Il ragazzo da allora non era riuscito a farsene una ragione: forse avrebbe potuto fare qualcosa e non l'aveva fatto, forse era colpa sua. Aerith avrebbe voluto voluto dirgli che non era stata colpa sua e che non c'era niente che avrebbe potuto fare per salvarla, ma purtroppo non e' possibile tornare tra i mortali una volta che si e' raggiunto il Luogo. La ragazza aveva sentito dire che qualcuno c'era riuscito, qualcuno che era entrato in sintonia con una persona ancora in vita. Ma al ritorno non ricordava praticamente nulla a parte poche immagini confuse e sbiadite. E comunque lei non aveva conosciuto nessuno che lo avesse fatto. Cosi' aveva seguito Cloud nella sua esistenza terrena, lo aveva visto uccidere Sephyroth, lo aveva visto sposarsi, diventare padre e cambiare la sua vita. (vedi La spada infranta).
Il Luogo era tutto e allo stesso tempo nulla, era come il Pianeta ed era completamente diverso. Non c'era giorno, non c'era notte, non c'erano stagioni, non faceva caldo ne' freddo. Era semplicemente il Luogo, e lei c'era arrivata in qualche modo ma non sapeva come. Dopo la sua morte le era sembrato di fluttuare per un tempo interminabile in una specie di atmosfera densa e luminosa, finche' si era ritrovata li'. Nessuno le aveva detto dove fosse, ma lei lo sapeva, cosi' come sapeva chi fossero le persone che vi aveva torvato pur non avendole mai viste. Era una specie di conoscienza acquisita, forse proprio mentre aveva fluttuato in quella strana atmosfera.
Aveva ritrovato Zack, il suo fidanzato di un tempo, ma le passioni che governano la vita terrena non trovavano posto nel Luogo e il ragazzo era per lei come il fratello che non aveva mai avuto. Inoltre, pur ricordando tutto della sua vita reale, non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse trascorso. Dove si trovava ora, il tempo non esisteva.
Gli altri la consideravano diversa da loro e lei se ne stava sempre in disparte, a seguire le sorti dei suoi amici sul Pianeta. Sapeva che non avrebbe potuto fare nulla per aiutarli se fossero stati in difficolta' e che questo le avrebbe causato sofferenza, ma non poteva fare altro.
Zack la trovo' seduta sul ciglio del burrone, con lo sguardo perso nel vuoto. Era di nuovo caduta in quello stato che da un po' di tempo ricorreva con una certa frequenza. La prima volta aveva avuto l'impressione di avere sognato. Ma le era capitato ancora e ancora e ancora. Poi gli episodi si erano fatti piu' frequenti, almeno cosi' le sembrava, dato che nel Luogo non esistevano riferimenti temporali. Era come una specie di trance, durante la quale lei faceva sempre lo stesso sogno, se cosi' si poteva' chiamare.
Sognava di trovarsi in un posto dove non era mai stata, ma che tuttavia non le era completamente sconosciuto. Percepiva la presenza di una pesona, ma non riusciva a vederla. Ogni volta il suo sogno si completava con qualcosa di nuovo; un colore, un sapore, un pofumo, una sensazione. All'inizio, infatti, lei si trovava semplicemente in questo luogo sconosciuto, ma dopo un po' di volte aveva cominciato a guardarsi intorno e le ultimamente aveva anche esplorato i dintorni. E c'era questa presenza, che non avrebbe saputo come definire, ma che ogni volta sentiva sempre piu' forte.
Zack si sedette accanto a lei, cercando di non fare rumore. Non voleva disturbarla. Una volta l'aveva svegliata dal suo stato di trance e la ragazza aveva avuto una crisi isterica. Si era messa a gridare cose senza senso, o forse per lei un senso lo avevano. Qundo pero' era tornata in se e Zack le aveva ripetuto le sue parole, non aveva saputo dar loro un significato. 'Piu' di due, meno di quattro' era cio' che aveva detto.
Zack era l'unico che parlasse con lei da quando aveva cominciato a fare questi strani sogni. Qualcuno aveva azzardato l'ipotesi che nella sua vita terrena fosse stata una strega o una dea. Nel luogo non c'erano molte cose di cui parlare e ancora meno cose da fare, quindi questa notizia era diventata l'argomento di conversazione principale e ancora adesso se ne parlava.
Lei non ci badava. Anche nella sua vita terrena si era sempre sentita diversa dagli altri, forse perche' lei era diversa.
Zack la guardava immobile. Improvvisamente lei si alzo' in piedi e lui fece appena in tempo ad afferrarla prima che cadesse nel precipizio.
Si mise a gridare:
- No, lasciami. Lasciami stare.
Ma il ragazzo la teneva ben stretta.
- Lasciami andare - gridava mentre cercava di divincolarsi -Lasciami stare, non voglio.
Lui la fece cadere a terra e a immobilizzo'. Lei fece ancora debolmente resistenza e poi scoppio in lacrime. Stava ritornando in se.
- Ti e' capitato di nuovo - le disse lui.
- Si - singhizzo' lei. Non riusciva a smettere di piangere.
- Calmati Aerith, sono Zack, mi riconosci?
Lei lo guardo' nella speranza di trovare in lui qualcosa di familiare. Quando si risvegliava da questi strani stati di trance aveva difficolta' a ritornare alla realta' del Luogo.
- Qui tutti credono che sia una pazza o una strega - disse.
- Io sono convinto che qualcuno ti invidia - Zack cerco' di rassicurarla.
- Io ero la' in quel posto sconosciuto - la ragazza cambio' bruscamente discorso - Sono sicura di non esserci mai stata, eppure mi e' cosi' familiare. Mi sento come se fossi a casa, mi sento bene, e' una sensazione stranissima. Non vorrei piu' andare via.
- E poi cosa e' successo?
- Poi ho avvertito la presenza di qualcuno. Ogni volta e' una sensazione sempre piu' intensa. E' come una forza che mi attira a se. ... Oggi pero' ho incontrato un ostacolo.
- ...... - Zack.
- Ad un certo momento, quando credevo di essere quasi arrivata all'origine di questa strana forza, mi sono dovuta fermare. C'era una barriera che mi impediva di continuare, nulla che io potessi vedere. Era come se uno schermo trasparente si frapponesse tra me e la forza.
- Ah ... - Zack non era sicuro di aver afferrato bene tutto, ma non voleva che lei pensasse che non ci fosse almeno una persona nel Luogo in grado di capirla - Continua.
- Non c'e' altro. All'imrovviso mi sono sentita catapultata a mille miglia di distanza.
- Dev'essere stato quando ti ho afferrata, stavi cadendo nel vuoto.
- Grazie Zack - in quell'istante lo aveva finalmente riconosciuto - sai io ...
Non riusci a finire la frase. Lo stato di incoscienza la prese nuovamente e lei si ritrovo' in quel luogo sconosciuto e al tempo stesso familiare. Questa volta non voleva perdere tempo inutilmente e si diresse subito dove la volta priecedente aveva trovato la barriera. Era ancora li', invisibile ma c'era. E dall'altra parte qualcuno di cui percepiva chiaramente la presenza.
- lo so che sei li'. Ti sento. .... chi sei? - disse.
- .....
- Dimmi chi sei.
- Sono un incantatore - disse finalmente una voce al di la' dello schermo invisibile.
- Un incantatore? .... Non importa. ... Io sono Aerith, non vuoi dirmi il tuo nome?