse…* /

non dite nulla a Biancaneve/

* aspetta, non possiamo…! * /

non riesco a sentire se respira /

* sono arrivati i dotti?* /

cosa dobbiamo fare? /

*…Aiuto!*

 

… Il lungo cappello nero ondeggiò indeciso per molto tempo tra le mani dell’aiutante del medico, prima che questi, scuotesse la testa e si alzasse dallo sgabello accanto al letto dove era stata posta la regina.

<< Dobbiamo dirlo al re… - Mormorò.

La sua figura vestita di un camice nero e ingobbita dagli anni si rimpiccolì e gli occhi si riempirono di lacrime.

 

Il re si avvicinò alla salma, sporgendosi appena sopra di questa:

<< Sei.. sei, morta?

I cortigiani pensarono che fosse impazzito ma fecero finta di nulla e si raggrupparono preoccupati.

- il re.. – sconvolto .. – cosa faremo.. – c’è Biancaneve, ma… - troppo giovane.. – chi sarebbe poi il reggente? … - potremmo darla in sposa al principe di Finis Terrae… - è giovane anche lui – si eviterebbero problemi alle regioni di confine, però… - mandiamo un messo, che di nascosto proponga l’unione..- sì, concordiamoci con il Re di Finis Terrae…-

Il dolore del Re durò pochissimo e le nozze con la sua giovane amante, la nuova regina furono sfarzose e dolci.

<< Siediti qui, accanto a me, mia Regina.

La giovane e bellissima ragazza che adesso era diventata la Giovane e Bellissima Regina, con gli occhi sgranati si avvicinò al trono, lo accarezzò lungo il bordo, con le dita e si fermò un istante:

<< C’è polvere. – Disse, indicando un angolino, con un senso di sorpresa e di disgusto. – Qualcuno tolga la polvere!

<< Non piangere, Biancaneve. – disse il re.

<< Non piango, padre.

<< Sei triste per tua madre?

<< …Chi? No, non sono triste per mia madre.

<< Davvero?

<< È morta e noi siamo vivi, così sembra, no padre?

<< Parli come una persona adulta e invece hai appena sei anni, a volte le assomigli. Mi fai quasi paura, se non fossi tuo padre…

<< Sono una bambina e basta e tu hai una nuova moglie che ti darà dei figli e ti ama.

<< Ma tu sei la primogenita.

<< Già…

La bambola che teneva tra le mani ebbe un sussulto, come se la bambina l’avesse stretta di colpo con forza, fino a farle male – ma una bambola può soffrire?

 

Gli anni passarono e Biancaneve crebbe dimenticata da tutti: il re era sempre impegnato a corte e nei momenti liberi la nuova regina lo voleva per sé solamente:

<< Voglio darti un figlio, voglio darti un figlio!!! – ripeteva, invano, ossessionata: nonostante tutti gli sforzi, ormai era chiaro che la regina era sterile e, disperata, sentiva venire meno la sua bellezza; anche le carezze del re erano sempre più stanche, distanti, almeno così le pareva:

<< Che succede caro? – chiedeva adesso con apprensione.

Sottili rughe, invisibili per tutti gli altri, scavavano come unghie tremende il viso e il corpo della regina:

<< sono una candela finta, sono una tela di ragno che non resiste al tempo, sono una goccia di un temporale che infine si spiaccicherà e sparirà nel nulla… - andava borbottando.

Nel giardino dimenticato delle ametiste, Biancaneve ebbe un sorriso. Si alzò e corse nella costruzione dove riposava la madre: il re, seguendo le parole che le aveva detto tanto tempo prima la regina madre, le aveva costruito una teca di cristallo dentro una struttura circolare con le finestre alte e strette decorate da vetri colorati a mosaico.

<< So che potete sentirmi, madre. – sussurrò – presto, molto presto e poi… - il suo sguardo corse ad un falcetto d’oro che aveva fatto forgiare per togliere le erbacce che spuntavano qui e là all’esterno, tra le fessure delle pietre.

I cortigiani intanto dopo qualche anno di tranquillità ripresero a riunirsi e tramare:

il regno non ha un erede… - Biancaneve è diventata selvatica – la nuova regina è sterile- .. Biancaneve vive come un animale – guardate come si veste – non parla con nessuno - … il nostro regno ha bisogno di un re forte… - che dice il Signore di Finis Terrae? – è sempre disposto a maritare il figlio? - Dopo tutti questi anni? - quando c’è in gioco un regno, il tempo non conta… - adesso Biancaneve ha sedici anni… è ora che si assuma … - e la regina? E il re? Abdicheranno.. – sciocchezze! Non lo faranno mai: lei è ambiziosa e se sospettasse di noi ci farebbe tagliare la testa senza nemmeno aspettare il chierico!

Ma se le capitasse un incidente…

le stanze e gli anditi, le torri e i corridoi più dismessi, divennero per la regina solitari compagni dei suoi interminabili monologhi; da tempo aveva cacciato le dame, preferendo camminare da sola in una sorta di sogno, di ovattata realtà confusa e impazzita, dove lei aveva avuto cento figli e il re l’amava e la desiderava. Tutto ciò che la riportava al presente lo allontanava con rabbia.

<< Stai male… - sussurrò una vocina quasi al limite della sua mente.

<< … - la regina si guardò attorno, tesa.

<< Stai male… - ripeté.

<< Chi …chi …chi.

<< Stai male…

<< …chi c’è? – con voce strozzata.

<< Stai male…

la regina si guardò ancora attorno ma non vide nessuno, indietreggiò appoggiandosi alla parete e con la mano prese a muoversi a tastoni, finché di scatto corse via, fino ad arrivare nelle cucine, spalancò la porta e vi si getto dentro.

Il brusio e il rumore quotidiano della servitù che preparava da mangiare, la rincuorò.

<< Cosa mi sta succedendo? – Si chiese.

Quella notte, la regina non riuscì a dormire, anzi si rinchiuse nelle sue stanze e non fece entrare neppure il re.

Dalla sua finestra la luna rideva a metà, il profumo di primavera portava odori di fiori che sarebbero sbocciati e insetti laboriosi in cerca di cibo.

“sapeva che sto male” pensò. “non l’ho immaginata, era qualcuno che sussurrava da qualche parte, qualcuno che mi osserva di nascosto”

Prese a graffiare i muri alla ricerca di un passaggio, guardò sotto il letto, strappò il baldacchino: nulla.

Quella notte il Re dormì male, sognando il viso della sua prima moglie diventare un teschio mentre cercava di baciarlo.

Quella notte i cortigiani fecero un sospiro di sollievo, quando il piccione viaggiatore riportò il messaggio che a giorni il figlio del signore di Finis Terrae sarebbe giunto al castello a chiedere in sposa Biancaneve.

Quella notte, Biancaneve dormì con un sorriso strano sulle labbra.

Quella notte, sulla teca di cristallo dove giaceva la regina madre, una falena si fermò per riposare e invece vi morì improvvisamente, per cause incomprensibili.

Quella notte il principe di Finis Terrae si preparò per andare a chiedere Biancaneve in sposa: era nervosissimo e si chiedeva se sarebbe stato come con i paggi, se le donne amavano allo stesso modo dei ragazzi, dei suoi amici o, come dicevano i più vecchi che dovevano essere solo usate per figliare e tenute lontano dal resto.

<< Che cosa dovrò fare? - il boccale di sidro brillava alla fiamma della torcia, sulla sua grande mano da guerriero.

 

Le pietre del corridoio erano fresche e polverose, la regina si fece coraggio e, con una lampada, riprese a camminare fino al luogo dove aveva sentito la voce: una stanzina dalla quale si diramavano tre corridoi e tre scale a chiocciola.

<< Sei tornata… - un sussurro.

La regina si irrigidì, trattenendo il respiro.

<< Sei tornata… - ripeté la vocina

<< …

<< Sei tornata…

<< Sei tornata…

<< Sei tornata…

<< Sei tornata…

Come un’eco, come i cerchi concentrici d’acqua nello stagno.

La regina si portò le mani alle orecchie cercando di fermare la voce, senza riuscirvi.

<< Chi sei? Chi sei? Chi sei? – ripeteva con gli occhi sbarrati.

Di colpo le parole si interruppero e lei fu avvolta dal silenzio.

<< …

<< Aspetta!

Cercando nella stanzina.

<< Non te ne andare! Voglio parlarti! Ti prego, fermati!

Aveva appoggiato la lampada al centro della stanza e grandi ombre si rigiravano sulle pareti, come animali o, demoni oscuri.

<< …

<< Vieni… - riprese la vocina.

<<… - Inclinando la testa, la regina cercò di capire da dove arrivasse il suono.

<< Vieni…

<< Sì.. ma non capisco da…

<< Vieni…

<< Aiutami, da sola non ne sono capace.

<< Prendi la terza scala sulla sinistra e sali fino alla fine di questa.

Quando uno scalino termina, cosa c’è? Quando la pietra si unisce all’altra formando una scala, sa lo scalino di essere il segno di una ascesa, di una discesa o di un passaggio segreto verso luoghi inaccessibili, verso sogni che la mente può appena apprezzare ma sicuramente temere?

La scala circolare sembrava essere di una torre altissima e strettissima, a volte, da sottili pertugi, la regina scorgeva ampi tratti di cielo e in basso appena appena, collinette nascoste da foschia, da nebbia.

La luce entrava come una lama segnando poco più della sua forma e lasciando nel buio il resto; come una teoria di lame che si allontanavano sempre più in alto, che si presagivano, queste andavano scomparendo, nell’oscurità.

<< Da quanto sto salendo? Mi sembrano giorni o anche mesi? Ma non è possibile.. non riesco a vedere la fine… - mormorava la regina.

Senza che se ne potesse accorgersene, si ritrovò in un ampio ambiente drappeggiato.

Arazzi rossi tinteggiavano con il loro colore le pareti e le finestre erano drappeggiate da tende nere, spesse, che non lasciavano trapelare nulla.

Al centro…

… … al centro uno specchio!

<< Finalmente!

Sentì dire la regina.

Guardò il suo riflesso e lo trovò insolitamente bello, anzi, affascinante, seducente come forse non era stata mai neppure nel fiore della sua giovinezza: gli occhi avevano uno sguardo liquido che distruggeva l’anima, che faceva piegare in due tremante, chi lo guardava. Desiderò le sue labbra, le cercò e si sentì avvampare dentro.

Titubante, la donna appoggiò le dita sulla superficie di vetro e:

il suo riflesso svanì!

Al suo posto era comparsa una forma indistinta che parlava con fare mormorante, insistente:

<< Dopo tutti questi anni! Temevo che vi foste dimenticato di me, che vi avessi fatto qualcosa…

<< Chi sei? – domandò la donna.

<< Non ricordate?

<< …

Intanto nel giardino dei cristalli spezzati Biancaneve si alzò a guardare qualcosa che si perdeva nel cielo ma che nessuno aveva mai veduto, solo intuito e raramente, perché pochi guardavano da quella parte.

 

<< ..Non ricordo. – rispose infine la regina.

<< …

Nella torre dell’oscurità il tempo trascorreva in modo differente che altrove.

La regina mancò dalla corte solo per tre ore, cosa possono fare tre ore nella vita di una mortale?

Eppure

Eppure una ciocca dei suoi capelli si tinse di gelido bianco, una ruga forte le marchiò la fronte.

 

“tutti questi anni” pensava “tutti questi anni alla ricerca di un potere che non vale nulla! Che sciocca! Adesso ho la strada, adesso so cosa devo fare”

I giorni divennero fiamme di vetro che le tagliavano il viso e uno di questi, quando il re, più insistente del solito cercò di entrare nella sua stanza, chiamò con la sua voce graffiante un lupo mannaro.

<< Vieni mio caro . - disse al re con voce rotta dal desiderio.

<< Mia regina, sono preoccupato, non ti vedo più, non so cosa fai… non facciamo più l’amore…

La donna lo guardò truce:

<< Ah, già, voi mortali avete bisogno di questo!

E si appoggiò sul letto languidamente lasciando scivolare la vestaglia.

<< Vieni mio caro, vieni e prendimi…

Il re si avvicinò intimorito, non fece neppure in tempo a toccarla che una figura gigantesca lo afferrò per le spalle ringhiando.

La regina si protese verso la bestia:

<< …adesso.

Il mostro spezzò il collo al re prima di accoppiarsi con la donna.

 

Nella teca di cristallo, la vecchia regina sembrò avere una lacrima appoggiata sul ciglio degli occhi chiusi.

<< Adesso ucciderò Biancaneve! – gridò la regina mentre gemeva con il mostro, nel piacere.

<< Il vecchio sangue verrà sacrificato per fare posto al nuovo!

<< Tu sei bella regina, bellissima, ma… - tutte le volte lo specchio aggiungeva sempre un impercettibile ma.

<< Ma cosa! – domandò brusca la regina.

<< Biancaneve è già quasi più bella di te.

<< Biancaneve? Guai a lei!

Nonostante le sue minacce, non riusciva a trovare il modo di ucciderla, quando chiamava una guardia, la sua voce si bloccava, quando prendeva un veleno, la mano tremava; c’era qualcosa in Biancaneve che la teneva a distanza e non riusciva a capire cosa fosse.

<< Maledizione! Voglio farla finita con questa stirpe! presto arriverà il principe di Finis Terrae e dovrà sposare me!

Prese a consultare tutti i volumi di magia nera che aveva scoperto nella torre senza riuscire a combinare nulla, infine, disperata, chiamò il guardiacaccia, il suo ultimo amante:

<< Guardiacaccia, porta Biancaneve nella foresta nera e quando sarai lontano dal castello, uccidila!

L’uomo sorrise crudelmente:

<< Sì, maestà.

E così, di buon mattino i due si addentrarono nel bosco

Biancaneve, cantava come un usignolo, era dolcissima e passeggiando guardava il guardiacaccia come un cerbiatto appena nato, era impossibile non provare tenerezza per lei…

Qualcosa accadde nel cuore dell’uomo e si rese conto che non sarebbe riuscito ad uccidere la ragazza, anzi che stava provando un sentimento così strano che gli stringeva il cuore; alla fine della giornata egli confessò alla ragazza tutto e l’abbandonò nella foresta, mentre lui ritornava al castello.

<< Addio guardiacaccia – disse gelida, quando l’altro non fu che un punto tra le foglie.

 

Gocce di rugiada, si sparpagliarono sotto gli stivali pesanti dell’uomo, rompendosi in migliaia di guizzi brillanti. Il respiro ansante accompagnava la sua paura: “Lei lo sa, lei sa sempre tutto!” ripeteva, follemente; invano stringeva tra le dita il piccolo cuore, morbido e freddo, di un cerbiatto.

<< Biancaneve è morta, l’ho uccisa; Biancaneve è morta, l’ho uccisa… Biancaneve è morta, l’ho uccisa… Biancaneve è morta, l’ho uccisa… Biancaneve è morta, l’ho uccisa… Biancaneve è morta, l’ho uccisa… Biancaneve è morta, l’ho uccisa… - Impazzito.

Entrambi, il guardiacaccia e Biancaneve, correvano come legati ad un unico filo, l’uno all’opposto dell’altra.

L’una al centro della foresta oltre le sette montagne,

l’altro al centro del castello, nei sotterranei che portavano alla ragnatela di passaggi segreti che, facevano capo alla alta torre dello Specchio.

Per entrambi la foresta chiese un tributo:

prese il sangue del cerbiatto,

prese il sangue della ragazza ferendola con le spine dei suoi rovi,

chiamò le nuvole per berlo

la pioggia per lavarsi.

<< Piove… - Disse la regina guardando il paesaggio dalla finestra della Torre Magica; allungò la mano e attese, aspettando che le gocce colpissero il suo palmo candido e dolce.

<< Come l’umanità effimera, come le formiche, ma molto di più, molto più voracemente, dalle nuvole si gettano queste sferette trasparenti cercando la loro fine. Se in ognuna di queste vi fosse l’anima di un uomo… Ignara, indifferente e ignota pioggia, come un tutt’uno posso considerarti ma, delle tue singole parti non riesco a risolverne nulla. Per un istante una luce, di traverso, mi mostra le strisce che scendono dal cielo e poi…? Poi nulla, …effimeri pensieri, ricordi, annientati dalla vostra stessa voracità di vita.

 

Un tossicchiare spaurito alle spalle, le fece perdere il filo dei suoi pensieri:

<< Dimmi, mio guardiacaccia…

L’uomo si inchinò e senza una parola le porse il cuore gelato.

<< Finalmente!

L’altro, con lo sguardo sempre rivolto verso il pavimento si ritirò, allontanandosi in fretta.

<< Ecco, con questo, la vecchia stirpe è sparita: non ci sarà nessuno che potrà opporsi alla mia discendenza. Una nuova dinastia regnerà!

<< E che diranno i tuoi detrattori? La contadina, la vacca che ha allargato la sue cosce, si è sbarazzata del buon re? Come una scrofa in calore hai attirato nel tuo ricettacolo il suo piacere e poi hai fatto in modo di sostituirti a lui?

<< Specchio! Come ti permetti? Neppure tu puoi trattarmi così, sono la regina! Sono la più Bella di tutte!

<< Bella… si tu sei bella ma ancora per poco…

<< Che vuoi dire?

<< Che presto Biancaneve diventerà bellissima…

<< Biancaneve è morta, il tuo vaticinio è vuoto, vago…

<< Biancaneve è viva e la sua bellezza brillerà sul trono.

<< Osserva. – Mostrò il cuore che le aveva dato il guardiacaccia.

<< Quello è un cuore…

<< Dici bene, è il cuore di Biancaneve!

<< …di un cerbiatto.

<< … - Sbarrando gli occhi. – è mai possibile?

<< Sì.

<< Tu menti!

<< No.

<< Viva… ancora viva. Perché? – Scuotendo la testa. - Non capisco, avrebbe dovuto ucciderla.

Corse giù per le scale a rotta di collo e poi di nuovo per le stanze, fuori dal castello, nella tenuta, nelle stalle, fino a che:

<< Guardiacaccia! - Disse, ansando.

<< …

<< Vieni qui.- In un sussurro leggerissimo.

Lo guardò fisso negli occhi, finché l’altro dovette chinare il viso; lo squadrò da capo a piedi più volte fermandosi sugli stivali sporchi di fango fresco: “Terra e sporcizia, schifo. Sporcizia, sporcizia ovunque…”

<< Perché… perché? – Gli domandò mentre si avvicinava piano. – Non era una cosa difficile: ti ho chiesto solo di ucciderla.

<< Non… non ho potuto… non so, ma non ci sono riuscito… - Piagnucolò. – Il suo sguardo, mia Regina, il suo sguardo mi ha fermato per cinque volte ed ogni volta era come se mi mangiasse l’anima, mi consumasse la volontà…

<< Ma quello di un cerbiatto, lo sguardo di un cerbiatto innocente, quello non ti ha fermato, vero? Ironico, per salvare lei, hai ucciso il cucciolo di una madre spezzandole il cuore dal dolore e con quello che mi hai portato fanno due… - Si tolse dai lunghi capelli uno spillone Nero e sottile, ne appoggiò la punta sul petto del guardiacaccia. – E con il tuo… - spinse con forza, immergendolo con un colpo secco. – …con il tuo, sono tre. Non ne valeva la pena, non credi?

Il corpo dell’uomo senza vita si accasciò con un rantolo.

<< Idiota! – Disse la regina tornando alla torre.

 

I giorni trascorrevano lieti e tutto sembrava essere sparito, la regina, silenziosa, governava abbastanza distrattamente, in attesa del principe di Finis Terrae che non giungeva mai, accampando ai ritardi continui, le scuse più svariate e inverosimili.

Polvere! Polvere ovunque. – Si lamentava con i servi e cortigiani.

E Biancaneve?

La giovane aveva trovato rifugio oltre le Sette Montagne, nel centro della Foresta, nella casa dei Sette Nani, che l’avevano presa con loro. Tutti gli abitanti della foresta facevano a gara per stare un po’ di tempo con lei: gli uccellini la svegliavano la mattina con il loro canto, le lepri i tassi, i cervi, anche il tenebroso lupo, la scattante faina, scivolavano verso la casa per cercare una carezza o un sorriso. In brave, la storia della ragazza amata dagli animali della Foresta che abitava nella casa dei sette nani si diffuse ovunque nel regno, ma nessuno pensò che si trattasse di Biancaneve, tranne la regina.

“Non ti allontanare da qui” l’ammonivano ogni giorno i Nani, prima di andare a lavorare in miniera e, lei con un dolcissimo sorriso annuiva. “La regina ha uno specchio magico e se non stai attenta alla fine ti scoprirà” continuavano con la loro premura.

Alla fine, la notizia arrivò alle orecchie del principe che si trovava in una zona imprecisata tra Finis Terrae e il Regno.

La spada gli cascò di mano, come sentendosi punto da un pungolo.

<< Voglio vedere questa fanciulla! – Esclamò conficcando l’arma sul tronco di un albero nero.

I paggi e gli scudieri fecero un sospiro di sollievo: erano mesi che vagavano da una parte all’altra per la zona di confine senza mai arrivare in un posto preciso, come se il principe non sapesse esattamente che cosa fare. “Almeno adesso facciamo qualcosa.” dissero.

Il Principe si sentiva attratto, come se una mano invisibile lo stesse guidando e lui non potesse opporsi, la stessa mano che fino ad allora – ne era sicuro - gli aveva impedito di raggiungere il Castello per sposare.. sposare chi? Non lo sapeva: era partito per prendersi la figlia e adesso sembrava che ci fosse disponibile solo la matrigna. Bellissima e ammaliante; così la descrivevano chi l’aveva veduta.

<< Che avranno di speciale queste femmine… - Borbottava tra sé.

 

Allargando le braccia la Regina spostò i pesanti tendaggi facendo entrare uno spiraglio di luce nella stanza dello Specchio.

<< Dimmi, ora, cosa sta facendo questo principetto che si fa gioco di me! – Ordinò.

Dentro lo Specchio, prese a vorticare una forma indistinta e poi:

<< Il principe sta andando da Biancaneve per vederla.

<< Cosa?

La regina passeggiò nervosamente per la stanza.

<< …e quando l’avrà veduta?

<< Se ne innamorerà.

<< Di quella contadina?

<< Lei presto sarà più bella di voi.

<< Credi?

<< Così è, così accadrà!

<< Giammai! – gridò.

Se quei due si incontrano non potrò unire i due regni. – Pensava. – Non avrò un figlio da imporre al trono. Presto o tardi la vita raggrinzirà da questo corpo e tutto ciò per cui ho lottato mi sfuggirà dalle mani. No no no no no. Neppure per un istante, tornerò indietro: ho sacrificato me stessa, mi sono data al re; sento ancora adesso di notte le sue mani viscide e mollicce sul mio corpo. Sento il suo alitare sopra di me e mi rivedo mentre chiudo gli occhi per non guardare, sognando il trono e lo scettro, il dolce peso della corona dorata sulla mia testa, per non pensare a quello che stava accadendo, per dimenticare il presente…”Sarai regina” mi dicevo, “Regina!”

il suo sesso che forzava il mio istinto rattrappito,

la mia volontà che dominava la voglia di fuggire,

le unghie che cercavano i suoi occhi per ferirli

un ramo duro,

lava bruciante dentro,

Sporca,

Sporca,

Sporca.

Mi sono lavata con le collane d’argento e topazi,

Ho deterso il mio corpo con diamanti, oro e essenze. Schifo, vomito, nausea. Non ho più passato, solo un tentativo di futuro, in realtà sono morta. Morta e basta.

Biancaneve quel giorno rise più del solito.

<< Voglio andare al ruscello. – Disse timidamente ai Nani

Assolutamente no! – Risposero questi in coro.

<< Ma perché?

Perché la Regina è una strega e ha paura di noi perché siamo creature magiche; qui i suoi poteri sarebbero neutralizzati ma lontano, anche se di poco, potrebbe farti qualche magia e tu saresti perduta per sempre.

Biancaneve socchiuse le palpebre e le sue lunghissime ciglia nere vibrarono di innocenza:

<< Nanetti miei, se per caso dovesse accadermi qualcosa, vorrei che mi faceste una promessa.

<< Parla.

<< Voglio che il mio corpo resti protetto da un cristallo di rocca ma che non sia sepolto, che sia messo vicino alla radura in modo che il sole possa guardarlo, per sempre.

<< Non dire così, noi ti proteggeremo e non ti succederà nulla, mai!

<< … - Grosse lacrime scesero sul viso della ragazza.

<< No, no, non piangere.. e va bene! Te lo promettiamo.

Il giorno dopo, quando i Nani furono andati in miniera, la ragazza corse svelta al torrente, cercò una radura e si spogliò, lentamente, facendo cura a mettere i propri vestiti in bella mostra, poi si calò in acqua e si lasciò trasportare, blandamente, dalla corrente che vorticava lentamente al centro del fiume, nuda, vestita solo da un velo di spuma gorgogliante. I capelli le accarezzavano il corpo facendolo tendere di leggero piacere. Suoni e sensazioni si mischiavano nelle ombre degli occhi chiusi: nello sciacquettìo del fiume, le correnti erano spirali che scendevano lungo il rumore profondo del respiro che le attraversava la coscienza fino a raggiungere i polmoni e le dita rilassate, piegate ad arco, sentivano la brezza leggera che le asciugava.

Dopo qualche minuto, il suo intuito prese a vagare sotto forma di un animale della foresta e contemporaneamente, la sua bocca emise un canto che assomigliava ad un lamento dolcissimo e straziante, un richiamo.

Il cavallo del principe tese le orecchie e un rumore brusco alla sua destra lo fece scartare, il giovane scorse tra i rovi una qualche preda, che brillava nelle pupille solamente, mentre il resto era confuso nel sottobosco. Spronò il suo destriero in quella direzione addentrandosi sempre più nella foresta. Una smania lo aveva preso: qualcosa sullo sfondo della sua coscienza lo stava chiamando e tuttavia egli non riusciva a capire cosa fosse, era quasi un suono, mischiato e nascosto dal resto del mondo ma che a tratti emergeva forte e imperioso, quando la direzione che prendeva non era quella giusta, finché, d’improvviso, si trovò su di una radura in riva ad un fiumiciattolo quieto…

Prima di essersene reso conto, si ritrovò a guardare una gonna e un corsetto. Le sue mani si mossero a disagio a contatto con quella stoffa morbida e delicata, al sapore della femminilità che non aveva mai sperimentato. Si guardò attorno lasciando cadere le vesti.

<< Co..Cosa state facendo? – Disse una voce dolcissima e spaventata, semi nascosta dalle acque del fiume.

<< Io..io? – Rosso per la vergogna. – Nulla, nulla, scusatemi, scusatemi.. vado via.. stavo inseguendo una preda…

Desiderava, adesso scappare via ma i suoi piedi si rifiutavano di muoversi e il suo sguardo era calamitato dal viso di lei.

Biancaneve fece un profondo respiro, si guardò attorno e certa che fossero soli.. avanzò verso di lui, emergendo dalle acque!

Il principe restò di sasso a contemplarla, la sua bocca si spalancò e il respiro si bloccò come se non avesse più la forza di riprendere fiato. Con un sorriso pieno di malizia la ragazza si avvicinò a lui e di scatto raccolse i vestiti, poi scappò via dietro un albero.

Il giovane si riprese appena; il cuore era un tumulto impazzito.

“Mamma mia!” Riuscì a pensare e tutti i momenti di desiderio e di piacere trascorsi con gli amici sparirono come la pelle di un serpente dopo la muta.

<< Come vi chiamate? – Domandò titubante.

<< …

<< Vi prego rispondete…

<< Perché volete un nome? cambia qualcosa se invece di essere chiamata in un modo sono chiamata in un altro?

<< Me.. me io volevo sapere il vostro casato.. volevo dirvi ..che..che.. – Balbettò.

<< Appunto, non vi interesso o, vi interessa solo se sono di buona famiglia o no.

<< Aspettate.. non è così!

Biancaneve uscì dal suo riparo e si avvicinò al principe.

<< E come sarebbe allora? – portando il suo viso vicinissimo a quello di lui.

<< …io, io. – Chiuse gli occhi e in movimento involontario abbassò il volto alla ricerca della bocca di lei.

<< No… - Sussurrò, allontanandosi, - no… il mio nome o principe, è Biancaneve.

Il principe e la ragazza trascorsero la giornata assieme ma, mai una volta, Biancaneve concesse all’altro di baciarla.

Verso sera:

<< Devo andare, adesso. – Disse lei.

<< Ma come? Perché?

<< Devo.. vi prego lasciatemi tornare.

<< Potrò rivedervi?

<< Sì.. venite alla casa dei Sette Nani, io sarò là.

<< Cosa ci fate in un luogo così ..strano?

<< Non posso spiegarvelo, solo che una volta mio padre era ..

<< Aspettate… – La interruppe, - Non voglio sapere chi era vostro padre, non adesso almeno, prima devo dirvi una cosa che sale dal mio petto e muore ogni volta che cerca di essere espresso, se non ve lo dico adesso non riuscirò mai più!

<< …Ditemi.

<< Luce e stelle non segnano il gioco delle parole, indicano il passo per lacerare i veli, uno dopo l'altro, per raggiungervi e non ancora trovarvi, per non fermarsi sazio di voi, nulla è mai abbastanza, nulla è mai riempito; come un dolore sordo la vostra presenza è sempre più mancanza è sempre più bisogno e sussurro, ogni vostra carezza mai riempie e, tuttavia completa, unisce dividendo.. vi amo.

Biancaneve abbassò gli occhi tutta rossa in viso:

<< Grazie mio signore… adesso vi dirò chi sono: sono la principessa Biancaneve e per una sorte ria sono rifugiata nella casa dei Sette Nani.

Il principe esclamò:

<< Biancaneve! Quella Biancaneve? Ma io sono venuto da Finis Terrae per sposarvi!

Il suo grido si fermò nella radura incerto: la ragazza era scomparsa come per magia.

 

<< Si sono incontrati. – Annunciò freddamente lo Specchio.

<< E…?

<< Lui si è innamorato e la sta cercando, sta setacciando tutta la foresta e presto o tardi arriverà alla casetta dei Nani…

“Devo fare qualcosa” Pensò la Regina. “Ma quel luogo inibisce i miei poteri di strega… non posso … forse tra i libri antichi ci sarà la soluzione…”

La biblioteca della torre fu sconvolta dal desiderio della Regina: libroni erano sparsi sui tavoli, altri gettati per terra, altri aperti a caso e ognuno di questi mormorava o ridacchiava il proprio contenuto, sordo al chiacchiericcio degli altri. Pareva che centinaia di persone si fossero stipate lì e ognuna recitasse un continuo monologo.

La donna saltava da un libro all’altro, da una formula all’altra gridando o imprecando, quando un disegno vivace le catturò l’attenzione, o forse era per un altro motivo, forse perché d’improvviso tutti gli altri libri ammutolirono di colpo, ma la regina non se ne accorse, quasi ci fosse una magia all’opera:

“Mela dei Desideri” – lesse- “questa mela fatata farà avverare ogni desiderio, chi ne mangerà anche un sol boccone, cadrà in un sonno mortale per l’eternità…”

<< Perfetto! Quello che mi serve, la magia dei Nani non interferirà con questa, perché sembrerà morta, anzi sarà morta a tutti gli effetti e quando la seppelliranno… saranno loro a ucciderla!- Esultò.

“Mhm.. continua dicendo che la magia si completerà quando il bacio dell’innamorato la risveglierà”

<< Ma Biancaneve non sarà mai baciata da nessuno: il principe, quando mi vedrà si dimenticherà di tutto tranne di me!

La Regina trascorse il resto della giornata a preparare la mela fatata.

 

<< Ho avuto un presentimento.. – Disse uno dei Nani.

<< Cosa? – Chiese un altro.

<< Pericolo, presto.

<< Dobbiamo stare in guardia.

<< Diremo agli animali del bosco di avvertirci se succedesse qualcosa alla piccola principessa.

<< Mi sembra una buona idea…

 

“Rughe su di me…” la regina guardò il suo volto perfetto allo specchio e non poté fare a meno di ammirarlo con invidia: sentiva di non essere lei, ciò che rispecchiava ma, una estranea. “ Ero una bambina e non mi interessava nulla, né il potere né l’amore; ogni sera chiudevo gli occhi e dormivo pensando: domani è un altro giorno, un magnifico giorno nuovo! E adesso? Quelle leggere curve sotto gli occhi indicano che la bambina è svanita nella donna, che le notti non sono più popolate di sogni meravigliosi, ma di castelli corrosi, di uomini che ti desiderano, che cercano il tuo corpo ma non l’anima, che la freschezza della prima volta è andata perduta come un magico specchio rotto; uno specchio fatato, veramente fatato e non come quello che ho trovato io, uno specchio fatato perché innocente…” Si accarezzò il viso. “Sono bella… purtroppo.”

<< Tra poco farà notte.. devo sbrigami. – Si disse, mentre, meccanicamente, con un lembo della manica puliva dalla polvere il bordo: - Sporcizia ovunque…

Fece calare su di sé un incantesimo della vecchiaia e gli anni si impossessarono di lei. Chiuse gli occhi quando lo specchio cercò, impietoso di farle vedere come sarebbe diventata.

 

La foresta Nera si fece da parte, riconoscendone il potere intenso, come un’aura mortale.

la Regina camminò per tutta la notte e giunse vicino alla casetta dei Nani a giorno fatto; portava con se un cesto di bellissime mele rosse.

<< Ecco la Casa; dove sarà lei?

Come se l’avesse chiamata Biancaneve si affacciò.

<< Finalmente! – Ghignò la regina.

Zoppicando si avvicinò alla casupola.

<< Buongiorno! – Disse Biancaneve che l’aveva scorta di lontano.

<< Buongiorno. – Rispose guardinga l’altra.

<< Chi cercate?

<< Cerco.. cerco i nanetti.

<< Oh, sono a lavorare in miniera, torneranno questa sera tardi. – Spiaciuta.

<< Peccato… avevo portato loro un cesto di mele per fare il dolce.

Biancaneve sembrò interessata.

<< Un dolce?

<< Certo, non sapete che i Nani amano i dolci?

<< Beh, sono dei golosi, è vero, ma che genere di dolce?

<< La torta alle mele…

<< Che bella sorpresa! – Disse la ragazza. – glielo farò io. Vi prego, datemi le vostre mele.

<< Eh.. sapete sono così stanca, potrei avere un bicchiere d’acqua?

<< Che scortese che sono! – Esclamò Biancaneve, - accomodatevi.

<< Faremo il dolce assieme, che ne dite? – Propose la vecchina.

<< Che magnifica idea. Sbucciamo le mele e poi…

<< Una cosa alla volta… sbucciamo e poi vediamo. – Sorrise amabilmente.

Forse mai le due donne erano state così vicine, neppure quando erano a corte e il padre di Biancaneve cercava di farle avvicinare.

Ridendo e sbucciarono tutte le mele, una nota di tristezza si impadronì di entrambe, quando arrivarono all’ultima, si guardarono come se sapessero che la tregua, la pausa che si erano prese, era terminata e la vita, con il suo inesorabile ciclo avrebbe dovuto continuare a girare, senza curarsi di nessuno.

L’anziana si bagnò le labbra e con voce più roca:

<< Ti voglio rivelare un segreto…

<< Cosa? – Bisbigliò.

<< Questa è una mela fatata…

<< Ma daì!

<< Se le dai un morso ogni tuo desiderio si avvererà.

<< …

<< Prova…

<< La mela dei Desideri. – Prendendola in mano. – quante volte ho sognato averne una…

Con lo sguardo trasognato Biancaneve fece un sospiro e dette un morso alla mela .

Il mondo si fermò mentre la ragazza cadeva.

<< Morta! – gridò la regina.

Ma gli animali del bosco che erano di guardia appena videro l’accaduto corsero alla miniera e avvertirono i Nani che, con picconi e ogni tipo di arma magica si riversarono fuori.

La regina sentì il baccano e le urla che si avvicinavano:

<< I Nani, sono già qui. Mi devo nascondere.

Per ore durò l’inseguimento; la foresta che prima l’aveva fatta passare con facilità adesso le sbarrava la strada ad ogni passo e più volte quelle creature quasi erano riuscite a afferrarle il vestito o a colpirla, solo con la forza della disperazione era riuscita a sfuggire, ma era sempre più debole e stanca, quando si inerpicò sulla costa di un pendio; la luna guardava impietosa i suoi tentativi mentre le grinfie dei nani la ferivano, finché in un ultimo assalto, questi la spinsero giù dall’altra parte e la regina cadde in una voragine senza fondo…

 

Piangenti i Nani tornarono a casa.

<< Le avevamo fatto una promessa, ricordate?

<< Si il cristallo per proteggerla …

Deposero Biancaneve sui loro lettini e senza parlare, avvolti nel loro immenso dolore, tornarono in miniera.

Per una settimana intera lavorarono senza sosta e:

<< Sembra che stia dormendo.

Nella radura al limitare della foresta, il cristallo di rocca racchiudeva la ragazza come un guscio di noce brillante. Erano così presi dal dolore che non si accorsero della figura che era uscito dalla foresta: era il principe, smagrito e scarmigliato che aveva vagato per giorni alla ricerca del suo unico Amore. Rivolse una muta domanda ai nani che gli spiegarono l’accaduto.

Il principe si avvicinò al corpo immobile di Biancaneve, tra le lacrime calde si ricordò della promessa fattale: “un bacio… voglio da voi un bacio, ricordate, la prossima volta che ci incontreremo mi dovrete baciare…”

Con il dorso della mano si asciugò il viso e le labbra, le prese le dita fredde e si chinò sul volto.

Un tremito lo scosse, i capelli gli offuscavano lo sguardo: “Sei morta? Dormi? Ti guardo, mi guardi… il gelo si spegne si unisce si allontana al vento”

Cosa c’è in un bacio?

Il soffio vitale dell’anima che si espande oltre il nostro corpo, l’essenza infinita di un mistero che dà vita?

Il suggellarsi di un incantesimo che non era completo…

Una contrazione delle dita di lei fecero sussultare il giovane che si ritrasse di scatto, ma le braccia di Biancaneve lo trassero a sé continuando il bacio che era stato appena accennato…

 

I sette nani mormorarono di stupore vedendo i due giovani avvolti nell’amore abbracciarsi in un intreccio che era come un disegno di linee inquiete cariche di promesse e di scoperte, di catene e di oscurità, di amore e di magia.

Quando si staccarono ci fu solo il sole abbagliante dei due che non vedevano altri che loro stessi e così tornarono al castello dove vissero felici e contenti per sempre…

 

FINE

 

epilogo

<< Dove sono? La pozzanghera mandava tenui luci per pochissimo, ondeggiando al ritmo del respiro di Lei, della Giovane Regina, della strega dello Specchio morente. Tra le foglie silenziose, a volta, il puntino insondabile di una stella segnava il cielo altrimenti nero e vegetale. Il vestito stracciato scopriva il suo corpo ferito, sentiva dentro di sé come un fuoco rantolante e le parole erano suoni che la lingua gonfia cercava di interpretare.

Poco a poco, la vista e gli altri sensi presero vigore: era caduta in un orrido e forse questo le aveva salvata la vita; il fiumiciattolo che l’aveva scavato, finiva a poche decine di metri da dove lei giaceva. Non era possibile scalare quelle pareti a picco strettissime, parevano alte secoli e non metri; era come se fosse caduta dentro una fessura accogliente, dentro una dolce prigione.

<< Sono morta?

“Cosa è morire? Sono i diecimila colori che crollano dentro il punto interrogativo della cecità; oppure è essere dimenticata da tutti, o non lasciare una discendenza, dei figli che continuino la tua carne che moltiplichino l’anima?… morire continuando a vivere per la caparbietà di un corpo che si rifiuta di seguire il destino dell’anima…”

Le ore erano il ronzio degli insetti che cercavano il suo corpo spezzato di debole donna…poi, infine, giunse il Sole. Il raggio di luce le scivolò sopra come velo e, lei, per la prima volta dopo anni…. pianse.